Omelia – S. Messa nella Festa di San Francesco di Sales

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Omelia – S. Messa nella Festa di San Francesco di Sales

Omelia – S. Messa nella Festa di San Francesco di Sales

Genova. Monastero della Visitazione

  

San Francesco di Sales, lo abbiamo ricordato all’inizio di questa celebrazione, è stato un grande vescovo, è stato un grande dottore della Chiesa, è stato un grande santo. E con la sua vita, la sua la sua parola, il suo ministero, ha portato un popolo che gli era stato affidato a seguire il Signore Gesù. Ma non solo, perché tra i grandi doni, che hanno caratterizzato la sua vita, c’è stato anche quello di essere un grande maestro e direttore spirituale, che ha saputo condurre e accompagnare, alla sequela di Gesù, tanti e tante che a lui si sono affidati.

Noi, oggi, vogliamo per un momento ritornare alla sua scuola, alla scuola di un grande maestro spirituale, recuperando alcuni suoi insegnamenti e lasciandoci accompagnare da lui alla sequela di Gesù, perché è questo, soprattutto, che ci interessa: capire sempre meglio come seguire il Signore Gesù e, dunque, vivere fino in fondo la nostra identità di discepoli del Signore.

San Francesco di Sales ha scritto, tra le altre cose, che la differenza che passa tra il Vangelo e la vita dei santi è, più o meno, la differenza che passa tra una musica scritta e una musica cantata. È un’idea molto bella! La vita del santo è un Vangelo vissuto, è una vita nella quale si ascolta la bellezza del Vangelo, si contempla lo splendore del Vangelo, si tocca con mano un Vangelo vivente. A questa parola che san Francesco di Sales ci ha lasciato in dono, bisogna aggiungerne un’altra. È una parola che, in realtà, non diceva lui, ma dicevano gli altri di lui, ovvero che tutto ciò che egli predicava, lo predicava perché lo viveva. Allora, oggi, rimanendo in ascolto dei suoi insegnamenti, rimaniamo in ascolto non soltanto di alcune parole che egli ci ha lasciato in dono, ma in queste parole contempliamo anche una vita – la sua – che è stata pienamente corrispondente alle parole che ha scritto e proclamato. Allora, ricordando alcune delle sue parole, ascoltiamo la sua voce e contempliamo anche la sua vita. Vogliamo, oggi, ricordarne cinque.

 

La prima di queste parole. San Francesco di Sales dice: “Fate in modo che il vostro salvatore divenga il cuore del vostro cuore”. È una parola bellissima che, soprattutto, ha la forza di comunicarci che la vita della fede e la vita cristiana sono una questione di cuore, cioè una questione di amore. Aderire al Signore non significa aderire a un ideale astratto, seppur bello; non significa aderire, semplicemente, a una modalità di comportamento e a un codice morale; non significa neppure fare propria una dottrina. Tutto questo è importante, ma è conseguente a un incontro di amore, è conseguente a un cuore a cuore che ciascuno di noi vive con il Signore della sua vita. È conseguente a un innamoramento che – possiamo dirlo – caratterizza dall’inizio alla fine la vita della fede. San Francesco di Sales ci ricorda questo con la sua parola e con la vita che ne è stata una traduzione: il Salvatore, il Signore Gesù è il cuore del nostro cuore! Solo così la nostra fede è una fede realmente viva, solo così la nostra identità cristiana è un’identità vera: quando il nostro Salvatore è il cuore del nostro cuore!

 

Una seconda parola, molto nota, è quella nella quale san Francesco dice: “Non chiedete mai nulla e non rifiutate mai nulla”. Come a dire: “Abbandonatevi con fiducia alla volontà di Dio, perché Lui sa quale è il bene per voi; Lui sa come realizzare, attraverso le vicende della vita, il bene autentico della vostra vita”. Qui ci torna in mente anche un’altra parola che in qualche modo ci aiuta a capire ancora meglio questa. La parola particolarmente illuminata e illuminante con la quale san Francesco dice, a proposito di Dio: “Dio ha un cuore paternamente materno”. Questa parola è bellissima, è come un raggio luminoso che squarcia la nostra incapacità di puntare lo sguardo sul mistero di Dio e lo illumina.

“Dio ha un cuore paternamente materno”. Come a dire: “Di questo Dio ti puoi fidare, di questo Dio non devi avere timore, di questo Dio non hai motivo per avere paura perché è un Dio dal cuore paternamente materno che ti ama, che è dalla tua parte, che ha in mano la tua vita perché essa possa essere un capolavoro di grazia. Ecco perché non chiedere nulla, non rifiutare nulla! Abbandonati con fiducia filiale a questo Dio, che ha un cuore paternamente materno e che batte per te”. È una parola importante per noi che, spesso, nutriamo una sorta di timore nei confronti di Dio, quasi che accoglierlo di più nella nostra vita, aprirgli di più le porte del cuore, possa significare un perdere qualcosa che è importante per noi. Ma questo è un inganno! E san Francesco di Sales, con questa sua parola, vuole aiutarci a non cadere nell’inganno e nell’imbroglio di pensare che spalancare le porte della vita e del cuore al Signore significhi un di meno. No! San Francesco dice: “Nulla chiedi, nulla rifiuta, prendi tutto dal Signore. Accogli, fidati, perché Egli ti ama, è dalla tua parte, è per te, ha un cuore paternamente materno, e nella sua provvidenza, per te vuole il tutto e molto di più di quello che tu possa immaginare e sperare”.

 

C’è una terza parola che san Francesco di Sales ci dona questa sera. Dice: “Attraverso la preghiera, tu imparerai a far bene quello che quotidianamente sei chiamato a compiere e a fare”. Qui san Francesco ci ricorda due cose importantissime. Anzitutto, che ciò che siamo chiamati a fare, riguarda il quotidiano, la ferialità della vita. Ci ricorda, dunque, che la santità è un fatto di quotidianità, ma vissuta in un modo straordinario, nel Signore, con il Signore e per il Signore. Ma questo come si può realizzare? Nella misura dell’intensità della nostra preghiera, cioè del nostro dialogo con il Signore, del nostro ritrovarci a tu per tu con Lui, della nostra familiarità e intimità con la sua parola e con la sua vita.

Pregate per imparare a fare bene ciò che siete chiamati a fare ogni giorno. Dunque, “pregate intensamente, perché ciò che caratterizza la quotidianità del vostro vivere possa essere una quotidianità santa, vissuta nel Signore”. Lì si realizza la vita cristiana, lì si realizza la vita di fede. Non in cose straordinarie alle quali spesso non siamo chiamati, ma dentro quelle cose ordinarie che, in virtù della preghiera, possiamo vivere in modo straordinario, perché facciamo sì che ci entri dentro il Signore, facciamo sì che le viviamo alla sua presenza, facciamo sì che le viviamo sempre nella sua volontà e secondo la sua parola.

 

La quarta parola che ci lascia ancora san Francesco: “Tutto ciò che non è per l’eternità non è altro che vanità”. Probabilmente questa parola, nel cammino della vita, via via che gli anni passano, la si capisce di più nella sua profonda saggezza, perché il passare degli anni, il passare dell’età ci permette di cogliere, realmente, la vanità di tante cose alle quali, magari, in età giovanile davamo tanta importanza e ritenevamo essenziali. San Francesco di Sales ci aiuta, in ogni tempo della vita, a ricordare che ciò che non è per l’eternità, ciò che non rimane per l’eternità, che non entra nell’eternità, non è altro che vanità, perché oggi c’è e domani non c’è, inesorabilmente passa e non ci accompagnerà aldilà del cammino di questa vita.

Come sarebbe importante se anche questa parola di san Francesco rimanesse nel nostro cuore come compagna di viaggio, per essere saggi e non confondere le vanità con ciò che, invece, vale davvero ed è per l’eternità.

 

Infine, la quinta parola. Dice san Francesco: “La nostra miseria è il trono della misericordia di Dio”. Come è bella anche questa parola, e tanto consolante per la nostra vita; perché è vero, la nostra miseria è il trono, cioè il luogo nel quale il Signore non vede l’ora di spiegare e dimostrare quanto sia infinita la sua misericordia verso di noi.

Noi, tante volte, siamo portati a nascondere la nostra miseria, ad averne paura, a non affidarla nella confessione delle nostre colpe, a non metterla nel cuore di Dio. E così siamo tanto stolti, perché nella misura in cui questa miseria noi la diamo al Signore, la confessiamo, la riconosciamo, facciamo l’esperienza di come questa nostra miseria sia il trono della misericordia infinita di Dio per noi.

Il titolo di un testo che raccoglie alcuni insegnamenti di san Francesco di Sales suona così, in modo molto significativo, raccogliendo proprio lo spirito del santo: L’arte di trarre profitto dai propri peccati. San Francesco di Sales è stato un grande maestro a trarre profitto anche dai peccati. E come si trae profitto dai propri peccati? Riconoscendoli umilmente e domandando perdono con sincerità, perché, in quel momento, la misericordia di Dio tocca il nostro cuore, ci rinnova e ci dona una grazia capace di farci correre nel cammino della vita. Nella bontà, nella provvidenza, nell’amore di Dio anche il peccato viene assunto come un’occasione per noi di grazia, perché sperimentiamo il perdono di Dio, l’amore di Dio e crediamo ancora di più a quanto Egli sia buono e sia tutto per noi. Non dimentichiamo, dunque, anche questa parola di san Francesco.

 

Quelle citate, sono cinque parole, lo dicevamo all’inizio, che traducono alcuni insegnamenti importanti di san Francesco di Sales, ma che ci mettono davanti anche l’esempio della sua vita, perché lui queste parole le ha vissute. Noi, oggi, rimaniamo in ascolto di queste parole, con il desiderio, attraverso di esse, di rivedere, di contemplare anche la bellezza della sua vita santa.

Per fare riferimento alla pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato, c’è una preghiera che sale al Signore per intercessione proprio di san Francesco di Sales, ed è che possiamo essere – come è stato lui – “sale della terra e luce del mondo”. Come san Francesco di Sales è stato “sale della terra e luce del mondo”, vivendo una vita così bella di santità grande? Perché per lui nulla è stato meglio di Gesù. Gesù è stato la passione del suo cuore e di tutta la sua vita.

Domandiamo, allora, la grazia di poter essere come lui “sale della terra, luce del mondo”, di imitarlo nel cammino della santità, partendo, però, da questa imitazione fondamentale, per cui anche noi, come lui, possiamo dire: “Nulla è meglio di Gesù Cristo” e vivere, così, alla luce di questo atto di fede e di questo nostro atto di amore

 

Trascrizione da registrazione audio