Catechesi di Papa Francesco sui Sacramenti e i Comandamenti
Jorge Mario Bergoglio
Spesso, considerare con attenzione l’ultimo tratto di un lungo itinerario aiuta a scoprire il cuore del cammino che è stato percorso. E’ quanto accade con la serie di catechesi che il Santo Padre Francesco ha tenuto, in occasione delle Udienze generali del mercoledì, presentando e approfondendo prima il tema dei Sacramenti e poi quello dei Comandamenti.
Per questo sarà molto utile leggere con grande attenzione l’ultima catechesi dedicata dal Papa al Decalogo. Una catechesi che accosta la grande legge del Sinai alla luce della piena rivelazione di Cristo. “Ma per vivere così – cioè nella bellezza della fedeltà, della generosità e dell’autenticità – abbiamo bisogno di un cuore nuovo, inabitato dallo Spirito Santo (cfr Ez 11,19; 36,26). Io mi domando: come avviene questo “trapianto” di cuore, dal cuore vecchio al cuore nuovo? Attraverso il dono di desideri nuovi (cfr Rm 8,6) che vengono seminati in noi dalla grazia di Dio, in modo particolare attraverso i Dieci Comandamenti portati a compimento da Gesù, come Lui insegna nel “discorso della montagna” (cfr Mt 5,17-48). Infatti, nella contemplazione della vita descritta dal Decalogo, ossia un’esistenza grata, libera, autentica, benedicente, adulta, custode e amante della vita, fedele, generosa e sincera, noi, quasi senza accorgercene, ci ritroviamo davanti a Cristo. Il Decalogo è la sua “radiografia”, lo descrive come un negativo fotografico che lascia apparire il suo volto – come nella sacra Sindone. E così lo Spirito Santo feconda il nostro cuore mettendo in esso i desideri che sono un dono suo, i desideri dello Spirito. Desiderare secondo lo Spirito, desiderare al ritmo dello Spirito, desiderare con la musica dello Spirito. Guardando a Cristo vediamo la bellezza, il bene, la verità. E lo Spirito genera una vita che, assecondando questi suoi desideri, innesca in noi la speranza, la fede e l’amore”.
Il disegno di Dio comporta il trapianto di cuore che porta in dono alla nostra vita un cuore nuovo. In fondo si radica proprio qui la gioia del Vangelo: l’annuncio di questa grazia straordinaria, il compimento di una promessa antica, impensabile e attesa al contempo, per la quale diviene possibile vivere la vita stessa di Dio in Cristo. “In Cristo, e solo in Lui, il Decalogo smette di essere condanna (cfr Rm 8,1) e diventa l’autentica verità della vita umana, cioè desiderio di amore – qui nasce un desiderio del bene, di fare il bene – desiderio di gioia, desiderio di pace, di magnanimità, di benevolenza, di bontà, di fedeltà, di mitezza, dominio di sé. Da quei “no” si passa a questo “sì”: l’atteggiamento positivo di un cuore che si apre con la forza dello Spirito Santo”.
“Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20). Quanto afferma di sé l’apostolo Paolo è l’approdo comune a ogni discepolo del Signore, che riceve il trapianto di un cuore nuovo attraverso il dono di desideri nuovi seminati dalla grazia di Dio.
Ed ecco, pertanto, la bellezza dei Sacramenti e della vita liturgica che consente di sperimentarne la forza trasformante. I Sacramenti, infatti, sono la via ordinaria per la quale si realizza il trapianto del cuore e per la quale il cuore nuovo riceve linfa e alimento. Lì, nei Sacramenti, il Signore risorto è presente e operante, rendendo attuale per noi il mistero dell’alleanza nuova fondata sul dono del cuore nuovo. I Sacramenti sono l’«oggi» di Cristo, Medico delle anime e dei corpi, l’«ora» della salvezza per la quale Egli venne ad abitare in mezzo a noi, amandoci fino alla fine.
Iniziando il ciclo delle catechesi sui Sacramenti Papa Francesco afferma: “È molto importante tornare alle fondamenta, riscoprire ciò che è l’essenziale, attraverso quello che si tocca e si vede nella celebrazione dei Sacramenti. La domanda dell’apostolo san Tommaso (cfr Gv 20,25), di poter vedere e toccare le ferite dei chiodi nel corpo di Gesù, è il desiderio di potere in qualche modo “toccare” Dio per credergli. Ciò che San Tommaso chiede al Signore è quello di cui noi tutti abbiamo bisogno: vederlo, toccarlo per poterlo riconoscere. I Sacramenti vengono incontro a questa esigenza umana. I Sacramenti, e la celebrazione eucaristica in modo particolare, sono i segni dell’amore di Dio, le vie privilegiate per incontrarci con Lui”.
E, in relazione all’Eucaristia, ricorda l’esperienza sempre attuale dei martiri di Abitene: “Non possiamo dimenticare il gran numero di cristiani che, nel mondo intero, in duemila anni di storia, hanno resistito fino alla morte per difendere l’Eucaristia; e quanti, ancora oggi, rischiano la vita per partecipare alla Messa domenicale. Nell’anno 304, durante le persecuzioni di Diocleziano, un gruppo di cristiani, del nord Africa, furono sorpresi mentre celebravano la Messa in una casa e vennero arrestati. Il proconsole romano, nell’interrogatorio, chiese loro perché l’avessero fatto, sapendo che era assolutamente vietato. Ed essi risposero: «Senza la domenica non possiamo vivere», che voleva dire: se non possiamo celebrare l’Eucaristia, non possiamo vivere, la nostra vita cristiana morirebbe”.
La vita cristiana morirebbe. Ecco la capitale importanza dei Sacramenti e, in particolare, dell’Eucaristia. Così, ancora una volta, ci viene ricordato che la vita in Cristo è una vita nuova, una vita donata, una vita di grazia. E in questo consiste l’annuncio di gioia che percorre ogni tempo della storia. La vita bella, buona e vera, che poi è la santità, non è l’esito di una conquista umana. Non saranno le nostre povere forze o la nostra incerta volontà a farci conseguire la meta di un’esistenza conforme al piano di Dio. Gesù non è venuto ad appesantire il nostro cammino imponendoci altri doveri, non è venuto a dirci: “Voi dovete”. E’, invece, venuto a liberarci dal peso insopportabile della nostra miseria, della nostra inadeguatezza, della nostra colpa, del destino di morte. Egli è venuto a donarci la vera libertà, ad annunciare che, in virtù della salvezza da Lui operata, sarebbe stato possibile vivere la vita di Dio, la meraviglia della vita nuova nella bellezza, nel bene, nella verità. “Voi potete!” è la parola che risuona sulla bocca del Risorto e che diventa, per tutti coloro che la accolgono, la porta di accesso a quella vita in Cristo che è anche l’unica veramente umana.
Davvero quello che i Comandamenti indicano quale via della Vita e che, in filigrana, rivelano il volto di Cristo, in virtù dei Sacramenti divengono via praticabile fino alla misura alta della vita santa. Allora sì che “In Cristo, e solo in Lui, il Decalogo smette di essere condanna (cfr Rm 8,1) e diventa l’autentica verità della vita umana”.