Donna del perdono
Clelia Merloni
Ho avuto modo di “conoscere” Madre Clelia Merloni ancora da seminarista. In quel periodo della mia vita, infatti, per il tramite dell’allora Arcivescovo di Genova Mons. Giovanni Canestri, di cui ero segretario personale, entrai in relazione con le Apostole del Sacro Cuore di Gesù. Venni a sapere della loro Fondatrice, della vita santa di questa donna tutta dedita al Signore e vera apostola del Cuore di Gesù, delle tante traversie che dovette affrontare e che furono il suo “per crucem ad lucem”.
Incuriosito dalla sua vicenda spirituale e dalla storia della Congregazione cui ella diede forma, lessi alcuni libretti che le suore ebbero la bontà di farmi avere. Soprattutto alcune raccolte di pensieri di Madre Clelia furono per me importanti; e, in parte, segnarono il mio cammino di quegli anni, sia quelli che precedettero la mia ordinazione sacerdotale, sia quelli che mi videro compiere i primi passi nel ministero. Fu così che madre Clelia entrò a far parte della “cerchia degli amici del Cielo”, quella compagnia di santi che è tanto preziosa nel corso della vita.
A distanza di anni, ho appreso con gioia la notizia della beatificazione della Fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore e, con altrettanta gioia, ho avuto tra le mani il Diario “Donna del perdono”, che così bene traccia il profilo interiore di Madre Clelia e aiuta a entrare nel segreto di quel cuore tanto appassionato al Cuore del Signore e così radicalmente dedicato a vivere l’avventura esaltante del Vangelo.
Vi si scopre anche, in modo approfondito e commovente, il travaglio vissuto da questa santa, soprattutto in alcuni anni della sua vita. La sua fu una vera “battaglia”, combattuta soprattutto nella propria interiorità perché sempre potesse in lei avere la meglio la volontà di Dio, lo sguardo luminoso della fede, la certezza del disegno di provvidente amore con cui il Signore conduceva la sua esistenza.
Tornano in mente, al riguardo, le parole che san Paolo rivolge ai cristiani di Efeso nella sua celebre lettera al capitolo 6: “Fratelli, rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza. Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e stare saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque: attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. In ogni occasione, pregate”.
Leggendo le pagine del “Diario del perdono” sembra di trovarsi davanti proprio a questa pagina di Paolo vissuta in pienezza. Madre Clelia, in effetti, ha saggiamente rivestito l’armatura di Dio e, con questa armatura, ha affrontato vittoriosamente tutte le insidie del diavolo; insidie che, in diverso modo, avrebbero voluto sconfiggere la sua ferma risoluzione di appartenere a Dio e a Dio solo. Da questa lotta è uscita vittoriosa, superando tutte le prove. Anche questa è la sua santità. Anche per questo la diciamo “Beata”.