In questa Domenica, la XXIX del Tempo Ordinario, ascoltiamo una pagina dal vangelo di san Luca, nella quale il Signore invita a pregare con insistenza e con fiducia.
Anzi, dice ai suoi discepoli una parabola “sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”.
Un tale insegnamento sulla preghiera è inquadrato nel contesto più ampio della fede. La fede, infatti, esprime la propria vitalità proprio per il tramite di una preghiera perseverante.
Tanto che il Signore termina la Sua parabola con una frase inquietante: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.
Frase che, a questo punto, si potrebbe anche parafrasare: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la preghiera sulla terra?”.
Oggi, pertanto, desideriamo rinnovare la vita di preghiera nel segno della quantità e della qualità. Della quantità, perché vogliamo dare più tempo alla preghiera. Della qualità, perché intendiamo dedicarci di cuore alla preghiera. In tal modo sarà la fede ad averne beneficio, venendo così esercitata, approfondita, rinsaldata.
Fede e preghiera si alimentano a vicenda.
Ascoltiamo, al riguardo, l’insegnamento spirituale di Augustin Guillerand, monaco certosino vissuto tra la fine del 1880 e i primi anni del 1900: “Io non ho detto abbastanza fino a qual punto l’anima che prega deve credere all’amore del Dio cui si rivolge. Sì, la preghiera è come un faccia a faccia. L’anima e Dio sono sullo stesso piano. Occupano la stessa stanza segreta. Questa ferma confidenza in Dio-amore, in Dio che si dona, è irresistibile.
Ma questa confidenza va molto lontano. Nessuna prova, nessun ritardo possono scalfirla. Dio è amore. Egli ama e vuole essere amato. E’ la legge profonda del suo essere. Conoscerla risolve tutti i problemi. Un’anima che tende verso di lui non può mai importunarlo; essa lo incanta sempre, e lei deve saperlo. Dio è Padre, Dio è amico, Dio è giudice; ma Padre la cui tenerezza è senza limiti e la cui potenza è uguale all’amore; ma amico il cui amore è inalterabile ed è a completa disposizione di tutti i nostri bisogni; ma giudice sempre giusto, sempre commosso dalle nostre suppliche e sollecito a rispondervi. Egli vuole le nostre insistenze, impone questi appelli, reclama questa domanda, per essere sicuro del nostro amore, per gustare la dolcezza di averne una prova, anche interessata”.