III Domenica di Pasqua
In questa Domenica, la terza del Tempo Pasquale, rimaniamo in ascolto di una pagina evangelica che ci è nota: san Luca vi racconta l’incontro tra il Signore risorto e i due discepoli in cammino da Gerusalemme a Emmaus.
Sappiamo dal Vangelo che questi due discepoli sono disorientati. Anzi, il loro volto appare molto triste. Avevano riposto grandi speranze in Gesù. Ora, però, dopo quanto è accaduto a Gerusalemme, nei giorni della passione, crocifissione e morte del Signore, tutto sembra finito e finito per sempre.
Di questo stanno ragionando i due giovani in cammino, quando Gesù risorto di avvicina a loro e inizia a camminare con loro.
Questo incontro cambierà loro la vita. Il loro cuore si infiammerà di amore nell’ascolto della parola di Dio, i loro occhi si apriranno a guardare in modo nuovo la storia, si accorgeranno della presenza fedele e amica di Gesù, riconosceranno nel Crocifisso il Salvatore del mondo, saranno animati da una nuova passione per l’annuncio del Vangelo, troveranno nella Chiesa il luogo bello nel quale vivere alla presenza del Risorto.
Rileggiamo il racconto dei discepoli di Emmaus da protagonisti. Noi, spesso, siamo questi due discepoli smarriti. Ma Gesù in persona si avvicina sempre e cammina con noi. Se restiamo in questa Sua dolce compagnia di amore la nostra vita è redenta, cambia, fiorisce e diventa feconda per la salvezza di quel mondo a cui siamo inviati.
Un francescano anonimo del Trecento ci aiuta nella meditazione:
“O anima peccatrice, férmati un attimo a considerare con attenzione
i vari aspetti della bontà e della benevolenza del Signore.
Il fatto, anzitutto, che il suo bruciante amore non gli permette
di lasciare i suoi discepoli vagare nel disorientamento e nella tristezza.
E’ veramente un amico fedele, il Signore, un fedele e amorevole compagno di strada.
E guarda con che umiltà si accompagna a quei due:
va con i suoi discepoli come se fosse uno di loro, mentre è il Signore di tutti.
Osserva come il tuo Signore, anima cristiana,
fa l’atto di proseguire oltre, allo scopo di farsi maggiormente desiderare,
di farsi invitare e di restare loro ospite;
e poi accetta effettivamente di entrare in casa, prende del pane,
lo benedice, lo spezza con le sue sante mani e glielo dà, facendosi riconoscere.
Ma perché si è comportato così?
L’ha fatto per farci capire che dobbiamo praticare
le opere di misericordia e l’ospitalità,
per dirci cioè che non basta leggere e ascoltare la parola di Dio
se poi non la si traduce in pratica”.