Dal punto di vista liturgico siamo giunti alla XVIII Domenica del Tempo Ordinario e ci è dato di ascoltare due pagine bibliche che, tra loro, si richiamano a vicenda. Mi riferisco al libro del Qoèlet e al vangelo di san Luca.
In effetti, leggendo i due testi che ci vengono proposti, ascoltiamo: Dal libro del Qoèlet: Vanità delle vanità: tutto è vanità”.
Dal vangelo di san Luca: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?“.
Non è difficile capire ciò che la parola di Dio intende comunicarci: senza Dio, la Sua presenza e il Suo amore, ogni cosa nella vita perde di significato e valore.
Tutto diviene illusione e ci si accorge con grande amarezza, che si è costruita la propria esistenza sulle sabbie mobili del nulla.
Può essere utile ascoltare il seguente racconto: “Un gran signore viveva in uno splendido castello dove erano ammesse solo persone di grande nobiltà. Un giorno, durante una magnifica festa, uno sconosciuto cominciò ad aggirarsi tra gli invitati fino a quando arrivò presso il trono, ostentando indifferenza.
Chi sei? Che cosa vuoi? gli chiese il signore.
Che cosa te ne importa? Io sono in viaggio e voglio visitare questo albergo.
Sei matto? Questo non un albergo! E’ il mio palazzo!
Ah sì? Si stupì l’uomo.
E prima di te a chi apparteneva questo castello?
Naturalmente a mio padre, disse il signore.
E prima ancora? A mio nonno.
E prima? Al padre di mio nonno.
E adesso dove sono tutti questi?
Se ne sono andati, rispose il signore.
E dopo di te, chi verrà qui dentro? I miei figli.
E tu, con tutto questo andare e venire di gente, vorresti sostenere che questo non è un albergo?”.
La vita, pertanto acquista pienezza di significato là dove Dio è presente e ogni cosa, proprio in Dio, trova la sua consistenza e la sua ragione d’essere. Considerare la vita come pellegrinaggio e non come stabile dimora non le fa perdere importanza.
Tutt’altro! Proprio nell’essere tempo provvisorio in attesa del “tempo eterno” consiste la sua bellezza, la sua verità, la sua gioia, la sua grandezza.
Restiamo in ascolto di uno stupendo dialogo, che troviamo in un antico testo medievale del mistico Raimondo Lullo, nel quale l’uomo interrogato afferma con prontezza la propria ragion d’essere in Dio:
“Gli domandarono a chi appartenesse.
Rispose: All’Amore, Dio.
Di chi sei? Di Dio.
Chi ti ha generato? Dio.
Dove sei nato? in Dio.
Chi ti ha cresciuto? Dio.
Di che cosa vivi? di Dio.
Da dove vieni? da Dio.
E dove vai? A Dio.
E dove sei? Nell’Amore, Dio”.