Carissimi nel Signore,
auguri di serena e santa giornata, nella XXIV Domenica del Tempo Ordinario.
Ascoltiamo, oggi, una pagina del vangelo di san Marco. Consideriamo due passaggi del brano evangelico. Gesù è con i suoi discepoli e rivolge loro una domanda: “La gente, chi dice che io sia?”.
Le risposte sono varie, diverse tra loro.
Finalmente Pietro prende la parola e afferma: “Tu sei il Cristo”.
La professione del primo degli apostoli è splendida, ma immediatamente dopo è accompagnata da una parola molto severa di Gesù: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Pietro, infatti, non accetta la prospettiva che Gesù possa conoscere l’umiliazione della Passione e della Morte.
Spesso avviene così anche per noi.
Professiamo, infatti, con sincerità la fede, ma poi non siamo capaci di viverla, perché non è divenuta ancora il principio nuovo del nostro pensare. Pensiamo ancora secondo il mondo e non secondo Dio. Chiediamo la grazia di crescere nella fede, perché il pensiero di Cristo divenga sempre più il nostro pensiero.
Il racconto dell’evangelista termina con una parola rivolta da Gesù alla folla che lo segue: “Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”.
San Paolo commenterebbe così le parole di Gesù: “Per me il vivere è Cristo”. “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.
In effetti, perdere la propria vita significa lasciare spazio alla vita del Signore in noi, permettere a Gesù di essere la “nuova forma” della nostra esistenza, sperimentare la gioia di entrare totalmente nella Sua proprietà in modo tale che tutto in noi sia secondo la volontà di Dio.
In questo consiste quella perdita di se stessi che, in verità, è guadagno e salvezza.
Solo in Cristo, infatti, l’uomo trova pienamente la propria identità, la pienezza sovrabbondante della propria umanità, il senso autentico della vita. Chiediamo la grazia di aderire così fedelmente al Signore da farlo divenire la verità vissuta di tutta la nostra esistenza.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.
don Guido