Carissimi nel Signore,
auguri di serena e santa giornata, nella seconda Domenica dopo Natale.
Rimaniamo in ascolto della parola del Signore, così come ci viene offerta dal vangelo di san Giovanni: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di ciò che esiste… E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria…”. La lettura di questo testo evangelico riempie sempre di commozione, soprattutto durante i giorni del tempo di Natale, quando ci è dato di rinnovare la gioia per il mistero dell’Incarnazione.
“E il Verbo di fece carne”.
Dovremmo rimanere a lungo su quanto afferma san Giovanni, al fine di gustare la bellezza del volto di Dio, così ricco di amore e di misericordia da inviare sulla terra il Suo Figlio, per noi e per la nostra salvezza. Colui per il quale tutto esiste ed è prima di tutte le cose è venuto ad abitare sulla nostra terra per fare della terra un’anticipazione del Cielo, strappando la nostra vita alla morsa letale del peccato e della morte.
“E il Verbo di fece carne”.
E la nostra gioia è piena, la nostra speranza certa, il nostro cuore appagato, il nostro tempo redento, le nostre paure vinte, i nostri desideri colmati, la nostra vita amata da un Amore che non ha fine.
Con l’aiuto di sant’Agostino, prolunghiamo la nostra contemplazione: “La dimora del mio Dio è là, è al di sopra della mia anima. Là egli abita, di là mi vede, di là mi ha creato… di là mi chiama, mi guida e mi conduce al porto… Ma egli che ha una sublime e segreta dimora ha anche in terra la sua tenda.
La sua tenda in terra è la Chiesa, ma ancora pellegrina. Nondimeno è qui che dobbiamo cercare; perché nella tenda si trova la via, grazie alla quale si giunge alla dimora.
Nella casa del Signore eterna è la festa… Il suono di quella festa accarezza le orecchie di chi cammina nella tenda e osserva i miracoli di Dio nella redenzione dei fedeli.
Ecco, già da una certa interiore dolcezza siamo allietati, ecco abbiamo potuto scorgere qualcosa di immutabile con l’occhio della mente,
anche se per un momento solo e di sfuggita… Perché ancora ti turbi, perché ancora sei triste, anima mia? E l’anima, quasi rispondendogli in silenzio: ‘Forse che sto sicura da ogni desiderio come se già li avessi tutti vinti e domati? Forse il diavolo mio nemico non veglia contro di me? Non vuoi che mi turbi mentre sono ancora nel secolo, esule dalla casa del mio Dio?’.
Ma: spera in Dio, risponderà all’anima…Spera in Dio. Perché spera? Perché ancora potrò dar lode a Lui. Come lo loderai? Salvezza del mio volto, Dio mio. La salvezza non mi può venire da me stesso; questo dirò, questo confesserò: Salvezza del mio volto, Dio mio”.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto, augurando fin da ora una bella solennità dell’Epifania.
don Guido