Santa Messa nella memoria di santa Lucia con gli insegnanti cattolici
Stiamo vivendo un tempo particolarmente bello dell’anno liturgico: è il Tempo dell’Avvento. Quel tempo nel quale riviviamo, ancora una volta, la gioia, la gioia serena dell’attesa della venuta del Signore. E, in questo tempo, sono i profeti ad accompagnare il nostro cammino: con la loro compagnia impariamo ad attendere, con grande speranza, la venuta di quel Signore grazie al quale tutto è cambiato, tutto può cambiare, tutto cambia.
Anche la pagina del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato questa sera, è una pagina abitata dalla speranza, abitata dalla gioia, abitata dalla luce, perché il suo pensiero va verso quel tempo nel quale Colui che è atteso verrà, il Messia Salvatore, e tutto cambierà perché Lui, davvero, porterà qualcosa di definitivamente nuovo nella storia del mondo e nella vita degli uomini.
Noi riviviamo questa esperienza grazie alla liturgia della Chiesa.
Oggi abbiamo la grazia di incontrarci con una figura, quella di Santa Lucia, nella quale possiamo toccare con mano la novità straordinaria immessa in una creatura dalla venuta del Signore Gesù. Lucia significa “luminosa”: è come se in Lucia, nella sua vita, noi potessimo contemplare che cosa accade nella vita di qualcuno, nel momento la sua vita si apre alla presenza del Signore Gesù, di Colui che è il Salvatore. Lucia è luminosa. Così anche la vita di qualunque uomo, di qualunque donna che si apre alla venuta e alla presenza del Signore diventa luminosa, come quella di Lucia.
Ci sono tre caratteristiche che delineano l’esperienza spirituale di questa santa. Eccole: il coraggio, la fedeltà, il dono di sé. Sono queste tre caratteristiche che delineano il frutto del suo incontro con il Signore Gesù, l’incontro con Colui che diventato l’amore della sua vita.
Lucia è stata coraggiosa. È stata coraggiosa nel vivere la propria fede, è stata coraggiosa nell’affermare la propria appartenenza a Gesù Cristo, è stata coraggiosa nel partecipare agli altri la gioia del vangelo. È stata coraggiosa, non si è tirata indietro, non è scesa a compromessi, non si è nascosta. L’amore, che aveva toccato la sua vita, è rimasto visibile anche nel momento della difficoltà e della prova. Non è scesa a compromessi mai, in nessuna circostanza; è stata coraggiosa nel vivere la propria appartenenza a Cristo.
Lucia è stata fedele. Perché non ha annacquato quella parola con la quale Dio l’aveva raggiunta, non ha reso meno splendente quell’amore che le era stato donato, non ha messo tra parentesi la voce del Signore quando, forese, umanamente, poteva essere comodo metterla. È stata fedele fino alle estreme conseguenze.
Lucia non si è tirata indietro e ha vissuto nel dono di sé. Si è data: non ha dato qualcosa, ha dato sé stessa; addirittura ha dato la vita, ha dato il suo sangue per Colui dal quale si sentiva amata. Ha versato il sangue per Lui, per lo sposo della sua vita.
Lucia è stata una ragazza coraggiosa, una ragazza fedele, una ragazza che si è donata senza risparmio e senza condizioni. Perché? Perché aveva incontrato il Signore Gesù, vivo: l’aveva accolto nella sua vita, l’aveva reso luce dei propri occhi, l’aveva reso il tutto per lei. Lucia non è un caso strano. È il caso normale di una vita vissuta nella fede, perché la fede è questo: è lasciarsi incontrare dal Signore che cambia l’esistenza, perché la riempie di un’esperienza di amore unica, a motivo della quale si diventa coraggiosi nel testimoniare la fede, si diventa fedeli nel vivere la fede, si diventa luminosi nel donarsi a motivo della fede.
Lucia è davanti a noi come luce, che illumina il cammino della nostra esistenza cristiana.
Ci domandiamo ora: che cosa significa, per noi, oggi, in modo concreto, incontrare il Signore Gesù che viene a visitarci, perché la sua venuta e la sua presenza in noi trasformino in bellezza, in splendore, in luce, la nostra vita? Perché – lo dobbiamo ricordare in questi giorni – il Natale non può essere semplicemente il ricordo della venuta del Signore in un clima emotivo e sentimentale, di gioia superficiale. Il Natale deve essere, semplicemente, il celebrare un incontro con il Signore; incontro che poi si rinnova, per ciascuno di noi, nella quotidianità dell’esistenza, trasformandola.
Ma come incontrare il Signore? Dove incontrarlo?
Il Signore è vivo, è vivo in mezzo a noi e il Signore parla, con la sua voce. Ogni giorno, nell’ascolto della sua parola, noi viviamo l’incontro con il Signore Gesù che trasforma la nostra vita. Ma noi abbiamo la gioia di vivere, ogni giorno, l’incontro con il Signore che ci parla? Non possiamo non chiedercelo, perché se il Signore è un vivente, che è qui in mezzo a noi e che, oggi, ci rivolge la sua parola, non possiamo non rinnovare quotidianamente l’esperienza dell’ascolto della sua voce, dell’ascolto della sua parola.
Il Signore viene a noi e ci incontra, ogni giorno, nell’Eucaristia. È proprio Lui! Non è soltanto la sua voce, è proprio Lui. È Lui risorto e vivo, nel suo corpo e nel suo sangue, attraverso cui vuole donarci la propria vita, attraverso cui vuole incontrarci ogni giorno, attraverso cui vuole essere il compagno di strada fedele che non ci abbandona mai, attraverso cui vuole accogliere le nostre gioie e i nostri dolori, le nostre speranze e i nostri progetti, attraverso cui Egli è presente, davvero, nel cammino di ogni nostra giornata. Non possiamo non chiederci qual è la nostra relazione quotidiana con l’Eucaristia se è vero, come è vero, che l’Eucaristia è Lui presente e vivo in mezzo a noi.
Quale incontro è possibile con il Signore Gesù se non Lo ascoltiamo ogni giorno nella sua parola, se non Lo incontriamo ogni giorno nell’Eucaristia?
Ma c’è un altro modo in cui Egli viene a noi e Lo incontriamo nella nostra esperienza: i sacramenti e, in particolare, il sacramento della riconciliazione. Lì è Lui che dice la parola del perdono, lì è Lui che ci abbraccia con un abbraccio di misericordia, lì è Lui che ogni volta ci accoglie nonostante la nostra miseria, lì è Lui che non si stanca di perdonarci nonostante le nostre cadute, ricadute, ripetute infedeltà e ritardi. Lì è Lui! Non possiamo non domandarci quanto e come ci accostiamo a questo sacramento, perché come possiamo incontrarlo se non lo incontriamo lì, nella festa del perdono e nella gioia di una misericordia che ogni volta ricostruisce il nostro cuore ferito, il nostro volto deturpato, la nostra vita infangata dal peccato e dal male?
E poi la comunità cristiana. Non dovremmo dimenticarlo mai che, là dove siamo riuniti nel suo nome, Egli è in mezzo a noi. E lo è davvero, non per finta: facendoci sentire il calore della fraternità e dell’amicizia, facendoci sentire la bellezza del sentirsi accolti in una famiglia, facendoci percepire la gioia straordinaria di ritrovarsi insieme condividendo la stessa fede, lo stesso cammino, le stesse speranze, mettendo insieme gli stessi dolori e le stesse cadute. Insieme, perché Lui c’è, Lui è lì e ci rende un cuore solo e un’anima sola. Non possiamo non chiederci qual è la nostra esperienza quotidiana di inserimento vivo nella comunità cristiana. Se lì il Signore è presente e vivo, come Lo incontriamo se non lo incontriamo lì?
La Parola, l’Eucaristia, la riconciliazione, la comunità cristiana: è lì che, oggi, Egli si fa incontro a noi, è lì che Egli, oggi, viene, è lì che Egli, oggi, trasforma la nostra vita.
Che cosa significa, allora, vivere l’Avvento? Significa non soltanto prepararci all’incontro che rivivremo il giorno del Natale; significa anche riappropriarci di quel dono straordinario che è l’incontro quotidiano con il Signore Gesù, che ogni giorno viene e bussa alle porte del nostro cuore, lì dove Egli ci ha promesso di essere, fedelmente, senza abbandonarci mai.
Questa sera guardiamo a santa Lucia. Rimaniamo colpiti, affascinati dalla sua luminosità e desideriamo che sia anche nostra. La interroghiamo e le chiediamo: «Come è stata possibile questa tua luce? Vorremo che fosse anche nostra». E lei ci risponde: «Perché io ogni giorno ho incontrato il Signore Gesù e ho vissuto con Lui». Questa risposta ci accompagni non solo in questo tempo di Avvento, ma in ogni giorno della vita e diventi per ciascuno di noi un invito rinnovato a lasciarsi incontrare dal Signore là dove Egli ci vuole incontrare, perché anche la nostra vita, in virtù di questo incontro di amore, divenga davvero piena di luce.
Ha a che fare questo anche con il nostro essere insegnanti? Insegnanti di religione o insegnanti nella scuola? Ha a che fare questo? Sì, ha a che fare! Perché i nostri ragazzi, i nostri giovani, i nostri bambini hanno bisogno di luce, hanno bisogno di uomini e donne che siano luminosi, hanno bisogno di parola e testimonianza che trasmettano lo splendore: e questo splendore ce lo dà Gesù Cristo. Hanno bisogno di intravvedere nella luce di ciò che facciamo, nella luce di ciò che siamo, nella luce del nostro modo di insegnare Colui che di questo modo è la sorgente, Colui che, donando questa luce, cambia davvero tutto, rende bella la vita e realizza la speranza dell’antico profeta, come l’ha realizzata in noi.
Preghiamo per questo, perché la nostra vita possa essere illuminata dall’amore del Signore e, dunque, luminosa per questi nostri ragazzi. Essi sono cercatori instancabili di luce e sanno riconoscere dove la luce c’è; infatti hanno il fiuto per capire quando un insegnante porta loro la luce, quella vera, che viene dal Signore Gesù.
Trascrizione da registrazione audio