Carissimi nel Signore,
auguri di serena e santa giornata, nella XII Domenica del Tempo Ordinario
Rimaniamo in ascolto della parola del Signore, così come ci viene offerta dal vangelo di san Marco: “Allora lo svegliarono e gli dissero: Maestro, non t’importa che siamo perduti? Si destò, minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati! Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.
Sul lago di Tiberiade si leva improvvisa una tempesta di vento. I discepoli di Gesù hanno paura di ciò che potrebbe accadere e si rivolgono al Maestro, che pare dormire e disinteressarsi della loro incolumità. Egli, svegliatosi, calma il vento e il mare, così che la navigazione può proseguire nella pace.
Il testo evangelico si presenta a noi anche come un vero e proprio simbolo della vita: della vita della Chiesa e della nostra vita.
Le tempeste, infatti, non mancano mai. Come neppure mancano le nostre paure. Il Signore, però, è presente e vigile, e accompagna il nostro cammino.
La fede, a cui la parola evangelica richiama ed esorta, è quella che sa con certezza che il Signore ha a cuore la nostra vita e nulla può accadere che sia contro il nostro bene vero.
Se Dio è Amore, che cosa dobbiamo temere?
Se Dio è Amore, anche quello che non capiamo siamo certi che sia voluto o permesso per noi e non contro di noi.
Se Dio è Amore, tutto è segno dell’amore.
Ecco perché la fede cambia in radice il modo di pensare, di giudicare, di affrontare le più diverse circostanze dell’esistenza.
Prolunghiamo la meditazione con l’aiuto di sant’Ambrogio:
“Noi siamo dunque soggetti alle tempeste scatenate dallo spirito del male; ma, come dei bravi marinai vigilanti, chiamiamo il pilota addormentato. Anche i piloti però sono di solito in pericolo.
E a quale pilota dovremo allora rivolgerci?
A quello che non è soverchiato dai venti ma li comanda, a colui del quale sta scritto: «Svegliatosi, sgridò il vento e i flutti».
Che vuol dire «svegliatosi»? Vuol dire che riposava: ma riposava con il suo corpo, mentre il suo spirito era immerso nel mistero della divinità.
Ebbene, laddove c’è la Sapienza e la Parola, niente viene fatto senza la parola, niente senza la prudenza. Hai letto precedentemente come egli passasse la notte in preghiera: in qual modo poteva ora dormire durante la tempesta?
Questo sonno rivela la coscienza del suo potere: tutti avevano paura, mentre egli solo riposava senza timore.
Non partecipa allora [unicamente] alla nostra natura chi non è esposto ai nostri pericoli.
Anche se il suo corpo dorme, la sua divinità vigila, e la fede agisce. È per questo che dice: «Uomini di poca fede, perché avete dubitato?». Essi meritano il rimprovero, perché hanno avuto paura pur essendo vicini a Cristo, mentre nessuno può perire se è unito a lui. In questo modo egli corrobora la fede, e ridona la calma”.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.
don Guido