IV Domenica di Pasqua anno C
In questa Domenica, la IV dopo Pasqua, ascoltiamo un brano del vangelo di san Giovanni, nel quale il Signore usa l’immagine del “buon pastore”, al fine di illustrare la Sua identità in relazione alla nostra vita.
Come è bella questa immagine! Immediatamente ci appare davanti la figura del pastore che, con grande tenerezza, porta sulle proprie braccia o sulle proprie spalle le pecore più piccole e più indifese che egli intende custodire.
Ciascuno di noi, in rapporto al Signore, è quella piccola e indifesa pecorella, che Egli custodisce tra le proprie braccia e sul proprio cuore. E questa è la vita eterna, che già nel pellegrinaggio terreno possiamo pregustare nella misura della nostra appartenenza al Signore.
La Sua parola, infatti, è parola di vita eterna. Il Suo corpo e il Suo sangue sono pegno di vita eterna. La Sua presenza da Risorto è già la vita eterna in mezzo a noi.
Meditiamo la pagina evangelica con l’aiuto di san Clemente Alessandrino: “Noi che siamo ammalati, abbiamo bisogno del Salvatore: smarriti, abbiamo bisogno della sua guida; ciechi, di lui che ci porti alla luce; assetati, abbiamo bisogno della fonte di vita, dalla quale chi beve non ha più sete; morti, abbiamo bisogno della vita; pecore, del pastore; bambini, del pedagogo; insomma tutta la nostra natura umana ha bisogno di Gesù.
Se si vuole, si può apprendere la somma sapienza che ci insegna il santissimo pastore e maestro, l’onnipotente Verbo del Padre, quando servendosi dell’allegoria si proclama pastore delle pecore. Sì, o Signore, nutrici con i pascoli della tua giustizia. O maestro, pasci le tue pecore sul tuo santo monte: la Chiesa sta in alto, supera le nubi, tocca i cieli.
Egli vuole salvare la mia carne rivestendomi della tunica dell’incorruzione, perciò ha consacrato il mio corpo. Non cadremo nella corruzione, perché siamo riportati all’incorruzione da lui stesso che ci tiene per mano. Dimostra così di essere lui solo il buon pastore. Generoso e magnifico è colui che giunge al punto di dare la sua vita per noi.
Veramente a servizio degli uomini e pieno di bontà, egli che, potendo essere il Signore dell’uomo, volle essere suo fratello. Buono fino al punto di morire per noi!”.