In questo giorno, 31 dicembre, che è l’ultimo giorno dell’anno, è inevitabile che in un momento di sosta, di preghiera, di riflessione, rimaniamo a considerare la questione del tempo e del suo scorrere nella nostra vita.
Il tempo, tante volte e giustamente, lo dichiariamo amico. Il tempo ci aiuta a crescere, a capire meglio tante cose, a volte a sciogliere nodi, piccoli e grandi, della vita; il tempo, insomma, spesso lo avvertiamo come un alleato. In realtà, però, il tempo è anche e soprattutto un nostro nemico, e noi lo combattiamo, corriamo contro il tempo perché avvertiamo che ha in sé qualcosa che mina alle fondamenta la nostra vita e ciò che il nostro cuore desidera, chiede, cerca. Un alleato, dunque, per certi aspetti; ma per altri, e nella sostanza, un grande nemico, temibilissimo e di cui, giustamente, noi abbiamo paura e timore.
In alcuni monasteri antichi campeggiava questa scritta sotto gli orologi: “Tutte le ore feriscono, l’ultima ora uccide”. Per questo il tempo ci è nemico, perché è vero: tutte le ore feriscono, in quanto segnano un meno nella nostra vita, e l’ultima uccide, perché pone fine al cammino della nostra vita.
Tutte le ore feriscono e l’ultima uccide. Un antico poeta pagano, Ovidio, scriveva così: “Il tempo è divoratore di tutte le cose” (Metamorfosi, XV, 234). Come avvertiamo vera questa riflessione! Il tempo divora: il tempo divora quello che siamo, il tempo divora quello che abbiamo, il tempo divora tutto e in modo implacabile. Divora perché scorre e va, senza guardare in faccia a nulla e nessuno, e lo avvertiamo. Il tempo divora la nostra sete di bellezza, che oggi c’è e domani non c’è più; il tempo divora la nostra sete di gioia, che oggi c’è e domani non c’è più; il tempo divora la nostra sete di vita, che oggi c’è e domani non c’è più; il tempo divora gli affetti più cari, gli amori più grandi, che oggi ci sono e domani non ci sono più. Il tempo divora tutte le cose.
In un suo celebre testo, Dino Buzzati, a un certo punto, fa dire al protagonista della narrazione, che si rivolge esattamente al tempo: “Ferma, ferma!”. È un grido disperato dal momento che il tempo non si ferma, inesorabilmente passa e va.
Abbiamo fatto tre richiami semplici, ma che così bene ci ricordano l’inimicizia radicale del tempo per la vita umana.
Da questo punto di vista, quando riflettiamo, ci fermiamo, consideriamo con attenzione ciò che noi siamo e ciò che è la nostra vita, dobbiamo ammettere che il tempo ci rende dei mostri: perché noi siamo assetati di una gioia che non passi mai, e invece passa; noi siamo assetati una bellezza che non passi mai, e invece passa; noi siamo assetati di un amore che non passi mai, eppure passa; noi siamo assetati di una vita che non passi mai, eppure passa. Siamo davvero, allora, un enigma a noi stessi, un mistero incomprensibile. Siamo mostri! Perché portiamo nel cuore un desiderio che non potrà mai essere realizzato, portiamo nel cuore una sete che non potrà mai essere placata, portiamo nel cuore una fame che non potrà mai essere soddisfatta, siamo fatti per qualcosa che non potremo mai sperimentare e vivere, siamo fatti per un’eternità che il tempo ci toglie, siamo assetati di un eterno che il tempo ci ruba. Siamo assetati di qualcosa di cui avvertiamo la necessità vitale, ma che il tempo divora e non ci lascia gustare.
In questa esperienza, tragica e drammatica, che riguarda la vita dell’umanità, riguarda la vita di tutti, riguarda la nostra vita, uno per uno quelli che siamo qui, tutti, risuona oggi una parola bellissima ed è questa: “Quando venne la pienezza del tempo”. È la parola che sconfigge l’inimicizia del tempo e che, finalmente, mette a tacere il temibile divoratore di tutte le cose. È la parola per la quale io posso dire: «Ferma!», ottenendo un risultato. È la parola a motivo della quale il tempo non ferisce più e non uccide più.
“Quando venne la pienezza del tempo” tutto ciò accadde. Perché? Perché quando venne la pienezza del tempo, Dio entrò in questo mondo, Dio entrò in questa storia, Dio entrò in questo tempo. L’eternità è entrata nel tempo e ha reso il tempo amico dell’uomo. Da allora, non c’è più un’inimicizia, c’è soltanto una grande amicizia e il tempo non ci fa più paura; non lo temiamo più come un avversario irresistibile, ma lo avviciniamo e lo viviamo come un alleato, un alleato vero che ci porta, un po’ alla volta, verso ciò che il nostro cuore desidera e cerca, che ci fa vivere, per gradi ma nella verità, ciò che il nostro cuore desidera e cerca.
“Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio”: dunque, il tempo si è trasformato da nemico in amico. Il passato non è più qualcosa di irrimediabilmente perduto, in cui si cristallizza, in un modo invincibile, il male e il peccato che hanno toccato la nostra vita. No! Il passato è dentro la misericordia di Dio, è dentro l’amore invincibile di Dio. Il passato non è più un peso, il passato è una grazia; non è più qualcosa di cui non possiamo liberarci drammaticamente, ma è un dolce bagaglio che ci portiamo appresso perché abitato dalla misericordia di Dio.
Il presente, diceva santa Caterina di Genova, è il “momento di Dio”; non è qualcosa che passa e va, non è qualcosa che non ha senso, non è qualcosa che viviamo e di cui non sappiamo il perché. Il presente è il momento di Dio e, dunque, anch’esso è abitato dalla misericordia e dall’amore.
E il domani non è un’oscurità che ci spaventa, non è un sentiero che non vediamo nel suo percorso, non è un muro invalicabile che non sappiamo come potremo superare. No! Il domani è abitato dalla speranza perché è abitato dall’amore di Dio.
Passato, presente e futuro sono segnati dalla presenza di Dio, sono segnati dall’amore di Dio, sono grazia di Dio, sono provvidenza di Dio. E, allora, noi capiamo che il tempo non è più un nemico, il tempo è diventato amico; il tempo non è un caos affidato al caso, ma è un disegno di provvidenza e di amore con il Signore che edifica la nostra vita e la prepara per l’eternità felice. Questo è diventato il tempo dal momento in cui fu “la pienezza del tempo”, da quando Dio è entrato nella storia, è entrato nel mondo, è diventato il “Dio con noi”, si è fatto bambino per salvarlo, salvando anche noi. Il nostro riflettere, dunque, il nostro pregare i, il nostro considerare la realtà del tempo è un’immersione nella salvezza bella che il Bambino Gesù ha portato nella storia e nel mondo, ha portato e donato alla vita di ciascuno di noi.
Una piccola appendice a quando andiamo affermando ce la suggerisce il Papa emerito, Benedetto, oggi nato al cielo, che scrisse così: “Dio è. Anche quando, in un tempo come il nostro, l’attuale sembra l’unico bene e il moderno l’unico vero, Dio è. Dio è eterno, il tempo passa; il tempo è un idolo senza Dio e l’eterno”.
Non dimentichiamo questa riflessione sapiente di un Papa sapiente. Dio è, Dio è; è l’eterno, e per questo il tempo è un tempo di grazia, di provvidenza e di amore. Tutto è salvato e noi siamo salvati.
È ancora Benedetto XVI che ci aiuta ad alimentare la nostra riflessione. Verso la fine della vita, egli ha ripetuto più volte: “Non mi sto incamminando verso la fine, mi sto incamminando verso un incontro”. È questo che salva il tempo! È questo che salva la vita! È questo che ci salva dall’inimicizia del tempo rendendocelo amico: l’incontro con il Signore del tempo, che sperimentiamo già qui nel cammino terreno e che ci attende aldilà della vita visibile nel suo abbraccio d’amore eterno.
Oggi è il giorno in cui ci facciamo gli auguri. Troppe volte, però, i nostri auguri appaiono vuoti, vacui, in fondo un po’ anche pagani: “Buon anno!”, diciamo; o anche: “Speriamo che sia un anno migliore”. Non è l’anno che è chiamato a essere buono e più buono; non è l’anno che è chiamato a essere migliore di quello che è passato. Siamo noi che siamo chiamati a essere più buoni! Siamo noi che siamo chiamati a essere migliori! Come dice Sant’Agostino: “I tempi siamo noi: come siamo, così sono i tempi” (Confessioni). Il nostro augurio cristiano, allora, sia un po’ diverso: sia l’augurio che ci rivolgiamo gli uni gli altri e che rivolgiamo a tutti, di introdurre nella nostra vita, di più di quanto non l’abbiamo ancora fatto, la pienezza del tempo, Gesù che è la pienezza del tempo. Allora sì, l’anno sarà buono, l’anno sarà migliore, l’anno sarà un tempo di grazia, l’anno sarà un tempo amico perché la pienezza del tempo, che è Gesù, abiterà e abiterà di più questo nuovo anno.
Guardiamo alla Madonna, perché siamo nei primi Vespri della solennità della Madre di Dio. Guardiamo a Lei, ci rivolgiamo a Lei perché ci aiuti. La Maria che ha accolto in sé, come nessuna creatura, la pienezza del tempo, il Signore Gesù, ci aiuti ad accogliere in noi, nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, nelle nostre case, nelle nostre città, la pienezza del tempo, il Signore Gesù. Questo sia l’augurio. La Madonna ci aiuti a renderlo realtà.
Trascrizione da registrazione audio