V Domenica di Pasqua
La Domenica che ci prepariamo a vivere e a celebrare è la V di Pasqua e, per l’occasione, la Chiesa ci dona la gioia di ascoltare un bel brano dal vangelo di san Giovanni.
Insieme a Gesù, ne sono protagonisti due apostoli: Tommaso e Filippo. Il primo rivolge al Signore questa domanda: “Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” Il secondo, a sua volta, si rivolge a Gesù così: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”.
Entrambi gli interventi sono molto belli e profondi. Riflettono non solo la ricerca appassionata dei due apostoli, ma anche il desiderio e l’inquietudine di ogni cuore umano. Tutti, infatti, desideriamo conoscere la via della vera Vita. Tutti, allo stesso modo, desideriamo scoprire il volto di Dio Padre. Questi desideri universali manifestano la necessità umana di incontrare quell’Amore che sia capace di salvare, rendendo possibile uno sguardo nuovo sull’esistenza, nuovo perché immerso in Dio Amore che tutto governa e tutto dispone al bene autentico di tutti e di tutto.
In Gesù questa necessità umana è finalmente accolta, in modo imprevedibile e sovrabbondante. La salvezza dell’Amore che accoglie e che perdona assume un volto umano. La salvezza dell’Amore che indica la via della Vita si rivela in Cristo, morto in croce e risorto per noi.
Riascoltiamo, al riguardo. quanto afferma la “Gaudium et Spes“: “Cristo […], proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione”.
Ora entriamo nella preghiera con l’aiuto di sant’Ambrogio:
“Noi ti seguiamo, Signore Gesù, ma tu chiamaci, perché ti possiamo seguire.
Nessuno potrà salire senza di te. Tu sei la via, la verità, la vita,
la possibilità, la fede, il premio. Accogli i tuoi: tu sei la via.
Confermali: tu sei la verità. Ravvivali: tu sei la vita.
Ammettici a quel bene che Davide desiderava vedere,
abitando nella casa del Signore, quando si chiedeva:
«Chi ci mostrerà il bene?», e diceva: «Io credo che vedrò
i beni del Signore nella terra dei viventi»:
i beni si trovano là dove c’è la vita eterna, la vita senza colpa.
Aprici il cuore a quello che è veramente il bene,
il tuo bene divino, «in cui noi siamo, viviamo e ci muoviamo».
Noi ci muoviamo, se camminiamo sulla via;
esistiamo, se rimaniamo nella verità;
viviamo, se siamo nella vita.
Mostraci il bene inalterabile, unico, immutabile,
nel quale possiamo essere eterni
e conoscere ogni bene: in quel bene si trova la pace serena,
la luce immortale, la grazia perenne,
la santa eredità delle anime, la tranquillità senza turbamento,
non destinata a perire ma sottratta alla morte:
là dove non vi sono lacrime e non dimora il pianto,
dove i tuoi santi sono liberati dagli errori e dalle inquietudini,
dal timore e dall’ansia, dalle cupidigie,
da ogni affanno corporale, dove si estende la terra dei viventi”.