Omelia – S. Messa nella IV Domenica di Avvento

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Omelia – S. Messa nella IV Domenica di Avvento

Omelia – S. Messa nella IV Domenica di Avvento

Tortona. Cattedrale

  

Ancora oggi, come nei giorni scorsi, ci avviciniamo al presepio. Oggi, però, non per posare lo sguardo su qualche dettaglio o su qualche personaggio in particolare, ma per avere del presepio uno sguardo d’insieme. Il presepio è bello, sempre, che sia piccolo o che sia grande, che sia semplice o complesso e articolato nella sua composizione. Sostando davanti al presepio ci accorgiamo di qualcosa che, se siamo attenti, ci colpisce profondamente e profondamente ci interroga.

 

Quei personaggi, quelle statue, ciò che è rappresentato è inanimato, non vive. Perché questo ci interpella e ci induce a qualche interrogativo? Perché, forse, in quel presepio inanimato e senza vita, siamo rappresentati noi, noi che siamo inanimati, senza vita, a volte, nell’esperienza della fede e nella vita cristiana; siamo così abituati che abbiamo perso il vigore, lo slancio, l’entusiasmo, la gioia. Sostiamo davanti ai nostri presepi e siamo contenti di farlo; ma, oggi, lo facciamo anche con questa nota un pochino amara, non per rattristarci, ma perché questa nota amara ci aiuti a vivere meglio il Natale del Signore. Noi non vogliamo rimanere inanimati, vogliamo diventare innamorati, perché questo è il Natale: riscoprire che il  Signore, che viene in mezzo a noi, ci ama appassionatamente ed è vivo, non è una statuina inanimata, relegata a un passato e a una storia che non sono più; e i personaggi che ci rappresentano tutti, in diverse situazioni della vita, sono vivi e noi siamo vivi, perché innamorati di Colui che viene a darci il suo amore. Ciò di fronte a cui sostiamo non è una storia passata, non è un museo da contemplare, non è qualcosa che è senza vita. No! È la vita! È la realtà, è ciò che appassiona, perché Egli, Dio fatto Bambino, è vivo e ci ama; e noi, che siamo il termine di questo amore sconvolgente, con gioia, con entusiasmo, con meraviglia, lo amiamo.

Nell’antifona di questa mattina, Colui che viene è stato identificato come “lo sposo che esce dal talamo”. Ecco cosa è il Natale: il passaggio dall’essere inanimati all’essere innamorati, il passaggio dall’essere abituati all’essere innamorati, il passaggio dal vivere qualcosa che, forse, non riesce a toccarci in profondità, a vivere, invece, una realtà che cambia la vita, la riempie, la sconvolge nel segno dello stupore, dell’esultanza, della gioia. Potesse essere questo il nostro Natale, quest’anno! Non più inanimati, come quelle statuine fredde, ma innamorati, avvampati dal calore dell’amore che ci tocca, che ci avvolge, che ci salva!

 

La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, che è la pagina dell’Annunciazione, in questo senso ci aiuta. È una pagina che, realmente, ci predispone a vivere il Natale di Gesù, vivendo quel passaggio da inanimati a innamorati. Lo fa attraverso tre parole: due sono dell’angelo a Maria e una è di Maria all’angelo. Le prime due: “Rallegrati”, “Non temere”.

 

“Rallegrati”: perché? Perché “il Signore è con te”. Non soltanto Maria vive quel dialogo straordinario, ma siamo noi che, oggi, riviviamo con lei quello stesso dialogo straordinario, perché l’angelo sta parlando a noi e dice a ciascuno di noi, alle soglie del Natale: “Rallegrati! Rallegrati perché il Signore è con te”. “Il Natale – viene a dirci l’angelo – è il motivo della vera gioia, perché Natale non è il momento delle gioie passeggere, delle gioie fugaci, delle gioie che durano un momento e che ci lasciano, sempre, con una grande nostalgia di una gioia che possa essere vera e autentica. Il Natale non è il momento delle gioie epidermiche, che non toccano in profondità il cuore. Il Natale è il momento in cui rallegrarsi, perché è l’esperienza della gioia vera. Perché? Perché il Signore è con te, perché il Signore è con noi e in Lui ritroviamo la corrispondenza vera, autentica a ciò che il nostro cuore desidera, a quella gioia di cui siamo assetati e che non troviamo mai, a quella gioia che ci sfugge continuamente, di mano. Il Signore è con noi! Il Signore è con te! Rallegrati! Davvero! E non per finta, per un attimo, con superficialità, di quella gioia che passa in un istante. Rallegrati, perché quel Signore, che è la gioia vera della tua vita, viene ed è con te e non ti abbandona mai più!”. Ci rallegriamo perché scopriamo in quel Bambino la risposta attesa e sovrabbondante a ogni nostro desiderio di gioia vera.

 

“Non temere”: è ancora l’angelo che parla a Maria, ma parla anche a noi. “Non temere. Non temere perché darai alla luce un figlio, un bambino e Dio è lì, è in quel figlio, in quel bambino. Che cosa devi temere? Dio si presenta così, come un bambino, di che cosa devi avere paura? Dio si presenta così, come un figlio, perché avere paura di Lui, perché temere Lui?”.

Questa parola l’angelo la rivolge a noi, la rivolge a te. A noi che siamo, spesso, impauriti di Dio! Sì! Noi che abbiamo timore di Dio. Sì! Stoltamente, impauriti, timorosi di questo Dio che viene a visitarci e bussa alle porte del cuore e della vita. “Non temere! Non vedi che viene come un bambino? Non vedi che viene a te come un figlio? Non vedi che, venendo così, vuole come convincerti del suo amore vero, della sua alleanza autentica, del fatto che è dalla tua parte sempre? Non temere, non avere paura di accoglierlo in te, di fargli spazio nella vita, di lasciarlo entrare nelle pieghe della tua esistenza e della quotidianità! Non temere! Egli è un bambino, è un figlio e ti ama! Ti ama! Ed è per te e non è contro di te. È misericordia infinita, e viene per rendere splendida la tua vita con il suo amore, con la sua misericordia”.

 

Maria risponde all’angelo, e questa è la terza parola: “Ecco, sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”. È la parola di Maria all’angelo ma, oggi, è anche la nostra parola all’angelo, perché desideriamo, con tutto il cuore, rispondere così, a Natale, all’angelo e, dunque, al Signore: “Ecco, sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola, perché sono nella gioia e ho capito che, accogliendo te, il cuore si riempie di esultanza e la vita pure; perché non ho più timore e paura; perché ho capito che tu sei l’amore e la misericordia infinita, che porti salvezza. E, allora… Ecco, sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola. Tutto sia secondo la tua parola, tutto sia secondo la tua volontà, tutto sia un realizzarsi del tuo disegno di amore, tutto sia come tu desideri, perché so che, se questo accade, allora, davvero, tu nasci in me e tutto cambia. Tu nasci in me e la vita diventa vita, con la ‘V’ maiuscola. Non avvenga più di allontanarmi da te, di rimanere sordo alla tua parola, di ribellarmi alla tua volontà; non vi sia più la testardaggine di volere realizzare un progetto che non è il tuo sulla mia vita, non più la stoltezza di andare per la mia strada e di ascoltare altre parole. Non più! Ecco, sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua parola”.

 

Oggi, fermandoci davanti al presepio, facciamo riecheggiare questo straordinario dialogo tra Maria e l’angelo. Ma che diventi anche nostro, che la parola “Rallegrati” ci trafigga il cuore; che la parola “Non temere”, altrettanto, ci trafigga il cuore e che la parola “Eccomi” sia la nostra parola.           Allora, sì, avverrà ciò che ad ogni Natale non può non avvenire: da inanimati saremo innamorati.

Auguri per un sereno e santo Natale!

 

Trascrizione da registrazione audio