Omelia nella solennità del Corpo e del Sangue di Cristo

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Omelia nella solennità del Corpo e del Sangue di Cristo

Ieri pomeriggio, al santuario della Fogliata, ho avuto la gioia di incontrare i giovani animatori ed educatori della nostra Diocesi; i giovani che, durante l’estate, animeranno i nostri oratori, i gruppi estivi, le iniziative per i ragazzi di questo prossimo periodo. A loro, ieri, ho desiderato parlare di Carlo Acutis. Perché? Ricordavo che, circa 15 giorni fa, quando mi trovavo a Roma per l’incontro dei vescovi italiani, all’inizio di una delle riunioni, il presidente dei vescovi ha dato a tutti noi un annuncio. L’annuncio era questo: il Papa ha deciso di dichiarare santo Carlo Acutis, durante il prossimo anno, l’anno del Giubileo, il 2025. Questo ragazzo, Carlo, che ha vissuto fino in fondo la propria vita cristiana, dopo essere stato proclamato beato, verrà proclamato santo. È per questo che, ai nostri giovani, ho voluto parlare un po’ di Carlo Acutis.

E di lui voglio riparlare anche oggi, perché la sua fede, la sua spiritualità, il suo incontro con il Signore si sono radicati in un modo stupendo e straordinario sull’Eucaristia. Parlando dell’Eucaristia, Carlo usava spesso un’espressione, molto bella. Diceva: «L’Eucaristia è l’autostrada per il cielo». Era un ragazzino, ma aveva capito tutto. «L’Eucaristia è l’autostrada per il cielo». Da quale punto di vista, nella sua vita, l’Eucaristia è stata l’autostrada veloce per il cielo? Proviamo a ricordare alcuni aspetti della vita eucaristica di Carlo.

 

Nell’Eucaristia Carlo incontrava Gesù, celebrando, celebrandolo nella Messa. Pensate, all’età di 7 anni aveva formulato questo proposito: «Da oggi – aveva detto Carlo – tutti i giorni parteciperò alla Messa». Lo capite questo ragazzino?

Alla mamma, ogni tanto, si rivolgeva con uno stupore ingenuo, dicendole: «Mamma, sai, c’è una cosa che non riesco proprio a capire. Io vedo gli stadi che si riempiono di tanta gente per andare a vedere una partita di calcio. Vedo altri stadi che si riempiono di giovani per andare ad ascoltare un concerto rock? Come è possibile che le nostre chiese non si riempiano per andare a incontrare Dio, per andare a celebrare l’Eucaristia, dove il Signore è presente, vivo per noi? Com’è possibile?».

Così diceva alla mamma. E, con logica conseguenza, nella sua vita, ogni giorno, c’è stata la celebrazione eucaristica. Era un ragazzino, ma aveva capito benissimo quello che un grande teologo, San Tommaso, tanto tempo prima, aveva scritto: “L’Eucaristia è il documento mirabile del grande amore del Signore per noi; è la meraviglia delle meraviglie, tra le opere che Dio ha compiuto per noi”. Ecco: per Carlo l’Eucaristia era via il cielo, perché lì incontrava Gesù, celebrandolo nella Messa.

 

Carlo nell’Eucaristia incontrava Gesù, adorandolo. Pensate, quando andava a Messa – e ci andava tutti i giorni – prima di Messa rimaneva in silenzio, in preghiera, davanti all’Eucaristia, per lungo tempo. E la stessa cosa faceva dopo la Messa: si fermava, rimaneva inginocchiato, seduto davanti all’Eucaristia e adorava. Adorava Gesù. E al riguardo diceva così: «Quando io sto davanti al sole, il sole mi abbronza; quando sto davanti all’Eucaristia, Gesù mi rende santo». Questo ragazzino aveva capito tutto, aveva capito che cosa significa stare davanti al Signore; aveva capito che cosa significa stare davanti all’Eucaristia.

 

Carlo nell’Eucaristia incontrava Gesù, nutrendosi di lui. La comunione la ricevette all’età di 7 anni e, proprio in quel giorno, mentre faceva il proposito di partecipare sempre alla Messa, faceva anche il proposito di ricevere la comunione ogni giorno. Per lui era una gioia. Era una necessità, non poteva farne a meno, perché sapeva che nella comunione Gesù entrava nel suo cuore, Gesù entrava nella sua vita. Diceva così, nella sua preghiera semplice, ma profondissima: «Sono pronto ad accoglierti. Ti faccio spazio dentro di me. Fai pure come se tu fossi a casa tua». Aveva capito tutto, Carlo aveva capito chi è l’Eucaristia.

Egli era innamorato della Madonna e recitava tutti i giorni il Rosario. A proposito del rosario diceva: «Quello per me è l’appuntamento galante della giornata». Che bello! Un ragazzino che si esprime così e dice: «Il mio incontro quotidiano con la Madonna è il momento galante della mia giornata».

Perché ho ricordato questo. Perché dal momento che sapeva bene che la Madonna, più di ogni altro, aveva accolto in sé Gesù, chiedeva a lei di saperlo accogliere, di saper nutrirsi di lui, di saperlo far diventare il cuore del suo cuore e la vita della sua vita.

 

Carlo nell’Eucaristia incontrava Gesù, vivendo di Lui. Diceva che l’Eucaristia configura in un modo unico al Signore, in quanto Egli è amore. Allora, capiamo perché la vita di Carlo è stata una vita tutta amore, tutta dono, tutta consegna di sé. Egli, ragazzino, andava a trovare i poveri, andava a trovare i malati. Giovanissimo, aveva desiderato impegnare la sua vita con gli altri ragazzi e con gli altri giovani per testimoniare Gesù: per questo faceva il catechista e voleva trasmettere loro il Vangelo. La sua vita era tutta un dono, era tutta amore. Perché? Perché con l’Eucaristia la sua vita si configurava a Dio amore, giorno dopo giorno.

Sua era un’espressione molto bella. La ripeteva spesso, soprattutto ai suoi coetanei: «Guardate, tutti noi nasciamo originali; però, poi, molti di noi diventano come delle fotocopie». Qual era per Carlo l’originalità di ciascuno? Era quella che il Signore donava entrando nella vita di ciascuno. Carlo sapeva che quando si accoglie il Signore, ci si trasforma in Lui e ciascuno diventa originalissimo. Rimaneva triste quando vedeva ragazzi, giovani, adulti essere fotocopie, cioè non originali perché incapaci di accogliere la bellezza di Dio, che rende unici e originali, soprattutto, nell’amore e nella carità.

 

Carlo incontrava Gesù nell’Eucaristia, annunciandolo e testimoniandolo. Lo faceva con la parola, perché nelle sue parole esprimeva il suo amore per Gesù Eucaristia; lo faceva con la sua vita, perché, guardandolo, si capiva quanto aveva al centro di sé stesso l’Eucaristia. E poi lo faceva anche in tanti altri modi. A un certo punto, a lui, ragazzino del nostro tempo, particolarmente abile con gli strumenti di oggi, come il computer, era venuto in mente di fare una ricerca di tutti i miracoli eucaristici avvenuti durante la storia. E ne aveva ricavato una straordinaria mostra, che presentava a tutti, ai suoi coetanei. Era un modo per annunciare e testimoniare l’Eucaristia, Gesù Eucaristia.

 

Carlo Acutis ha vissuto, davvero, alla luce di quella sua frase: «L’Eucaristia è l’autostrada per il cielo». E ha vissuto così perché nell’Eucaristia sapeva che incontrava Gesù. E lo incontrava celebrandolo nella Messa, lo incontrava adorandolo, lo incontrava nutrendosi di Lui, lo incontrava vivendo di Lui, lo incontrava annunciandolo e testimoniandolo.

Era un ragazzino! Era un ragazzino ma, per usare una frase popolare, questo ragazzino, sulla via della fede, “ci bagna il naso”. Chi, infatti, qui, tra di noi, può dire, davvero, che l’Eucaristia è la sua autostrada per il cielo? Chi, qui, tra di noi, può dire che l’Eucaristia, davvero, è il cuore della sua vita, attraverso la Messa, l’adorazione, la comunione, vivendola, testimoniandola e annunciandola? Chi di noi, qui, vive il rapporto con l’Eucaristia nella certezza di fede gioiosa ed entusiasta che l’Eucaristia è il Signore Gesù, presente, vivo, realmente in mezzo a noi?

Questo ragazzino ci scuote interiormente. Questo ragazzino ci fa vedere ciò che, tante volte, noi adulti non vediamo. Questo ragazzino oggi, forse, rimette nel nostro cuore la gioia, l’entusiasmo, la bellezza, la meraviglia per l’Eucaristia.

E oggi, forse un po’ di più, capiamo che il rapporto con l’Eucaristia, cioè con il Signore Gesù, presente e vivo, non è qualcosa che dobbiamo vivere, quasi che fosse un peso da portare, ma è qualcosa che possiamo vivere. È un inestimabile dono del quale, stoltamente, spesso non ci rendiamo conto.  Oggi, solennità del Corpo e del Sangue del Signore, chiediamo la grazia di poterci svegliare dal nostro torpore e dal nostro sonno, di poter tornare a capire, a vivere, a gioire dell’Eucaristia, presenza del Signore in mezzo a noi.

Sarebbe proprio bello uscire in processione, al termine della Messa, tutti insieme, avendo riscoperto che l’Eucaristia è Gesù, presente in mezzo a noi; uscire per dirlo a tutti, con la nostra preghiera, con il nostro canto, con la gioia sui nostri volti.

Gesù Cristo, nell’Eucaristia, è tutto per noi; e noi al mondo non abbiamo da dire, non abbiamo da dare altro se non Lui, il tutto per noi, ma il tutto anche per tutti e per ciascuno. Oggi, rinnoviamo questa nostra fede. Oggi, rinnoviamo la gioia dell’annuncio e della testimonianza di questa nostra fede.

Trascrizione da registrazione audio