In effetti, l’espressione artistica della fede è sempre anche un fatto di cultura, che esprimere le radici di un popolo e anche la sua capacità di tradurre, nell’ambito della vita, la propria appartenenza al Signore e alla Chiesa.
La stessa devozione popolare, a cui nel volume si dà ampio spazio, nasce da una fede che diventa capace di esprimersi secondo le categorie semplici e ricche di un particolare popolo.
Al riguardo ricordo con tanto piacere la visita che ebbi modo di fare a Malta in occasione della viaggio apostolico di Benedetto XVI. Allora rimasi affascinato dalla fede dei Maltesi e dei Gozitani, dalla loro religiosità, dalla devozione popolare e dalle molteplici realizzazioni artistiche realizzate nel corso dei secoli. Si tratta di un patrimonio inestimabile, testimonianza di un glorioso passato che si fa presente nella liturgia celebrata, nell’odierna capacità di annunciare il Vangelo nel nostro tempo e nel nostro mondo.
Merita una breve riflessione la relazione tra la bellezza e la fede cristiana, la bellezza nella liturgia e l’evangelizzazione.
Benedetto XVI, nell’Esortazione apostolica post sinodale sull’Eucaristia Sacramentum caritatis, facendosi eco del perenne insegnamento della Chiesa e del comune e ininterrotto sentire del popolo di Dio, ha scritto: “Il rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta in modo peculiare nel valore teologico e liturgico della bellezza. La liturgia, infatti, come del resto la Rivelazione cristiana, ha un intrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor… Tale attributo cui facciamo riferimento non è mero estetismo, ma modalità con cui la verità dell’amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina, ci rapisce, facendoci uscire da noi stessi e attraendoci così verso la nostra vera vocazione: l’amore… La vera bellezza è l’amore di Dio che si è definitivamente a noi rivelato nel Mistero pasquale. La bellezza della liturgia è parte di questo mistero; essa è espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra…” (n. 35).
Il bello, nelle diverse forme antiche e moderne in cui trova espressione, è la modalità propria in virtù della quale risplende nelle nostre liturgie, pur sempre pallidamente, il mistero della bellezza dell’amore di Dio. Ecco perché non si farà mai abbastanza per rendere nobili e belli i nostri riti. Ce lo insegna la Chiesa, che nella sua lunga storia non ha mai avuto timore di “sprecare” per circondare la celebrazione liturgica con le espressioni più alte dell’arte: dall’architettura, alla scultura, alla musica, agli oggetti sacri. Ce lo insegnano i santi che, pur nella loro personale povertà ed eroica carità, hanno sempre desiderato che al culto fosse destinato il meglio. Si potrebbe, qui aggiungere che ce lo insegna la storia passata e presente di Malta e di Gozo.
E’ ancora Benedetto XVI che, con le sue parole, ci introduce idealmente ad aprire con lo spirito giusto le pagine di questo volume: “Le nostre liturgie della terra, interamente volte a celebrare questo atto unico della storia, non giungeranno mai ad esprimerne totalmente l’infinita densità. La bellezza dei riti non sarà certamente mai abbastanza ricercata, abbastanza curata, abbastanza elaborata, poiché nulla è troppo bello per Dio, che è la Bellezza infinita. Le nostre liturgie terrene non potranno essere che un pallido riflesso della liturgia, che si celebra nella Gerusalemme del cielo, punto d’arrivo del nostro pellegrinaggio sulla terra. Possano tuttavia le nostre celebrazioni avvicinarsi ad essa il più possibile e farla pregustare!” (Omelia alla celebrazione dei Vespri nella Cattedrale di Notre Dame a Parigi, 12 settembre 2008).
La bellezza della fede entra in relazione vitale con l’annuncio del Vangelo. Come ebbe a scrivere G.K. Chesterton: “Il mondo non perirà certo per mancanza di meraviglie, piuttosto per mancanza di meraviglia”. E’ proprio questa “meraviglia”, questa bellezza che è necessario custodire e conservare con straordinaria cura. Anche attraverso le meraviglie dell’arte sacra la Chiesa continua a custodire la meraviglia: la meraviglia di Dio, la meraviglia che è Dio. Possa, il presente volume, contribuire a questa decisiva custodia, contribuendo così all’opera di evangelizzazione.
Scrive, infatti, Papa Francesco: “L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene. La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di rinnovato impulso a donarsi” (Evangellii Gaudium, n. 24).