Perchè avete paura? Non avete ancora Fede?
Perchè tu possa raccontare e fissare nella Memoria.
Papa Francesco
Le mani sul timone della storia.
Prefazione al testo pubblicato a ricordo del Momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia.
“Niente al mondo è più forte del giusto che prega. L’uomo che prega ha le mani sul timone della storia”. Chi scrive così è san Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa tra il IV e il V secolo. In quel tempo, travagliato e difficile sotto tanti punti di vista, il grande pastore insegnava che il vero motore nella vita del mondo è il cuore orante: il timone della storia è nella mani di chi sa volgere al Signore, con profonda fede e grande umiltà, il proprio sguardo.
Quale tempo, nel susseguirsi delle vicende del mondo, può essere definito facile? Forse nessuno. Certo, non lo è stato quello dei primi mesi del 2020, quando un’imprevedibile pandemia ha colpito la quasi totalità dell’umanità. In quei giorni, precisamente nel tardo pomeriggio di venerdì 27 marzo, il Santo Padre Francesco ha ripetuto, con le parole e con i gesti, la radicata convinzione dell’antico vescovo e dottore: “L’uomo che prega ha le mani sul timone della storia”.
Per questo egli ha convocato la Chiesa e, in certo senso, il mondo intero, chiedendo di innalzare gli occhi, tutti insieme, al Signore del tempo e della storia. Anzitutto, per considerare dall’alto della Sua parola i percorsi misteriosi dell’esistenza, trovandovi un significato e una grazia nascosta. Poi, per implorare soccorso e misericordia nel momento di una grande afflizione umana, materiale e spirituale. Infine, per benedire il cammino di tutta l’umanità, ispirato alla logica della civiltà dell’amore.
“L’uomo che prega ha le mani sul timone della storia”. Lo abbiamo tutti appreso nuovamente osservando il Santo Padre salire la grande scalinata di Piazza San Pietro, bagnato dalla pioggia, come uomo orante che sale verso Dio per stare davanti a Lui con fiducia, quale guida di un grande popolo e intercessore fedele. Lo abbiamo anche di nuovo appreso nell’ascolto della parola di Verità e di Vita del Vangelo, e nel silenzio con il quale quella Parola è diventata Luce nelle nostre molteplici oscurità. Lo abbiamo ancora appreso guardando con commozione il Crocifisso miracoloso di san Marcello al Corso e l’icona della Madonna “Salus populi romani”: immagini eloquenti e suggestive di una salvezza a noi donata da Colui che è morto e risorto per noi e di una custodia materna che si china con dolcezza su ogni dolore umano. Lo abbiamo, infine, appreso nell’adorazione eucaristica e nella grande benedizione “urbi et orbi”, quando il Salvatore del mondo ha raggiunto l’intera umanità con una carezza di amore, capace di redimere, consolare e donare speranza.
Piazza san Pietro, quel tardo pomeriggio, era vuota, deserta. Incredibilmente deserta. E silenziosa come non mai. Eppure, proprio lì, il mondo intero si è radunato, convocato da un uomo vestito di bianco che, ancora una volta, a tutti senza eccezione ha ripetuto con parola forte e suadente, con la potenza umile delle immagini: “L’uomo che prega ha le mani sul timone della storia”. E lo ha riaffermato anche lasciando il luogo del grande raduno orante, in silenzio e da solo. Quasi a dire a sé e a tutti, come il salmista: “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra” (Sal 121, 1).
Mons. Guido Marini
Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie