Conferenza – Primato della Parola e dell’Eucaristia nella vita religiosa (traccia)

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Conferenza – Primato della Parola e dell’Eucaristia nella vita religiosa (traccia)

Convegno Regionale USMI
Relazione alla sorgente dell’itinerario vocazionale.

Sestri Levante. Madonnina del Grappa

 

1) Un flash sull’identità della vita consacrata
“Fin dai primi tempi della Chiesa vi furono uomini e donne che per mezzo della pratica dei consigli evangelici vollero seguire Cristo con maggiore libertà ed imitarlo più da vicino” (P.C. n. 1).
La bellezza di questa affermazione: essere suoi, con slancio e passione del cuore.
Ci domandiamo: come tornare a ravvivare quello slancio, ogni giorno.
“In primo luogo abbiano quotidianamente in mano la Sacra Scrittura…Compiano le funzioni liturgiche, soprattutto il sacrosanto mistero dell’eucaristia” (P.C. n. 6)
Nel paragrafo dedicato al primato della vita spirituale
Perché è lì che il Signore mi si fa incontro, lo conosco e lo amo, apprendo il suo volere
Non abbiamo dubbi, in proposito.
Tra l’altro Parola ed Eucaristia sono al fondamento della Chiesa (v. Concilio e Codice)
Ma ci vogliamo chiedere “come” devono e possono ritornare a essere alla base di un rinnovato slancio della vita religiosa.
André Gide: “Da ogni parte ritrovo te, anche quando credevo di fuggirti, Divino Amico della mia infanzia! So che non ci sei che tu, ormai, che possa appagare il mio cuore esigente”.

2) Il primato della Parola
Quando a Milano muore Ambrogio, Agostino scrive che il popolo piangeva “perché gli era stato tolto l’uomo della parola e del sacramento”. Si comprende meglio il rimpianto considerando il racconto di Agostino circa le sue visita ad Ambrogio.

 

Una Parola da ricevere nel cuore

Quando ci incontriamo col Signore dobbiamo avere lo sguardo fisso e le orecchie tese all’ascolto. Sete di ascoltarlo (la scena del Vangelo di Luca a Nazaret).
Bevi Cristo, per bere il suo discorso! La Scrittura divina si beve, la Scrittura si divora, quando il succo della parola eterna discende nelle vene della mente e nelle energie dell’anima” (Sant’Ambrogio).
La parola di Dio esce dagli abissi del suo essere: “In principio era il Verbo e il Verbo era Dio”. Dio parla e parlando si dona. La sua è una parola auto-implicativa.
Dal cuore di Dio al cuore dell’uomo: “Figlio dell’uomo, tutte le parole che ti dico accoglile nel cuore” (Ez 3, 10).
“Penso che non si tratti di credere alle parole del Cristo perché il Cristo è il figlio di Dio, quanto di comprendere che egli è il figlio di Dio perché la sua parola è divina e infinitamente più alta di tutto ciò che l’arte e la saggezza degli uomini possono proporci. Signore, non perché mi sia stato detto che tu eri il figlio di Dio ascolto la tua parola; ma la tua parola è bella al di sopra di ogni parola umana, e da questa riconosco che sei il figlio di Dio” (A: Gide).

Non un libro ma la bocca di Dio
Parola ispirata: che cosa significa? Lo Spirito spinge l’autore sacro a scrivere, lo Spirito è ancora presente nella parola. Sant’Agostino: “Dio non fece le cose e si allontanò; ma da lui fatte, in lui esistono”.
Una Parola che colgo dalle sue labbra: ecco il “religioso ascolto” della Dei Verbum (non un libro, ma Qualcuno). L’insegnamento di Sant’Ambrogio circa il paradiso terrestre.
La sottolineatura della liturgia: ceri, incenso, ostensione, custodia preziosa; “lode a te, o Cristo”. Il grido di ammirazione che sgorga spontaneo dal cuore perché il Signore ha detto cose meravigliose. “E’ lui che parla quando nella Chiesa si leggono le Scritture” (SC. 7)
Tra l’altro: “Non sa leggere la Scrittura chi non scopre in ogni sua riga la parola amore” (Sant’Agostino)
Nel rito armeno: il diacono dice, “State attenti”, e il popolo risponde, “E’ Dio che parla”.
Sant’Agostino ha pronunciato un sermone iniziando così: “Ascoltiamo Dio come se fosse presente”.
San Gregorio Magno: “E’ come se vedessi la tua bocca, quando ascolto e Scritture”.
“Il testo respira” diceva Claudel.
Così è possibile il dialogo, secondo la celebre formulazione medioevale: “Quando leggi, è Dio che ti parla; quando preghi, sei tu che gli rispondi”.
Parola trasformante. Efficace come al momento  della creazione e alla risurrezione di Lazzaro.
Ritorniamo a Gide con Agostino: “Straordinaria è la profondità delle tue parole:anche solo guardare alla superficie fanno venire i brividi di ammirazione e fremiti di amore”

L’ascolto
Joseph Busnaya, autore siriano del secolo IX
Il rispetto del segno che ci trasmette la Parola. E’ una “lettera venuta dal cielo”, come dicevano i cistercensi.
Il rabbino che ricorda un suo discepolo che ripeteva con stupore: “E Dio disse, e Dio disse”.
Devo diventare tutto orecchi. Nel giudizio universale Michelangelo ha dipinto Isaia con orecchi molto grandi: egli è profeta soprattutto perché ascolta
-quale rispetto (es. Sant’Ignazio, la prassi della statio), quale ascolto, quale senso di Dio che mi parla?

La custodia
Maria è l’esempio più bello: è curiosa della parola, la ama, la culla amorevolmente, se ne delizia.
I medioevali parlano di “ruminare”
La si ritrova sempre nuova, dice il monaco medioevale Smargardo
Sant’Efrem
Di Bernardo si dice che parlava “dalla biblioteca del suo cuore”. E per gli antichi la biblioteca è la Bibbia.
Il salmo 118, una ruminatio: mi consumo nel desiderio, piego il cuore, ho fiducia, alzo le mani, sono canti per me, più preziosi dell’oro, mi fanno vivere, sono dolci al mio palato, lampada ai miei passi, la tua parola nel rivelarsi illumina, la custodisco e la amo sopra ogni cosa, spero nella tua parola.

La risposta
Maria: si compia in me la tua parola.
Geremia: “…come il fuoco e come il martello che spacca la roccia” (23, 29)
L’ascolto come obbedienza: “La nostra vita deve essere un amen in perpetua eco ai desideri e a i disegni del Verbo che vive in noi” (Marmion).

Il primato dell’Eucaristia
Il rapporto Chiesa – Eucaristia è un rapporto dinamico: non basta dire che l’Eucaristia sta al centro della Chiesa, ma bisogna anche dire che l’Eucaristia fa la Chiesa. E la fa in un modo particolare.
Se il Battesimo fa crescere in quantità la Chiesa, l’Eucaristia la fa crescere in intensità, perché la trasforma sempre più in immagine del suo Capo che è Cristo.
Non è la Chiesa che fa l’Eucaristia, ma l’Eucaristia che fa la Chiesa: dunque siamo dipendenti, amministratori, non padroni. Indisponibilità dell’Eucaristia al nostro arbitrio.
Per seguire Cristo più da vicino dobbiamo essere persone eucaristiche (eucaristicizzate)

 

Con la consacrazione

Il peso formidabile delle parole consacratorie

-“Spezzò il pane”.
E’ il gesto eucaristico di Gesù (la frazione del pane, che il sacerdote compie prima della Comunione)
Perché spezzò il pane? Significato sacrificale: Gesù spezzava se stesso offrendosi al Padre. E’ il pane della sua obbedienza e del suo abbandono quello che Gesù dà  da mangiare ai discepoli.
E io? Devo fare anzitutto ciò che ha fatto Gesù: spezzarmi davanti a Dio, abbandonarmi del tutto alla volontà del Padre.

-“Prendete e mangiatene tutti”.
Dopo il riferimento al Padre c’è il riferimento a noi: Gesù vuole essere mangiato.
Diventa un invito a lasciarsi mangiare dai fratelli nella logica dell’amore che si dona.

-“Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”.
Che cosa intende per corpo?
Nella Bibbia non è una componente o una parte dell’uomo, ma tutto l’uomo: indica così tutta la vita di Gesù.
Che cos’è il sangue?
Nella Bibbia non indica una parte del corpo umano, ma ciò che segna la vita; donare il sangue è dunque donare la morte. Se il sangue, come si pensava, è la sede della vita, il suo versamento indica la morte.
Allora: mistero della vita e della morte del Signore donate a noi.
E veniamo a noi: chiamati a donare la nostra vita e la nostra morte. Non ci sono più vite inutili. Marmion: “Tutte le mattine mi offro al Signore e accetto il genere di morte che vorrà inviarmi e quando vorrà”.

Con la comunione

Ha detto un filosofo ateo, Feuerbach: “L’uomo è ciò che mangia”
E’ vero per l’Eucaristia: il cristiano è veramente ciò che mangia. San Leone Magno: “La partecipazione al corpo e al sangue di Cristo non tende ad altro che a farci diventare quello che mangiamo” (Sermone sulla Passione 3, 7).
Sant’Agostino: “Non sarai tu che assimilerai me a te, ma sarò io che assimilerò te a me” (Confessioni VIII, 10).
Questo vuol dire che rende come i suoi i nostri sentimenti, pensieri, desideri (“gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”: Filippesi 2, 5)
Partecipare al corpo e al sangue del Signore significa entrare in comunione con la sua vita e con la sua morte: possiamo condividere tutto, la sua gioia, la sua stanchezza, la sua paura, la sua speranza.
San Tommaso d’Aquino: “il sacramento dell’amore” (Summa Teologica, I-II, q. 28, a. 1). Ogni comunione che non si conclude con un atto di amore è una comunione incompiuta.
L’amen della comunione: amen detto al Signore e al suo Corpo mistico che è la Chiesa.

Con la contemplazione

Per assimilarci a Cristo non basta mangiare il suo corpo e bere il suo sangue: bisogna anche contemplare il mistero.
Ricordiamo che cosa Sant’Agostino dice di Maria: “Concepì il Verbo prima con la mente che con il corpo”.
Il cristiano deve accogliere Gesù nella sua mente dopo averlo accolto nel suo corpo: cioè deve pensare a lui, ricordarsi di lui, avere lo sguardo rivolto a lui, fare memoria di lui (“fate questo in memoria di me”).
Fare memoria che cosa significa?
-significato teologico: ricordare Gesù al Padre
-significato antropologico: ricordarci di Gesù ricordare viene dal latino “recordari”: far salire di nuovo al cuore, pensare con amore.

Mezzi a disposizione:
la Parola di Dio nella Messa
tempo di preparazione e ringraziamento alla comunione
adorazione silenziosa all’Eucaristia
“Io guardo lui e lui guarda me”
“Uno sguardo affettivo sull’Eucaristia” (San Bonaventura)
“La tua felicità Gesù mi basta” (Charles de Foucauld)

Con l’imitazione

“Fate questo in memoria di me” ha anche una valenza imitativa. La parola di Gesù è illuminata anche da un’altra parola: “Io vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io facciate anche voi” (Giovanni 13, 15).
Interessante il gesto della lavanda dei piedi: Giovanni lo colloca alla fine della vita di Gesù (come a dire che la vita del Signore va vista in questa luce) e all’inizio degli eventi pasquali ed eucaristici (come a dire che tutto dovrà essere compreso in quella luce).
La vita cristiana come imitazione della lavanda dei piedi.

Per concludere

-Una parola sulla nostra grandezza e di richiamo al nostro impegno. Marmion: “Il fine che perseguiamo e che deve, per così dire, orientare tutta la nostra vita, è per noi d’importanza capitale. Non dimenticate mai questa verità: l’uomo vale quanto vale ciò che egli cerca, ciò a cui si lega. Voi cercate Dio?”
-Una parola di speranza per la forza dello spirito che anima la nostra vita: “Noi siamo ciò che vogliamo” – “Se vuoi”. Lo spazio stupendo della libertà dell’uomo a fronte di tutti i condizionamenti.