Nel giorno bello in cui la nostra Sr. … celebra il Suo 60° anniversario di Professione Religiosa, ci siamo riuniti per pregare insieme, dando espressione al nostro affetto, alla nostra gioia, alla nostra gratitudine al Signore.
Tutto questo lo viviamo rimanendo in ascolto del Signore che ci parla e che oggi ci invita, ancora una volta, a custodire nel cuore la Sua Parola di salvezza e di amore. L’invito, certamente, riguarda anzitutto sr. …; ma quello stesso invito riguarda alla fine anche noi.
Con il ritornello del Salmo responsoriale abbiamo ripetuto nel canto: “Guidami, Signore, per una via di eternità”. La prima parola che raggiunge il cuore di Sr. … è come una via di accesso a una contemplazione gioiosa. Una contemplazione che permette di osservare con stupore la propria vita, ritrovandovi una via di eternità. La vita religiosa, in effetti, è proprio questo: una via di eternità, un’esperienza di eternità gustata già in questo tempo fugace della nostra storia terrena. Come affermava San Cipriano parlando alle consacrate, una persona consacrata è già oggi quello che saremo domani nel mondo di Dio.
Il Salmo 138 si esprime nella meraviglia e nella gioia: l’orante osserva in sé una meraviglia stupenda, un’opera meravigliosa di Dio. Anche sr. … osserva nella propria vita una “meraviglia stupenda”, le opere meravigliose del Signore. La vita religiosa, la sua vita religiosa è stata ed è una meraviglia stupenda, meravigliosa opera di Dio. Un anniversario è sempre l’occasione di grazia per questa contemplazione gioiosa.
Quando si raggiunge una meta importante della vita, viene spontaneo guardarsi indietro per osservare il percorso fatto. La vicenda di Giobbe e, in specie, il dialogo di Giobbe con Dio così come lo abbiamo ascoltato nella prima lettura, ci aiuta in questo sguardo retrospettivo. Giobbe viene interrogato dal Signore che, al contempo, mostra al Suo interlocutore il grande mistero della vita e della storia, segnato dall’amore di Dio. Amore così smisurato che l’uomo non riesce a comprenderlo. Al termine di questo appassionante dialogo, Giobbe mette la mano sulla bocca, come a indicare la sua impossibilità a parlare, la sua gioia straripante davanti alla grandezza di Dio, il suo stupore che non trova più parole adatte a esprimersi.
Il gesto della mano sulla bocca oggi lo compie anche sr. …, che guarda alle vicende della propria vita religiosa, scoprendovi ancora una volta il segno fedele della Provvidenza di Dio, le tracce di un amore senza misura che tutto ha abitato e condotto. Solo il silenzio è capace di dare forma ai sentimenti di un cuore che trabocca di gratitudine e felicità.
Il raggiungimento di una meta e la sosta che ne deriva offrono anche l’opportunità per guardare avanti. Il cammino non è ancora concluso. Altre mete si presentano davanti a noi. La pagina del Vangelo, che pare a una prima lettura particolarmente forte e severa, in realtà è un aiuto decisivo a guardare avanti nella vita con rinnovato slancio. I “guai” che si susseguono sulle labbra di Gesù, infatti, sono l’eco di un amore forte che vuole mantenere desta la vigilanza, impedire l’assopimento del cuore e la pigrizia della vita. Ciò che è stato raggiunto non è ancora il termine della corsa. Altra strada deve essere fatta, altre mete raggiunte, altre cime toccate.
Oggi sr. … ascolta il “guai” di Gesù come parola di amore forte, che rimette in movimento la vita verso il domani, nella logica di un dono che si rinnova con entusiasmo e di una vita che continua come ricerca appassionata della santità. Quel “guai”, allora, sembra tradursi in “ancora”, “ancora e ancora di più”.
Affidiamo, con affetto grande, alla SS. Vergine, questo bello e importante anniversario. Sia per sr. …, e per noi con lei, l’occasione per una contemplazione gioiosa e stupita della propria vocazione, per uno sguardo volto al passato colmo di gratitudine, per un nuovo inizio del cammino con il cuore proteso nell’amore.
Sintesi