Santuario Madonna della Guardia, Lunedì 16 maggio 2022
Siamo qui – l’abbiamo ricordato – per festeggiare la memoria liturgica di san Luigi Orione. In questa memoria liturgica desideriamo ancora una volta affidare alla sua intercessione le tante nostre intenzioni.
Però siamo qui anche per fare memoria dell’esempio di santità che san Luigi Orione ci lascia e consegna a ciascuno di noi perché prendiamo spunto per imitarlo, ricordando che la santità è una chiamata che ci riguarda tutti. Non guardiamo a don Orione soltanto per ammirare il capolavoro di grazia che Dio ha realizzato in lui. Guardiamo a don Orione anche rinnovando il desiderio che un altro capolavoro di grazia si realizzi: quello che il Signore ha in mente per la vita di ciascuno di noi. Oggi, pertanto, guardiamo a don Orione e ricordiamo alcuni tratti della sua vita soprattutto per avvertire un rinnovato desiderio, un rinnovato slancio, per stare anche noi nel cammino sulla via della santità.
Che nessuno stasera esca di qui, da questo santuario, senza aver formulato nel cuore questa domanda: «Se lui ha vissuto così, perché non anch’io?”. “Se Dio ha realizzato tanto nella sua vita, perché non anche in me?». E diciamo, con forza: «Lo voglio. Lo voglio anch’io. Lo voglio anche per me».
Ma ora ritorniamo a considerare qualcosa della vita di questo santo, così grande e così a noi caro.
All’omelia, durante la celebrazione per la canonizzazione di don Orione, san Giovanni Paolo II usò un’espressione che è anche una splendida sintesi della sua identità spirituale. Il Papa disse così: «Il cuore di questo stratega della carità fu senza confini perché dilatato dalla carità di Cristo» (16 maggio 2004). Proviamo a considerare i tre elementi qualificanti di queste parole usate da Giovanni Paolo II.
Il primo di questi elementi: Don Orione un uomo dal cuore senza confini. Non a caso abbiamo oggi ascoltato l’inno alla carità di San Paolo. L’inno alla carità è stato l’inno di don Orione, che con umiltà scriveva: «Vorrei essere un poeta e un santo per poter cantare il più bell’inno che possa essere cantato sulla terra, l’inno alla carità». E lo ha cantato, perché la sua vita è stata tutta un inno alla carità, perché il suo cuore non ha conosciuto confini.
Don Orione ha una caratteristica peculiare tra i santi della carità: il suo cuore ha raggiunto tutto, voleva raggiungere tutti, si è aperto su ogni dramma dell’esistenza umana. Il suo cuore ha palpitato per i poveri, ha palpitato per i malati, ha palpitato per gli anziani, ha palpitato per i disabili, ha palpitato per ogni uomo e ogni donna che fosse nel bisogno, di qualunque tipo. Il suo cuore ha palpitato per gli smarriti di cuore, ha palpitato per i senza fede. Ha palpitato per i terremotati, in giro per l’Italia, ma ha palpitato anche per la società che vedeva perdere le proprie fondamenta cristiane. Ha palpitato per la Chiesa che ha amato con tutto sé stesso. Ha palpitato per quegli uomini e quelle donne che combattevano la Chiesa; basti pensare alla massoneria. Ha palpitato per tutti e per tutto perché il suo cuore è stato senza confini e in quel cuore è sgorgato un inno straordinario alla carità.
Ricordiamo, in proposito, qualche sua espressione: «Anime! Anime!». Possiamo immaginare come abbia scritto queste parole e come le abbia pronunciate, con quale passione nel cuore: «Anime! Anime!». In queste parole vi era una sete che in don Orione era la sete stessa del Signore per la salvezza di tutti. «Anime! Anime!». Questa espressione era ripetuta, quasi a volersi incitare ad andare sempre più in là, nella ricerca di chi aveva bisogno del suo cuore e, attraverso il suo, del cuore del Signore.
«Fare del bene sempre, fare del bene a tutti, il male mai a nessuno». È questa un’altra parola di don Orione che descrive il suo cuore senza confini e l’inno alla carità che da lì è sgorgato.
«Amare sempre», è una sua altra espressione, e «dare la vita cantando l’amore». È così: ha cantato l’amore dando la vita. Ha cantato l’amore aprendo il suo cuore su tutto e su tutti. San Luigi Orione, un cuore senza confini, in cui è risuonato l’inno alla carità, con una bellezza straordinaria che sa di paradiso.
San Giovanni Paolo II definisce, poi, don Orione «Stratega della carità». È interessante questa definizione, che in realtà nasconde un grande segreto di don Orione, perché il suo essere stratega della carità non è stata soprattutto una sua particolare dote umana. È stato uno stratega della carità soprattutto per il suo fidarsi, senza mezze misure e incondizionatamente, della Provvidenza. È stato uno stratega della carità perché ha creduto, in un modo unico, nella Provvidenza di Dio.
«Vedere Dio in tutto e per tutto»: questo scriveva don Orione, questo ha vissuto don Orione, perché era certo che in tutto era presente la Provvidenza di Dio. Era certo che non ci fosse avvenimento umano, bello o brutto, situazione, bella o brutta, episodio della vita, bello o brutto, che non fosse veicolo della Provvidenza di Dio. «Vedere Dio in tutto e per tutto»: don Orione ha vissuto così, vedendo Dio, sempre, in ogni situazione, in ogni persona, in tutta la sua vita. Ha visto Dio, e dunque è rimasto abbracciato da una Provvidenza che lo ha fatto diventare «stratega della carità».
Tutti noi ricordiamo quell’episodio che all’inizio della sua avventura, possiamo dire, ha segnato col dito della Provvidenza la vita di don Luigi Orione. Quando era ancora seminarista, si presentò al vescovo, Mons. Bandi, e gli disse che aveva in mente di aprire un collegio che potesse raccogliere ragazzi poveri. Il seminario non era in grado di ospitare tutti quelli che avrebbero potuto un domani diventare sacerdoti. E Mons. Bandi, un santo vescovo, tra sé pensò: «Beh, tanto soldi non ne ha, case men che meno. Diamogli un assenso di massima e poi si vedrà». Così fece. Poi, però, durante la giornata pensò: «Meglio cautelarsi. Lo richiamo stasera e gli dico che non ci pensi più e che, de suo progetto, non se ne faccia nulla». Lo chiamò e gli disse così. E don Orione tristemente rispose al suo Vescovo: «Peccato, sa, perché avevo già sistemato tutto». Mons. Bandi rimase stupefatto e gli chiese: «Che cosa vuol dire?». Don Orione gli raccontò che, uscito al mattino dall’udienza, per strada aveva incontrato un amico. Gli disse che suo padre voleva affittare una casa. Don Orione gli replicò: «Io sarei interessato. Quanto chiede tuo padre per questa casa?». L’amico gli disse «400 lire per un anno». Don Orione, allora, rispose: «Affare fatto. Tienila ferma che la voglio io». Salutato l’amico si incamminò e incontrò per la strada una signora anziana che conosceva. Si mise a parlare e venne fuori il discorso del collegio; e la donna gli chiese: «Ti andrebbe di prendere mio nipote?». «Certo!», le disse don Orione. La signora gli chiese ancora: «Quanto ti devo?». Don Orione rispose: «Mi dia quello che vuole». E allora la signora concluse: «Beh, ti darò 400 lire». Don Orione raccontò questo al Vescovo Bandi, il quale capì che era meglio dire di sì a don Orione. Da lì, ma anche fin da prima, la vita di don Orione sarà la vita della Provvidenza, perché il Signore gli aveva fatto capire che Lui c’era sempre, in tutto, in qualunque circostanza. Don Orione ha vissuto da «stratega della carità» perché si è abbandonato totalmente alla Provvidenza di Dio.
Ricordiamo, infine il terzo elemento di quanto affermava san Giovanni Paolo II. Un cuore senza confini perché? Perché «dilatato dalla carità di Cristo».
Sebbene questo sia il terzo passaggio di quanto affermato da Giovanni Paolo II, in realtà è il fondamento di tutto, perché non si capisce san Luigi Orione se non si torna sempre a questa passione da innamorato che lui ha avuto per Gesù. Quel Gesù che egli aveva sulle labbra, aveva nel cuore, aveva nella testa, aveva nei sentimenti, negli affetti, nei sogni, nei desideri, nei progetti! Gesù Cristo era tutto per don Orione! Ed è per questo che il suo cuore si è dilatato fino a non avere più confini.
A volte capita di sentir dire che il centro del Vangelo sono i poveri. Don Orione non lo avrebbe detto! Perché avrebbe detto: «Il centro del Vangelo è Gesù»; e soltanto nella misura in cui si accoglie Gesù nella vita, il cuore si dilata e comprende tutto, comprende tutti, ha una predilezione per i poveri e i bisognosi, ma soltanto a partire da lì, da questo amore appassionato per il Signore, fatto diventare il centro della vita.
Che bella espressione usa don Orione quando dice: «Sento il cuore come un carbone ardente». Ecco la passione di amore che aveva per Gesù. Oppure quando dice: «Bollente di fede e di carità»: ecco la passione ardente che don Orione aveva per Gesù.
Non dimentichiamolo: non c’è vita cristiana autentica, non ci può essere vita cristiana autentica che non nasca e che non si nutra, ogni giorno, di questa relazione personale di amore col Signore che prende la vita, conquista il cuore e diventa il principio di tutto, del vivere e del morire.
Per noi guardare oggi don Orione significa anche ricordarci di questi esempi della sua vita e metterci in cammino dietro di lui e con lui, perché anche in noi possa realizzarsi, almeno un po’, un capolavoro di santità. Questo desiderio lo affidiamo, come avrebbe fatto don Orione, alla Madonna, in questo luogo venerata come Madonna della Guardia. Don Orione, spesso, La invocava “Stella del mare”, prendendo spunto da un commento al nome di Maria che faceva un grande Padre della Chiesa. Don Orione si sentiva portato per mano, custodito, protetto, aiutato, sostenuto, ispirato dalla Santa Madonna, come lui sempre La chiamava. E noi, questa sera, con lui e allo stesso modo, a Lei ci rivolgiamo, perché come è stata con don Orione sia anche con noi, e come lo ha aiutato a fare in modo che in lui si realizzasse il capolavoro della grazia di Dio nella carità, così anche nella nostra vita si possa realizzare, almeno un po’, il capolavoro della grazia di Dio nella carità.
Santa Madonna, santa Madonna della Guardia, Stella del mare, prega per tutti noi.
Trascrizione da registrazione audio