Festa di sant’Agostino.
Eremo di Lecceto
Quando abbiamo l’opportunità e il dono di fermarci a guardare la vita dei Santi ne deriva per tutti noi una grande grazia, ovvero la grazia di essere aiutati a orientare, forse a ri-orientare la nostra vita a Dio. E questo capita a noi oggi che abbiamo questa bella opportunità di sostare per un momento nella grande festa di S. Agostino e così di poter guardare alla vita di questo Santo e riascoltare i suoi grandi insegnamenti. Guardare Agostino non significa fermarci ad Agostino, significa fare in modo che la nostra vita, tutta la nostra vita, guardando a lui possa indirizzarsi in modo deciso a Dio, per questo il Santo è un uomo di Dio, la Santa è una donna di Dio, perché quando noi guardiamo a loro immediatamente il cuore, il desiderio si orientano al Signore. Ed è quello che desideriamo accada anche a noi oggi. Ci fermiamo su un primo gradino, è quello che ci è offerto dalla lettura degli Atti degli Apostoli. Gli Atti, nel brano che abbiamo ascoltato, ci presentano l’identità della vita della Chiesa degli inizi. Una identità bella dove per due volte in poche righe risuona una parola importante, la parola ” insieme”. Stavano insieme, pregavano insieme, si volevano dunque bene, dell’amore stesso di Gesù. Per questo il quadro che ne deriva è un quadro bello, ed è anche per questo che quella pagina termina con un’annotazione importante, tanti si univano a loro perché la loro vita era una vita bella, una vita di amore, una vita di carità, una vita insieme. Sappiamo che Agostino quando finalmente ha trovato la via della fede, ha voluto iniziare a vivere il suo rapporto con il Signore e la sua vita di fede in un contesto di comunione con altri fratelli, aveva capito che l’incontro con Dio può avvenire in modo pieno soltanto con altri, in un contesto di carità, in un contesto di amore. Allora qui ricordiamo due parole del Santo Padre Agostino che certamente hanno dato un’intonazione a quella vita comune ma che altrettanto certamente devono aiutare anche noi oggi nel percorrere la via dell’insieme e dell’amore reciproco. Dice Agostino: ” Ricordati e ricordatevi che la preghiera ha due ali, l’ala del perdono che dobbiamo sempre offrire al fratello manchevole verso di noi e Pala della pronta, prontissima disponibilità ai bisogno del fratello”.
Come a dire che la preghiera che ci mette in rapporto col Signore non può essere vera se non è portata da queste due ali le due ali della carità.
E ancora una parola di Agostino, dice: ” Tu quando vuoi renderti conto se un vaso di creta è davvero bello, lo tocchi, lo percuoti per sentire se emette un suono limpido per verificare che non abbia crepe. Così devi verificare la tua vita per sentire se il tuo suono è il suono della carità e dell’amore”. Rimaniamo allora oggi alla scuola della Parola del Signore e della parola di Agostino che ce la commenta, ricordandoci che la nostra vita di fede, la nostra vita cristiana ha un elemento decisivo nella carità, nell’amore reciproco, nell’essere davvero insieme una sola famiglia.
Certo, questa comunità agostiniana ma anche tutti noi in quanto Chiesa, qual è lo spettacolo bello che siamo chiamati a offrire perché tanti fratelli e sorelle distanti, distratti, forse anche in antagonismo con la fede, possano trovare la via di Dio, è lo spettacolo della comunione, della carità, dell’essere insieme nel nome di Gesù. Agostino ci ricorda questo. Sostiamo per un istante sul secondo gradino. Abbiamo ascoltato la lettura dell’Apostolo nella quale Paolo, parlando di sé, ma anche rivolgendosi al suo gran discepolo Timoteo, gli dice: “Ricordati che tu devi annunciare il Vangelo sempre, al momento opportuno ma anche a quello non opportuno, sempre, senza stancarti mai.” E sembra quasi dire: ” guarda a che cosa ho fatto io e cerca di imitarmi in qualche modo”.
Ricordiamo questo passaggio della lettera di Paolo perché ci conduce ad un altro aspetto della vita di Agostino, ovvero l’aspetto della sua predicazione, del suo annuncio, davvero instancabile come quello di Paolo, come quello raccomandato da Paolo. E anche qui dopo aver ascoltato la Parola del Signore, ascoltiamo la parola di Sant’Agostino, ci sono dei brani bellissimi a riguardo, ne ricordiamo solo due. Il primo, dice Agostino: ” Anche se tu non vuoi ascoltare le parole che io ti rivolgo, io lo voglio, e tu devi ricordare che il mio voglio sarà sempre più forte e più intenso del tuo non voglio”. Ecco il cuore di Agostino, annunciatore del Vangelo, che non si ferma di fronte a nulla, neanche alla sordità dei suoi uditori, la sordità interiore, no, non si ferma neppure di fronte a questo, tanto è l’entusiasmo e lo slancio per l’annuncio del Vangelo per il desiderio di parlare di Gesù. In questo modo ci ricorda quale grande desiderio e passione dobbiamo coltivare anche noi.
Ma ancora Agostino. Agostino lo sappiamo, ha parlato, ha scritto, per dire soltanto una parola, per dire Gesù. L’opera monumentale che è arrivata fino a noi potrebbe trovare sintesi proprio in questo, Gesù. Sappiamo che Agostino commentando la Scrittura era solito ricordare: “quando tu leggi la Parola di Dio ricordati questo, che dietro ogni parola tu puoi ascoltare un’ eco e questa eco dice: Dio è Amore, Dio ti ama”. Questo ha annunciato a tempo opportuno e non opportuno Agostino, spendendo così interamente la sua vita. Che cosa ci ricorda in questo modo Agostino? Ci ricorda che se la nostra fede è autentica, se la nostra fede è profonda, se la nostra fede è vera, non può non sentire l’esigenza dell’annuncio di Gesù. Ritornando per un attimo ad Agostino, commentando un salmo, il salmo 102 ha lasciato scritto: “Tu senti l’urlo del corvo( ed usa il termine latino che in qualche modo è chiaro questo urlo, cras, cioè domani, domani.) No, non devi rimandare a domani perché oggi il Signore ti interpella”. Ecco il cuore di Agostino che si rivolge all’uditore, perché finalmente abbracci il Signore con la propria vita. Ecco il cuore che dobbiamo avere noi per non stancarci mai di parlare di Gesù. Ricordiamocene mentre sostiamo su questo secondo gradino, la fede è vera quando si fa annuncio appassionato del Signore. E fermiamoci per un istante sul terzo gradino. La pagina del Vangelo ci ha parlato della porta, Gesù parla di sé come della porta dalla quale bisogna passare. E’ bella questa immagine, una porta attraverso la quale bisogna andare, e questa porta è una persona, per cui noi comprendiamo che la vita della fede è un entrare dentro, non semplicemente una porta, entrare dentro qualcuno, diventare una realtà sola con il Signore. Agostino questo l’ha vissuto con una particolarità che potremmo definire con tre verbi: desiderio, anelito, sospiro. Tutta la sua vita è stata caratterizzata da questo desiderio, da questo anelito, da questo sospiro, tutto quanto teso a diventare una cosa sola con Gesù. E allora anche qui ricordiamo qualche parola del Santo Padre Agostino, quando dice: Mio Dio, tu sei il Mio Dio, a te sospiro giorno e notte” che bello! Oppure quando dice: “Se il tuo desiderio è vivo vuol dire che è viva anche la tua preghiera ed è vivo il tuo rapporto con Dio. Desidera e desiderando pregherai. Desidera, perché desiderando dimostrerai di amare.” E ancora: “La vita è un cercare per trovare, ma quando si è trovato dobbiamo cercare ancora”. Ecco l’anelito, ecco il sospiro, ecco il desiderio con cui Agostino ha vissuto il suo rapporto di amore con il Signore Gesù. E così ci viene ricordato questo terzo aspetto della fede. La fede è desiderio, desiderio di amare sempre di più il Signore non accontentandoci. La fede è anelito ad essere sempre di più una cosa sola col Signore non accontentandoci mai. La fede è sospiro del cuore di chi ama il Signore. Diceva Agostino : “Ti dispiaccia quello che sei se vuoi arrivare ad essere ciò che ancora non sei”. Questo è il dinamismo della fede che non si ferma mai, ma cresce sempre perché desidera un amore per il Signore sempre più grande. Abbiamo compreso che questi tre gradini sonó tre gradini che ci parlano di fede. La fede è vera quando si esprime nella comunione e nella carità. La fede è vera quando si fa annuncio. La fede è vera quando è desiderio, anelito, sospiro di un amore sempre più grande. Abbiamo anche capito che queste tre soste di riflessione che abbiamo cercato di fare con la Parola del Signore e quella di Agostino ci riconducono alla realtà dell’amore: E diceva Agostino: ” se ami la terra diventerai terra ma se ami Dio, in qualche modo diventerai Dio”. Portiamo nel cuore questa parola, se amiamo la terra e le cose della terra diventiamo polvere proprio come la terra. Ma se amiamo Dio e le cose di Dio diventeremo sempre più belli interiormente perché saremo sempre più simili a Lui. Allora congediamoci da Agostino ricordando questo suo invito: ” Se tu ti darai a Dio, se sarai un dono a Dio, tu diventerai un dono di Dio”. Lasciamo che questo invito sia invito che questa sera raggiunge ciascuno di noi e che ci accompagna nel cammino della vita. Essere dono a Dio con la fede, con l’amore, per diventare un dono di Dio ai nostri fratelli. In fondo è tutta qui la vita cristiana e con la sua straordinaria capacità Agostino ne fa una sintesi bellissima. Che questa sintesi con queste parole si imprima nel cuore e diventi orientamento per la nostra vita quotidiana. Sii dono a Dio per diventare un dono di Dio.
Trascritto dal parlato