“La liturgia non è una cosa da fare, ma una Persona da incontrare”. Nel giorno in cui la santificazione della festa trova la sua più altra espressione nella partecipazione alla Messa, è importante e bello ricordare questa verità: alla Messa abbiamo la grazia a la gioia di incontrare il Signore!
Fa eco a questa verità quanto afferma l’autore della lettera agli Ebrei: “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”.
Tenere fisso lo sguardo su Gesù è l’atto centrale della fede, da cui deriva ogni altra dimensione del vivere cristiano. Ed è un atto contemplativo che ci consente di fissare lo sguardo sulla bellezza del nostro Salvatore.
Scrive sant’Agostino: “Bello nel cielo, bello qui sulla terra, bello nel seno della madre, bello nelle mani dei parenti, bello mentre fa i miracoli, bello mentre subisce i flagelli, bello quando invita alla vita, bello quando disprezza la morte, bello quando depone l’anima, bello quando la riprende, bello nella croce, bello nel sepolcro, bello in cielo”.
Se teniamo fisso lo sguardo su Gesù e ne contempliamo la bellezza, diviene naturale partecipare degli stessi sentimenti del Suo Cuore. Eccone uno, illustrato dalla Sua stessa parola, nel vangelo di san Luca: “Sono venuto a gettare fuoco sulla terra e quanto vorrei che fosse già acceso”. Il fuoco di cui parla il Signore è lo Spirito Santo, e ciò che Egli desidera con ardore è che tutti noi ne siamo investiti, in modo che siamo salvati ed entriamo nella gioia dell’amore di Dio.
Questo stesso sentimento del Cuore di Gesù diventa il nostro, quando teniamo fisso lo sguardo su di Lui. E in noi si accende il desiderio di portare a tutti il dono della salvezza.
Allora si avvera quanto afferma un celebre autore spirituale: “Non porteremo gli uomini a Cristo con le reti di una dialettica che genera il contrasto o di un’eloquenza il cui effetto non dura fino al giorno successivo; e neppure con l’attrattiva di una simpatia personale che può finire d’improvviso come d’improvviso è nata.Li pescheremo con l’esca che Cristo ha messo in noi. Li attireremo con il fascino di una virtù sempre preoccupata di nascondersi. Li conquisteremo con una carità che si sforzerà di essere discreta. Li convinceremo con qualche nostra dote a noi stessi sconosciuta, con lo splendore nascosto della nostra vita intima, della nostra vita soprannaturale. L’apostolo più persuasivo è quello che non si avvede di esserlo”.
Lo è – aggiungo – per il solo fatto di avere fisso lo sguardo su Gesù!