XXVII Domenica T.O. anno A
“Che cosa dovevo fare alla mia vigna che ancora non abbia fatto?”. Nella parola del Cantico dei Cantici è espressa la sorprendente sovrabbondanza dell’amore del Signore per noi. Siamo ancora capaci di meravigliarci di un così grande amore?
Si poneva la stessa domanda il beato John Henry Newman, in un suo celebre sermone:
“È ragionevole che un sì grande evento non ci debba commuovere? Perché allora non è così? Perché rimaniamo sempre allo stesso punto?”. Quindi, spiegava ed esortava: “Vi è un solo motivo: se dovessi esprimere il mio pensiero con una sola parola, direi: perché meditate poco. Non meditate, e perciò siete insensibili. E che significa meditare Cristo? Significa pensare abitualmente e costantemente a lui, alle sue opere e alle sue sofferenze. Vuol dire tenerlo dinanzi alla mente come uno che possiamo contemplare, adorare, e a cui ci rivolgiamo quando ci alziamo e quando ci corichiamo, quando mangiamo e quando beviamo, quando siamo in casa e quando siamo fuori, quando lavoriamo, camminiamo o riposiamo, quando siamo soli e ancora quando siamo in compagnia; questo significa meditare il Cristo. Solo così i nostri cuori diverranno sensibili e acquisteranno i dovuti sentimenti”.