Omelia – Santa Messa nella festa di san Marziano
Era il 7 novembre dello scorso anno, quando ho avuto la gioia di entrare a Tortona come Vescovo. Da allora sono passati 4 mesi. È il 7 marzo, solenne festa del nostro Santo Patrono. Allora dissi a voi: «Carissimi amici nel Signore, fratelli e figli già da me tanto amati». Oggi sento di poter dire che siete ancora più amati, che siete ancora più entrati nel mio cuore di Pastore; ed è una gioia per me, oggi, dirvelo, ritrovandomi con voi, di nuovo, in questa chiesa cattedrale per festeggiare insieme il nostro Santo Patrono.
Siamo nella gioia perché festeggiamo San Marziano e perché iniziamo un anno speciale: l’anno del 1900° anniversario del martirio del nostro pastore, vescovo e martire, fondatore della diocesi. Siamo nella gioia, pertanto, perché apriamo un anno di grazia durante il quale tanti saranno i doni che il Signore vorrà fare. Vivremo momenti intensi e belli dal punto di vista spirituale, liturgico, culturale e pastorale; vivremo una Peregrinatio con la statua di San Marziano che visiterà l’intera diocesi.
Il Santo Padre, per mezzo della Penitenzieria Apostolica, ci ha fatto un dono grande. Da oggi e fino al 6 marzo prossimo, in questa chiesa cattedrale, ogni giorno, si potrà ottenere l’indulgenza plenaria venendo pellegrini da soli o in gruppo alle consuete condizioni. Si potrà ottenere la stessa indulgenza anche durante le celebrazioni che accompagneranno la Peregrinatio per le vie, per i paesi e per le realtà della nostra diocesi. Siamo, allora, nella gioia, una gioia colma di gratitudine e di stupore pensando che da più di 1900 anni la Chiesa è presente qui a Tortona.
Quale gratitudine e quale meraviglia! Perché vuol dire che lo sguardo di Dio si è posato con predilezione su questa terra. Sì, è così! Il Signore ha guardato con un amore speciale Tortona e oggi lo ricordiamo con gioia, con gratitudine, con stupore e con commozione.
Il vangelo risuona proprio qui da più di 1900 anni e ha segnato, per tutti questi secoli, la vita della nostra diocesi, la vita di coloro che ci hanno preceduto. Il vangelo ha fatto la storia di questa terra, la sua cultura, ha fatto civiltà da più di 1900 anni; il vangelo qui è stato salvezza da più di 1900 anni. Siamo nella gioia con gratitudine, con meraviglia e con commozione.
Il nostro ricordare non è un semplice fare memoria del passato. Ricordiamo, invece, una realtà che è viva, presente in mezzo a noi, perché Gesù Risorto, che con la potenza del suo Spirito ha inviato qui San Marziano a impiantare la Chiesa e ad annunciare il vangelo della salvezza, è lo stesso Signore Risorto che ha accompagnato questa Chiesa e l’annuncio del vangelo per tutti questi secoli e che oggi ancora è qui presente, vivo, ad accompagnare la sua Chiesa, a far risuonare la sua parola, a offrire il suo mistero di salvezza e di vita. Non siamo dei nostalgici di un tempo grande che fu, siamo degli appassionati, entusiasti di un presente che è vivo, perché il Risorto che fu, che è stato, è qui oggi con noi per rinnovare le meraviglie che hanno reso bella questa terra a partire da più di 1900 anni fa. Lui è vivo, Lui è qui, Lui è il Risorto Vivente, Lui è il senso della vita e la ragione del mondo, e ci accompagna. Lui è qui, come allora con San Marziano, oggi con noi. Celebriamo il passato, ma per vivere un presente e un domani. Celebriamo San Marziano per essere con lui, oggi e domani, al servizio di Cristo e del Suo Vangelo.
La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci parla di San Marziano, perché ci ricorda alcuni aspetti della sua vita. Parlando di lui, però, parla anche a noi comunità cristiana e a noi abitanti della città di Tortona
Che cosa dice a noi, come comunità cristiana? Abbiamo ascoltato una bella pagina: il profeta è chiamato da Dio perché divenga un testimone, annunciatore della sua Parola. Qual è la frase che vogliamo portare nel cuore? «Ecco, io metto le mie parole – dice Dio al profeta – sulla tua bocca».
San Marziano ha ricevuto questo dono: il Signore gli ha messo sulla bocca la Sua parola.
Quale parola? Gesù. Perché intorno al 75 d. C. qui è risuonata la parola Gesù ed è risuonata grazie alla presenza del nostro primo vescovo e pastore, e da allora è continuata a risuonare.
Oggi, ancora, in noi, figli di San Marziano, quella parola risuona. E desideriamo che risuoni sempre, vogliamo essere l’eco di questa parola che è un nome, il nome di un Vivente che è la nostra salvezza, Gesù. Possiamo avere una tentazione: barattare questa parola e questo nome per altro, per altre parole, per valori pur buoni e belli, per realtà positive ma che non sono Lui. Se così facessimo, potrebbe essere più semplice sederci nei salotti del mondo, risultare più popolari e accolti. Ma questo a noi non interessa, perché come ai tempi di San Marziano, e come nella storia gloriosa di questa nostra terra, noi riceviamo da Dio un dono, quello di avere sulle nostre labbra il nome che salva e che dà vita, che dà senso all’esistenza, il nome per il quale vale la pena di vivere e morire: Gesù. Noi oggi chiediamo a San Marziano una grazia: che questo nome continui a risuonare con gioia, con entusiasmo, con fedeltà sulle labbra di questa nostra Chiesa e di ciascuno di noi. Tutte le altre parole buone, belle, importanti verranno da lì, saranno una conseguenza, troveranno il centro e la radice lì, in questo nome che è il nome di Cristo, Risorto e Vivo, Gesù. Questo è il nome che è posto sulle nostre labbra perché lo annunciamo ancora oggi a tutti.
L’apostolo Paolo ci dona una seconda frase molto bella; egli scrive nella sua Lettera: «Cristo in voi, speranza della gloria». È un’espressione splendida, perché racchiude tutta la vita del cristiano.
Per San Marziano questa frase è stata una verità fondamentale. Se Cristo, infatti, è stato la pienezza della sua vita, è stato anche la speranza della sua vita; egli ha versato il proprio sangue perché ha sperato nella gloria, perché era certo dell’eternità, perché sapeva che la sua esperienza terrena non era tutto, ma era solo una piccola parte di qualcosa di molto più grande, di molto più bello: un per sempre in Dio, nella gioia senza fine.
«Cristo in voi, speranza della gloria». Anche noi oggi vogliamo vivere così. Noi che siamo tentati di perdere di vista l’orizzonte dell’eternità, tutti e soltanto protesi a questa terra, a questa vita, a questo tempo, condannandoci a essere infelici, senza orizzonte e smarriti.
Ditemi voi, che cosa è questa vita, se non c’è l’altra vita?
Che cosa è questo tempo, se non c’è l’eternità?
Che cosa sono le gioie di questa nostra terra, se non c’è una gioia che dura per sempre?
Che senso ha il dolore di questi giorni se non c’è un per sempre felice in Dio?
San Marziano lo sapeva e per questo ha versato il sangue ed è morto per Cristo. Cristo era in lui pienezza sulla terra ma anche speranza della gloria.
Marziano ha pronunciato il nome Gesù, perché lo aveva sulla sua bocca. Ha scritto, con il proprio sangue, su questa nostra terra tortonese, il nome di Gesù perché per lui era «speranza della gloria».
Possa essere così anche per noi, possa essere anche per noi Cristo pienezza in questa vita, ma anche speranza di una pienezza ancora più grande, nella vita altra, là dove il Signore ci attende.
Nella pagina che abbiamo ascoltato dal vangelo, troviamo una terza frase che vogliamo portare nel cuore. Gesù chiama i discepoli e comincia a mandarli “due a due”. È il segno di una comunità che cammina come famiglia per le strade del mondo. Marziano, a Tortona, ha fondato la Chiesa, una comunità, ha fondato la famiglia dei figli di Dio, ha fondato una comunione di amore, perché non si può parlare di Gesù e non si può attendere la Sua gloria se non insieme, come famiglia, come comunione di amore, camminando due a due, per riprendere la bellissima immagine del vangelo.
In questo tempo stiamo vivendo il cammino sinodale, che ci parla dell’esigenza di essere ancora di più famiglia del Signore, di essere ancora di più una comunione di amore che cammina nel tempo, per le strade di questa nostra storia. Soltanto se siamo questa famiglia, se camminiamo due a due, possiamo davvero ascoltare lo Spirito che ci parla, possiamo davvero essere testimoni di una carità grande che non è di questo mondo, possiamo essere la presenza di Dio, affascinante e bella, in questa terra. Se camminiamo due a due, insieme.
Chiediamo a San Marziano che aiuti a camminare insieme come famiglia, come comunità, come comunione di amore per ascoltare lo Spirito, per testimoniare la carità e per essere un’immagine viva di Dio che è amore e carità infinita.
Queste tre frasi della Parola di Dio ci hanno parlato di San Marziano ma hanno parlato e parlano a noi oggi e anche alla nostra città. E che cosa dicono oggi alla nostra città?
Ecco che cosa dicono. Tortona non avere paura di Gesù, che è per sempre ed è per tutti. Non avere paura mai di questo nome, di Colui che è venuto, ed è qui, come Salvatore, di colui che solo è amico e alleato vero, fedele e che mai tradisce nell’amore. Non avere paura di questo nome.
Tortona non avere paura della Chiesa, perché non ha altra ricchezza e altro desiderio se non Lui, Gesù, la bellezza che sola può salvare il mondo. Non avere paura della Chiesa, perché è tua amica, è tua alleata vera, vuole camminare con te ed essere in te una collaboratrice nella via che porta in alto, che porta a Dio e al tuo vero bene.
Oggi faccio mie le parole di San Giovanni Paolo II: «Tortona apri le porte a Cristo», nulla ti sarà tolto, tutto e molto di più ti sarà dato. Apri le porte alla Chiesa, nulla ti sarà tolto e tutto ti sarà dato, perché la Chiesa vuole donarti soltanto Gesù. Sii astuta, fai il tuo interesse, Tortona. Apri le porte a Cristo, apri le porte alla sua Chiesa!
Questo valga per Tortona come anche per ogni città della nostra Diocesi, per tutta la nostra bellissima terra.
Non avere paura. Apri le porte a Cristo, che t’illuminerà e diventerai più bella, più umana e migliore, perché questo ti donerà Gesù il Salvatore e la sua Chiesa con Lui.
Non temere. Apri le tue porte con fiducia, senza paura.
San Marziano prega per noi, prega la nostra Diocesi, per la nostra terra.
San Marziano prega per Tortona, questa nostra splendida città. Con la tua preghiera riprendiamo il cammino, confortati della tua amicizia, consolati dalla tua presenza; con te siamo più sicuri; con te siamo certi che, oggi e domani, Tortona con te continuerà a essere, e sarà sempre di più, ciò che è stata da più di 1900 anni, guardata dal Signore, amata dal Signore, piena della Sua presenza e, dunque, sempre più bella.