Omelia – Santa Messa nella Festa di S. Marco Evangelista
Una parola è risuonata qui, oggi, tra di noi. È dell’apostolo Pietro, che si rivolge alla comunità cristiana ed esorta così: «Umiliatevi sotto la potente mano di Dio».
Che cosa intende l’apostolo quando si esprime in questo modo e in questo modo esorta i cristiani? «Umiliatevi sotto la potente mano di Dio». Il suo è, forse, un invito a una sottomissione cieca e umiliante? Il suo è, forse, un invito a farsi schiacciare dalla potenza e dall’onnipotenza di Dio? Il suo è, forse, un invito a diminuire l’uomo di fronte alla presenza di Dio?
No! Il suo è un invito perché l’uomo faccia verità sulla sua vita. Non si illuda ma sia vero. E la verità è che Dio è Dio, l’uomo è uomo. Dio è il datore di tutto e l’uomo riceve tutto da Dio. Dio è Colui dal quale l’uomo riceve la vita, Dio è Colui al quale l’uomo ridarà la vita. Dio è Colui che disegna la vita dell’uomo secondo un progetto di provvidenza e di amore.
L’uomo si umilia, secondo San Pietro, nel momento in cui si riconosce creatura davanti a Dio; nel momento in cui si riconosce figlio davanti a Dio e, dunque, fa verità su sé stesso.
L’uomo è sempre tentato di rinnegare Colui che gli ha dato la vita, di rinnegare Colui la cui vita ritroverà, di rinnegare Colui che ha un progetto di amore sulla sua vita; e così facendo vive nella menzogna e nell’illusione.
Umiliarsi sotto la potente mano di Dio significa essere veri e, per questo, essere nella gioia autentica, nella pienezza vera del cuore e della vita, significa realizzare compiutamente la propria umanità. Dio è il creatore, l’uomo è la creatura. Dio è il padre, l’uomo è il figlio. Nella misura in cui l’uomo riconosce questo, allora – davvero – egli ha trovato la vera vita. «Umiliatevi sotto la potente mano di Dio» per essere nella verità e, dunque, essere nella luce, nella gioia, nella pienezza.
La vita dell’uomo conosce la realtà del male e del peccato, la vita dell’uomo conosce il dolore, la vita dell’uomo conosce l’esperienza della morte.
Umiliarsi sotto la potente mano di Dio significa riconoscere l’esigenza di un Dio che è salvatore. Siamo tentati di immaginare che ci possiamo salvare da soli e così viviamo nella menzogna e nell’illusione. Chi di noi, in realtà, può scacciare da sé il male e il peccato? Chi di noi, in realtà, può superare da sé il dramma del dolore? Chi di noi, in realtà, può avere la meglio sull’oscurità della morte?
Nessuno da sé, eppure a volte ci illudiamo e viviamo nella menzogna. «Umiliatevi sotto la potente mano di Dio»: siate, cioè, nella verità; riconoscete che avete bisogno di un Dio che vi salvi, che vi salvi dal peccato, dal male, dalla morte. L’umiliazione è verità. Umiliarsi significa entrare nella vita vera, nella vita piena, nella bellezza e nella gioia.
L’esortazione dell’apostolo Pietro non ci toglie nulla, proprio nulla, ma ci introduce nella strada che porta alla vita vera. Non siamo più uomini perché non ci riconosciamo creature e figli di Dio; non siamo più uomini se immaginiamo di salvarci da soli. Siamo più uomini nella misura in cui ci riconosciamo creature e figli; siamo più uomini nella misura in cui ci riconosciamo salvati e bisognosi di salvezza.
Pietro, dopo questa importantissima esortazione, mette in guardia i cristiani: “Il vostro nemico, il, diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare”. State attenti – mette in guardia l’apostolo – perché c’è un nemico che gira in mezzo a voi e che vi suggerisce, con voce suadente: “Non umiliarti, non riconoscere Dio tuo padre e creatore, non riconoscere in Dio il tuo salvatore. Sii grande, fatti adulto, realizzati da solo”.
Pietro mette in guardia da questa voce, apparentemente suadente, ma in realtà nemica, acerrima nemica, dell’uomo perché vuole la sua umiliazione vera, la sua decadenza, la sua povertà, la sua distruzione, la sua morte. Perché l’uomo senza Dio, riconosciuto creatore e padre, senza Dio, riconosciuto salvatore e redentore, è un uomo smarrito, deluso, triste, un uomo destinato alla morte, un uomo perduto.
Abbiamo ripetuto con il Salmo responsoriale: «Canterò per sempre l’amore del Signore». Questa invocazione, che è anche preghiera, conserviamola nel cuore, ripetiamola tante volte. Ci aiuterà a ricordare e a riconoscere l’amore di Dio per noi, la bellezza di riconoscerlo creatore e padre che ha a cuore la nostra vita; ci aiuterà a ricordare e riconoscere che Egli è il salvatore e il redentore buono e provvidente, di cui abbiamo bisogno per vivere.
«Canterò per sempre l’amore del Signore». Che questa parola ci aiuti a essere umili, a essere piccoli, perché, in realtà, soltanto chi è piccolo e umile davanti a Dio è davvero grande, anche umanamente, perché trova in pienezza la propria umanità.
Dio non ci toglie e non ci priva della nostra umanità. Dio ce la dona, in pienezza. È senza di Lui che siamo dei poveri uomini e delle povere donne, senza futuro e senza speranza. Senza Dio tutto è perduto e siamo davvero piccoli; con Dio tutto è possibile e siamo davvero grandi.
Non dimentichiamo: «Umiliatevi sotto la potente mano di Dio». «Canterò per sempre l’amore del Signore».
Trascrizione da registrazione audio