“Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria”. Le parole di Gesù sono un invito alla vigilanza e all’attesa.
Ma perché è necessario vigilare? E chi o che cosa attendiamo? Il desiderio di una meta al di là di questo mondo è nascosto nel cuore di ogni uomo, che lo riconosca oppure no. Si pensi, ad esempio, allo scrittore Cesare Pavese: “Qual mare giaccia al di là di questo mondo non so, ma ogni mare ha un’altra riva, e arriverò”.
La risposta della fede è chiara: noi attendiamo il ritorno del Signore e, con Lui, l’eternità beata. Per questo siamo vigilanti e ci prepariamo. Una bella pagina di sant’Efrem ci aiuta a meditare sia sulla modalità della vigilanza, sia sulla realtà della vita eterna. “Secondo quanto ciascuno quaggiù avrà purificato l’occhio, sarà in grado di vedere la gloria di Colui che è più grande di tutti. Secondo quanto ciascuno quaggiù avrà aperto l’orecchio, sarà all’altezza della sua sapienza. Secondo quanto ciascuno quaggiù si sarà fatto un grembo, sarà in grado di prendere dai suoi tesori. La visione del tuo Beneamato è la fonte della soavità, e colui che sarà degno di esservi rapito di gioia disprezzerà il cibo, poiché chiunque ti contemplerà, si impinguerà della tua bellezza. Lodi alla tua bellezza!”.