Santa Messa nella Solennità del Corpo e Sangue del Signore Nostro Gesù Cristo
Come e quando nasce questa bella e grande solennità del Corpo e Sangue del Signore Nostro Gesù Cristo? Siamo nel XIII secolo e nella Chiesa vi è uno sviluppo particolarissimo sia della devozione eucaristica, sia della comprensione del mistero eucaristico. In questo contesto, in una diocesi del Belgio, viene introdotta per la prima volta la bellissima festa del Corpo e del Sangue di Cristo. È come un sigillo posto dalla Chiesa a un amore e a una devozione per l’Eucaristia crescenti e sempre più diffusi in tutto il popolo cristiano. Nel 1264 Papa Urbano IV estende la festa all’intera Chiesa.
L’anno prima è accaduto qualcosa di speciale: il miracolo eucaristico a Bolsena. Un sacerdote che dubitava della presenza reale del Signore nelle “specie eucaristiche” si ritrova in mano un’ostia consacrata dalla quale fuoriescono alcune gocce di sangue. L’ostia e il sangue sono conservati oggi nel Duomo di Orvieto.
Papa Urbano IV affida al grande Tommaso d’Aquino la redazione delle preghiere liturgiche per questa splendida festa. La tradizione narra che Gesù apparve a Tommaso e gli disse: «Hai scritto bene di me, Tommaso». Il Signore stesso dava quindi il proprio assenso alle splendide preghiere che Tommaso aveva composto obbedendo a Papa Urbano IV.
Ciò che accadde allora rimane importantissimo e attualissimo per noi. Perché è davvero importante che in ogni stagione della vita della Chiesa non si perda di vista la grande verità: la Chiesa nasce dall’Eucaristia, la Chiesa non vive senza Eucaristia, la Chiesa si alimenta dall’Eucaristia e cresce con l’Eucaristia. E, allo stesso modo: non c’è vita cristiana senza Eucaristia, perché è con l’Eucaristia che la vita cristiana cresce. È in virtù dell’Eucaristia che la vita cristiana si alimenta, è dall’Eucaristia che ciascuno di noi riceve la vita, la vita vera, quella di Cristo.
Questa festa, dunque, la celebriamo ogni anno per non perdere la memoria di questa verità fondamentale della nostra fede e per rilanciare ogni anno il nostro amore per l’Eucaristia. Ravviviamo la consapevolezza della sua necessità vitale dell’Eucaristia per la nostra fede e riprendiamo il nostro cammino desiderosi di metterla sempre più al centro della nostra vita comunitaria e personale, desiderosi di fare sempre più dell’Eucaristia il cuore della nostra vita.
In questa festa la Chiesa rivolge al Signore Gesù una preghiera bellissima. L’abbiamo appena rivolta al Signore con la preghiera della Colletta. Inizia così: «Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’eucaristia…». Ci fermiamo un attimo su “nel mirabile sacramento dell’Eucaristia”.
È così: è un sacramento mirabile, l’apice di ogni altro sacramento. Perché? Perché nell’Eucaristia il Signore ha voluto comunicarci Sé stesso, la Sua stessa vita, significarci il Suo amore senza fine e incondizionato. San Tommaso definisce l’Eucaristia proprio così: il documento mirabile dell’amore di cristo per noi.
Mirabile, perché quando guardiamo l’Eucaristia, quando ci avviciniamo all’Eucaristia, quando pensiamo all’Eucaristia, non possiamo fare a meno di pensare che lì c’è il “concentrato” splendido, inimmaginabile, dell’amore di Gesù per noi: l’amore di Gesù per noi che Egli ha voluto affidare a questo Sacramento, la Sua presenza fedele, in ogni tempo della storia, perché Lui ha detto: «Sarò con voi fino alla fine del mondo». E con l’Eucaristia Egli, risorto da morte e vivo, è con noi fino alla fine del mondo.
Ecco, pertanto, il mirabile sacramento. Mirabile perché è la testimonianza splendida dell’amore del Signore per noi; mirabile perché è la presenza fedele, sempre, in ogni tempo della storia, in ogni nostra giornata, della presenza e dell’amore del Signore per noi.
Non dimentichiamoci: mirabile sacramento dell’Eucaristia. Mirabile! Come dovremmo essere sempre fedeli all’Eucaristia! Fedeli alla Celebrazione Eucaristica, all’Adorazione Eucaristica, a passare del tempo davanti all’Eucaristia. Perché c’è Lui, con il Suo Amore per noi; c’è Lui con la fedeltà al Suo amore per noi.
Le nostre chiese sono chiese accoglienti, belle, “calde”: perché? Perché lì, giorno e notte, risplende un piccolo lume che ci ricorda che il Signore è presente, ed è lì per noi, ci attende per entrare in dialogo con noi, ci aspetta per farci sentire l’amore che ha per noi, ci attende perché vuole prendere su di sé i nostri dolori e i nostri bisogni, ci aspetta perché desidera sapere da noi le nostre gioie, ci attende per comunicarci la Sua stessa vita.
E noi possiamo forse essere distratti da questo? Possiamo mettere altre cose prima di questo? Dimenticarci che il Signore è lì, sempre, proprio per noi, e per ciascuno di noi?
Mirabile sacramento: non lo sia soltanto nella parola, lo sia nel modo in cui ogni giorno viviamo la nostra relazione con l’Eucaristia.
La preghiera prosegue e dice: «Ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua».
La Sua Pasqua, il Suo passaggio, ovvero il passaggio di Gesù dalla morte alla vita, dunque la Sua vittoria sul peccato e sulla morte. L’Eucaristia è Gesù Cristo che vince il peccato, vince la morte, passa da questo mondo al Padre.
Ma è memoriale, cioè non soltanto un ricordo legato al passato, ma un qualcosa che oggi è per noi. La Sua vittoria ci è comunicata, perché anche noi diventiamo vittoriosi. Il Suo passaggio dalla morte alla vita diventa anche il nostro, che passiamo dalla morte alla vita; la Sua vittoria sul peccato è anche la nostra, che diventiamo vittoriosi sul peccato e sul male; il Suo passaggio da questo mondo al Padre è anche il nostro, che passiamo dalla precarietà di questo mondo all’eternità di Dio.
Se l’Eucaristia è la vittoria di Cristo, l’Eucaristia, perché memoriale, è anche la nostra vittoria. E se nell’Eucaristia celebriamo e adoriamo Colui che è vittorioso una volta per tutte, viviamo anche la nostra vittoria, e siamo anche noi vittoriosi una volta per tutte. Ci ha lasciato il memoriale della Sua Pasqua. Ci ha lasciato la Sua vittoria perché sia anche la nostra vittoria.
La preghiera prosegue e dice: «Fa’ che adoriamo con viva fede il sacramento del tuo corpo e del tuo sangue». Adoriamo con viva fede.
L’Eucaristia la celebriamo – lo sappiamo -, ma l’Eucaristia anche la adoriamo. Perché? Perché desideriamo prolungare la grazia di quello che abbiamo celebrato, perché vogliamo assimilare la bellezza di ciò che abbiamo vissuto nella celebrazione, perché desideriamo che la vita di Cristo diventi sempre più la nostra vita. E ciò accade stando davanti a Lui, pregandoLo, inginocchiandoci, supplicandoLo, lasciandoci trasformare dalla Sua presenza.
Come è importante che adoriamo l’Eucaristia! Anche al di fuori della celebrazione. L’adorazione è un tutt’uno con la celebrazione. Ci consente di fare sempre più nostra la vita di Cristo e di poter dire con verità che per me, per noi vivere è Cristo! Ecco perché è tanto importante che adoriamo l’Eucaristia durante le nostre giornate e la adoriamo con viva fede.
Non ci rattristano un po’ gli atteggiamenti che banalizzano l’Eucaristia? Come riceviamo l’Eucaristia? Come salutiamo l’Eucaristia? Come stiamo davanti all’Eucaristia? È Gesù Cristo risorto e vivo. Che cosa accogliamo in noi quando ci comunichiamo? Gesù Cristo risorto e vivo. Chi salutiamo quando entriamo in chiesa? Gesù Cristo risorto e vivo. Davanti a chi stiamo quando preghiamo in chiesa? Davanti a Gesù Cristo risorto e vivo, il vivente, il nostro Dio.
Come lo accogliamo? Come Lo salutiamo? Come stiamo alla Sua presenza? Oggi, solennità del Corpus Domini, non possiamo non interrogarci su quale fede mettiamo in tutti i gesti che ci pongono in relazione con l’Eucaristia, Gesù risorto e vivo in mezzo a noi. Non siamo mai superficiali, non banalizziamo mai, non impoveriamo mai i nostri gesti. Nulla è troppo per l’Eucaristia. Perché nulla è mai troppo per Gesù Cristo vivo in mezzo a noi e con noi.
Infine la preghiera si conclude così: «Per sentire in noi i benefici della redenzione».
Se la nostra vita eucaristica è viva, sentiamo nella nostra vita i benefici che ne derivano. E sono i benefici di una vita nuova. Bella! Bella della santità, bella della vita stessa del Signore, bella della Sua presenza in noi, bella perché trasformata dalla grazia di Cristo.
I benefici della redenzione consistono nel fatto che la nostra vita si apre a una capacità di carità, a una capacità di amore, a una capacità di dono che riempie di bellezza la nostra vita, quella degli altri, quella degli ambienti in cui viviamo, perché diventa una luce che si comunica, che affascina e che conquista. Ecco i benefici della redenzione: una vita nuova, perché rinnovata dalla grazia e dalla vita di Cristo in noi.
Oggi questa preghiera tutta intera riprendiamola in mano, soffermiamoci su questi quattro aspetti che abbiamo ricordato, sostiamo su sopra di essi. E ripetiamola davanti al Signore, davanti all’Eucaristia, perché quello che sta in quelle parole divenga nostra vita, nostra vita eucaristica.
Desidero riservare, ora, una parola ai ministri straordinari della Comunione, che oggi ricevono il “mandato”.
Abbiamo ascoltato nel Vangelo che Gesù affida ai suoi apostoli il compito di sfamare la folla. Sappiamo che il miracolo della moltiplicazione dei pani è segno del “banchetto eucaristico”. Voi, ministri straordinari, oggi ricevete dal Signore il compito bellissimo, che è ancora prima una grazia, di poter sfamare il cuore di tanta gente, con Cristo Signore, pane della vita, acqua della vita.
Questo ministero non è per voi. È per gli altri. Svolgetelo in chiave missionaria. Siate generosi nell’andare, nel raggiungere chi non può comunicarsi altrimenti se non attraverso il vostro servizio. Siete mandati per sfamare gli anziani, i malati, chi non può venire in chiesa, chi non può partecipare alla celebrazione. Siete mandati per sfamare chi ha fame, chi ha il cuore affamato. Vivete questo ministero con generosità, per gli altri.
Ricordatelo! Non è per voi. È per le folle, perché queste folle affamate possano essere raggiunte, nutrite e saziate da Gesù Cristo vivo, dall’Eucaristia che è il documento mirabile dell’amore del Signore per noi.
Trascrizione da registrazione audio