II Domenica di Pasqua anno C
Oggi viviamo la Domenica con la quale si conclude l’Ottava di Pasqua, tempo nel quale, in virtù della Liturgia, abbiamo rinnovato per otto giorni la gioia, lo stupore e l’esultanza per la risurrezione del Signore.
Questa Domenica, chiamata anche Domenica della Misericordia, ha come protagonista san Tommaso, l’apostolo incredulo che diviene credente alla vista del Risorto, esclamando: “Mio Signore e mio Dio!”.
Le parole di san Tommaso risuonino spesso sulle nostre labbra, soprattutto quando ci ritroviamo davanti all’Eucaristia, presenza reale, viva e vera del Signore risorto nella quotidianità della nostra vita.
Approfondiamo, nella meditazione e nella preghiera, l’episodio evangelico narrato da san Giovanni, con l’aiuto di Basilio di Seleucia: “Cristo apparve anche agli apostoli nascosti in una casa ed entrò a porte chiuse. Ma Tommaso, che non era presente durante questa apparizione, rimane incredulo. Desidera vedere, non accetta di sentirne parlare. Chiude le orecchie e vuole aprire il cuore. L’impazienza lo brucia quando pronuncia la frase: Se non metto il mio dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco non crederò.
Di carattere esigente e diffidente, Tommaso avanza la sua incredulità, sperando così di godere di una visione. “Se egli mi appare – dice -eliminerà la mia incredulità. Metterò il mio dito nelle cicatrici dei chiodi e abbraccerò il Signore che tanto amo. Rimproveri pure la mia incredulità, ma mi ricolmi con la sua visione. Incredulo fino al momento in cui lo vedrò, sarò credente quando lo stringerò nelle mie braccia e godrò di lui.
Voglio vedere le mani bucate che hanno guarito le mani peccatrici di Adamo. Voglio vedere il fianco che ha eliminato la morte, da lui stesso provocata. Voglio essere uno di quelli che ha visto, non solo uno di quelli che ha sentito parlare. Le vostre narrazioni aumentano il mio desiderio di vederlo. La felice notizia che voi mi portate non fa altro che accrescere il mio dolore. Guarirò da questo mio tormento, quando avrò in mano la medicina”.
Ma il Signore riappare e placa il tormento ed elimina il dubbio del suo discepolo. Più che il dubbio, soddisfa il suo desiderio. Entra a porte chiuse. Questa apparizione incredibile conferma la sua risurrezione incredibile. Allora Tommaso lo palpa, fa cadere la sua diffidenza e, ricolmo di una fede sincera e di tutto l’amore che si deve al proprio Dio, grida: ” Signore mio e Dio mio”. Il Signore gli risponde: “Perché mi hai veduto, hai creduto. Beati quelli che credono senza avere visto.
Tommaso, annuncia la risurrezione a quelli che non mi hanno visto. Trascina tutte le genti a credere non ai loro occhi, ma alla tua parola”.
Queste sono le nuove reclute del Signore; così si comportano i figli della piscina spirituale, opera della grazia, mietitura dello Spirito. Hanno seguito Cristo senza averlo visto, lo hanno desiderato, hanno creduto in lui. Lo hanno riconosciuto con gli occhi della fede e non del corpo.
Non hanno messo le loro dita nella ferita dei chiodi, ma si sono attaccati alla sua croce e hanno abbracciato le sue sofferenze. Non hanno visto il costato del Signore, ma per la grazia si sono uniti alle sue membra, realizzando in sé stessi il detto del Signore: beati quelli che hanno creduto senza avere visto”.