II di Quaresima
In questa Domenica, la seconda del tempo quaresimale, ascoltiamo il racconto della Trasfigurazione, nella versione del vangelo di san Luca. “Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”.
Gesù, in cima al monte, cambia d’aspetto, è trasfigurato. Il cambiamento vissuto da Gesù riguarda Lui, certamente. Quel cambiamento, infatti, svela la bellezza della Sua divinità: Egli, figlio dell’uomo, è anche il Figlio di Dio, eterno nella gloria.
Quel cambiamento, però, riguarda anche noi, in quanto ci rivela qualcosa del nostro provvidenziale destino: un futuro di eternità beata attende anche il nostro corpo mortale.
Saliamo, pertanto, sul monte con Gesù: per contemplare Lui, nello splendore della Sua vita divina, e per gioire riguardo a noi, destinati alla gloria del Cielo.
Ascoltiamo, al riguardo, quanto disse san Paolo VI, al Discorso per l’Angelus, il 6 agosto 1978: “La tua Trasfigurazione, Cristo, getta una luce abbagliante sulla nostra vita quotidiana e ci fa rivolgere la mente al destino immortale adombrato in questo evento. Sulla cima del Tabor, tu, Cristo, disveli per qualche istante lo splendore della tua divinità e ti manifesti ai testimoni prescelti quale realmente sei, il Figlio di Dio, «l’irradiazione della gloria del Padre e l’impronta della sua sostanza».
Ma fai vedere anche il trascendente destino della nostra natura umana che hai assunto per salvarci, destinata anch’essa, perché redenta dal tuo sacrificio d’ amore irrevocabile, a partecipare alla pienezza della vita, alla «sorte dei santi nella luce».
Quel corpo, che si trasfigura davanti agli occhi attoniti degli apostoli, è il tuo corpo, o Cristo nostro fratello, ma è anche il nostro corpo chiamato alla gloria: quella luce che lo inonda è e sarà anche la nostra parte di eredità e di splendore. Siamo chiamati a condividere tanta gloria perché siamo «partecipi della natura divina».
Una sorte incomparabile ci attende se avremo fatto onore alla nostra vocazione cristiana”.