“Dio che si è degnato di nascere per tutti, ha voluto anche farsi conoscere da tutti”: sono queste le parole con le quali San Leone Magno illustra ciò che viviamo nel giorno dell’Epifania, giorno della “manifestazione” del Signore a tutte le genti. Colui che è nato per tutti, ora si fa conoscere a tutti. Si è fatto conoscere ai piccoli e, nei Magi, si è fatto conoscere ai grandi; si è fatto conoscere ai giudei e, nei Magi, si è fatto conoscere ai pagani; si è fatto conoscere agli ignoranti e, nei Magi, si è fatto conoscere ai sapienti. Si è fatto conoscere ai buoni e ai giusti, si è fatto conoscere ai peccatori e ai malvagi, si è fatto conoscere ai vicini e ai distanti, si è fatto conoscere a tutti. Oggi, nel giorno in cui riascoltiamo la vicenda dei Magi, riviviamo esattamente il manifestarsi di Dio al mondo; un manifestarsi che vuole essere universale, cattolico, un manifestarsi che riguarda tutti, tutti, nessuno escluso.
Quando, anche nei rapporti umani, ci manifestiamo, in realtà desideriamo farci conoscere, apriamo lo scrigno del nostro cuore, iniziamo a condividere i nostri tesori più segreti, il mistero della nostra vita; in altre parole, il nostro manifestarsi agli altri è l’inizio di una relazione, di una relazione di amore. Il manifestarsi di Dio al mondo, in un certo senso, esprime questo stesso desiderio del cuore di Dio di entrare in una relazione di amore con tutti e con ciascuno di noi. Il mistero, dunque, della manifestazione del Signore a tutte le genti, che oggi celebriamo ricordando la vicenda dei Magi, ci parla di un mistero straordinariamente bello: è il mistero di Dio che è tutto amore e, dunque, desideroso di rendersi presente, di farsi conoscere, di entrare in relazione intima con la vita di tutti, con la vita di ciascuno di noi.
In realtà, il cammino dei Magi, nel momento in cui lo osserviamo con attenzione, ci parla di una manifestazione di Dio al mondo, che non è accaduta una volta per tutte. Ha conosciuto un apice – sì! –, ha conosciuto un compimento – sì! –, ha conosciuto una pienezza – sì! –; ma questa manifestazione è stata ed è in qualche modo progressiva. Proviamo a considerare questa progressione nel cammino dei Magi dalla loro lontana terra d’Oriente verso la piccola Betlemme.
Che cosa vedono, anzitutto? Vedono una stella e in quella stella i Magi riconoscono la presenza di Dio creatore di tutte le cose; riconoscono, dunque, che la creazione è una manifestazione di Dio al mondo e agli uomini, perché attraverso la creazione Dio vuol far conoscere di sé la sua grandezza, la sua onnipotenza, la sua forza, la sua trascendenza. E nella creazione Dio vuole far capire all’uomo che c’è un disegno di provvidenza che conduce il mondo e ciò che è stato creato. I Magi vedono la stella, riconoscono Dio, creatore e Signore di tutto. Hanno visto una stella, ma sono andati oltre e hanno saputo contemplare, negli elementi della creazione, la presenza di Dio, creatore onnipotente, grande, senso di tutte le cose.
I Magi hanno visto un bambino, e in questo bambino hanno riconosciuto la presenza di Dio tra noi. In altre parole hanno saputo scorgere nelle vicende dell’intera storia una promessa che, in quel momento, andava a compiersi. La storia gli ha parlato di Dio, la storia gli ha parlato di una provvidenza di Dio che tutto governa, che tutto conduce, tutto accompagna. In quel Bambino hanno riconosciuto che la storia è una storia di salvezza, dove tutto è condotto dalla provvidenza di Dio e dove tutto conduce verso Dio. Hanno visto un Bambino, ma nel Bambino hanno riconosciuto il Dio di amore, di misericordia che dava compimento alle promesse che avevano abitato tutto il cammino dell’uomo lungo la storia. Hanno visto un Bambino, ma in quel Bambino hanno visto la presenza di Dio, amore e misericordia, che accompagna il cammino di ogni vicenda umana.
Hanno visto una mamma. Il Vangelo lo sottolinea: “Videro la madre e il bambino”. Hanno visto una donna, una mamma, ma in quella donna, in quella mamma, in Maria hanno visto colei che custodiva in sé la presenza del Signore in questo mondo. E, allora, che cosa hanno riconosciuto nel volto della Madonna, nel volto di Maria, nel volto di quella madre? Che cosa hanno riconosciuto? Il mistero della Chiesa, la custode del Signore vivente nel cammino del tempo; il corpo del Cristo vivente, risorto lungo il tempo della storia; il tabernacolo della presenza di Dio, amico dell’uomo, vicino all’uomo nel tempo della vita. I Magi hanno visto una mamma, hanno riconosciuto la Chiesa, il corpo di Cristo vivo, che non abbandona mai, fino alla fine del mondo il percorso degli uomini. Hanno visto una stella e hanno riconosciuto Dio, creatore e Signore, senso di tutte le cose; hanno visto un Bambino e hanno riconosciuto Dio in mezzo a noi, provvidenza di amore e di misericordia per la vita del mondo; hanno visto una mamma e hanno riconosciuto il corpo di Cristo vivo, la Chiesa, compagna di strada nell’itinerario della storia degli uomini.
I Magi hanno vissuto la manifestazione di Dio, l’hanno riconosciuta, l’hanno contemplata, se ne sono rallegrati. Hanno vissuto, davvero, la manifestazione di Dio! E noi? Noi, oggi, giorno nel quale celebriamo la manifestazione di Dio a tutti e, dunque, il desiderio che Dio ha di rendersi presente, di farsi conoscere, di entrare in relazione con noi come il Dio dell’amore, sappiamo riconoscere in una stella Dio creatore e Signore di tutto? Sappiamo riconoscere in un bambino Dio di amore e di misericordia? Sappiamo riconoscere in una mamma la Chiesa che è corpo di Cristo dentro le vicende del mondo?
I Magi videro con i loro occhi, come tutti noi guardiamo con gli occhi, ma andarono oltre perché seppero vedere col cuore e con lo sguardo della fede, riconoscendo nella stella, nel bambino nella mamma il manifestarsi bellissimo di Dio a loro.
Perché, a volte, i nostri occhi sono annebbiati? Perché, a volte, la stella per noi è solo una stella e non parla di nulla? Perché un bambino, a volte, è solo un bambino e non parla di nulla? Perché, a volte, una mamma è solo una mamma e non parla di nulla? Perché tutto questo non parla di Dio, del suo amore della sua grandezza, della sua compagnia fedele? Perché non parla e perché non ci permette di entrare in relazione di amore con Dio, che è il senso di tutto e vuole stare con noi e per noi? Perché? Perché soltanto coloro che hanno il cuore puro possono vedere Dio.
Ce lo ricorda il Vangelo: “I puri di cuore vedranno Dio”. Se la stella è oscura, questo accade perché il nostro cuore non è puro; se il Bambino non ci dice nulla, questo accade perché il nostro cuore non è puro; se quella mamma non ci dice nulla di più, questo accade perché il nostro cuore non è puro. Stiamo, allora, davanti al Signore e chiediamo la purezza del cuore: chiediamola ascoltando la sua parola perché quella parola ci purifichi il cuore; chiediamola quando celebriamo l’Eucaristia, la adoriamo, ce ne nutriamo perché l’Eucaristia ci purifichi il cuore; chiediamola nel sacramento della confessione perché il perdono dei peccati e l’esperienza della misericordia ci purifichi il cuore. Chiediamolo nella nostra preghiera, chiediamolo un cuore puro, puro da ciò che non è Dio e che lo contraddice, perché i nostri occhi vedano e possiamo, allora, camminare nel nostro pellegrinaggio terreno, aprendo questi occhi e vedendo il manifestarsi di Dio che riempie di gioia, di senso, di bellezza e di amore la vita di ciascuno di noi. Chiediamolo, oggi, in un modo del tutto particolare, che il cuore sia puro, perché gli occhi possano vedere e contemplare Dio proprio come gli occhi dei Magi.
Ciò che ci è dato di vedere nella manifestazione di Dio, oggi, ha un connotato particolare. Lo abbiamo ricordato cantando insieme, ripetendo, con il ritornello del Salmo: “Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra”. Non è soltanto un auspicio, questo; è anche un grido del cuore perché nel momento in cui vediamo il manifestarsi di Dio a noi, diventa incontenibile il desiderio che questo Dio così bello, così grande, così innamorato dell’uomo, tutti lo possano incontrare e conoscere. Che questa parola, che abbiamo cantato insieme, accompagni la nostra giornata e la nostra vita, e sia l’espressione del desiderio, della volontà gioiosa che tutti possano adorare Dio, che tutti lo possano vedere nel suo manifestarsi, che tutti lo possano incontrare nel suo mostrarsi e svelarsi a noi.
Oggi, infine, con la Chiesa abbiamo pregato così: “Conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la bellezza della tua gloria”. È un grande richiamo al fatto che ciò che intravvediamo e iniziamo a sperimentare lungo il nostro cammino terreno, possa, un giorno, da noi essere contemplato faccia a faccia, viso a viso, direttamente, perché divenga la pienezza della nostra eternità.
Oggi, pertanto, triplice è la nostra preghiera: chiediamo un cuore puro, perché possiamo vedere il manifestarsi di Dio a noi; chiediamo la grazia di un cuore infuocato, perché possiamo partecipare a tutti il manifestarsi di Dio salvatore e redentore del mondo; preghiamo perché non si spenga mai in noi il desiderio, l’attesa, la speranza di quell’eternità beata che sarà il manifestarsi definitivo e pieno, la pienezza in Dio della nostra gioia e della nostra vita.
Trascrizione da registrazione audio