V domenica T.O. anno C
La liturgia di questa domenica, la V del Tempo Ordinario, ci presenta in successione tre grandi figure: Isaia, san Paolo, san Pietro. La chiamata del Signore li raggiunge, segnando per sempre la loro vita.
Consideriamo la storia della loro vocazione, così come ci è presentata nel testo ispirato. Vi sono tre elementi che ritornano in ciò che vivono i tre protagonisti. Anzitutto, vi è l’intervento gratuito di Dio che chiama. La vocazione non è legata a un merito particolare: l’iniziativa sorprendente è di Dio, a motivo del Suo amore. Poi, vi è l’esperienza della propria indegnità. Isaia, Paolo e Pietro avvertono in modo vivissimo la povertà della loro vita e la miseria del loro cuore. Infine, è nuovamente messa in risalto l’opera del Signore, che trasforma in profondità la vita di colui che è chiamato, rendendolo idoneo alla missione ricevuta.
Quanto leggiamo a proposito di Isaia, Paolo e Pietro riguarda anche noi e la storia della nostra vocazione: quella che riguarda l’intera vita e quella che riceviamo ogni giorno dal Signore. Come loro, infatti siamo chiamati in totale gratuità e solo a motivo dell’amore di Dio; come loro siamo resi consapevoli della nostra miseria e povertà; come loro veniamo trasformati dalla grazia del Signore, al fine di poter compiere la missione affidataci. Tutti noi, pertanto, siamo chiamati a rendere grazie per il dono ricevuto, a riconoscere con umiltà il nostro peccato,
a gioire per le meraviglie di grazia che il Signore opera in noi e attraverso di noi.
Rimaniamo, soprattutto, in questa gioia grata, con l’aiuto di san Bernardo: “Chiamare «diletto» il Verbo e proclamarlo «bello» significa testimoniare senza finzione e frode che ama e che è amato, ammirare la sua degnazione ed essere pieno di stupore di fronte alla sua grazia. La sua bellezza è invero il suo amore, e tanto più grande in quanto previene sempre.
Come sei bello, Signore Gesù, al cospetto dei tuoi Angeli, nella forma di Dio, nella tua eternità! Come sei bello per me, Signore mio, nello stesso spogliarti di questa tua bellezza! Infatti, per il fatto che ti sei annichilito, che ti sei spogliato tu, lume perenne, dei naturali raggi, maggiormente rifulse la tua pietà, risaltò maggiormente la tua carità, più splendida irradiò la grazia.
Come sei bella per me nel tuo nascere, o Stella di Giacobbe, come esci splendido fiore dalla radice di Jesse, e hai visitato come luce di gioia me che giacevo nelle tenebre, nascendo dall’alto! Come fosti ammirabile e stupendo anche per le superne Virtù quando venivi concepito per opera dello Spirito, quando nascevi dalla Vergine, nell’innocenza della vita, nella ricchezza del tuo insegnamento, nello splendore dei miracoli, nella rivelazione di misteri!
Come dopo il tramonto, splendido risorgesti, Sole di giustizia, dal cuore della terra! Come bello infine nel tuo vestito, o Re della gloria, te ne sei tornato nell’alto dei cieli! Come non diranno le mie ossa per tutte queste cose: chi è come te, Signore?”.