Carissimi nel Signore,
celebrando la bella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’universo, giungiamo, in questa domenica, alla conclusione di un altro anno liturgico. “Tempus fugit”, il tempo fugge, ci ricorda un antico e saggio adagio. Anche questo è un richiamo a vivere con saggezza il tempo della nostra vita, distinguendo ciò che davvero è importante da ciò che non lo è.
Ascoltiamo, dal vangelo di san Giovanni, l’intenso dialogo tra Gesù e Pilato. Dopo aver sentito parlare il Signore, il governatore romano gli pone la domanda: “Dunque tu sei re? “Ed ecco la risposta: “Tu lo dici io sono re”.
Ora, però, ci domandiamo: in che cosa consiste questa regalità che, sempre secondo le parole di Gesù, “non è di questo mondo? Il Signore è re perché dona la propria vita.
Egli “governa” il suo popolo comunicando la salvezza in virtù della propria immolazione d’amore sulla Croce. E la croce diviene il trono regale da cui scaturiscono le sorgenti d’acqua viva della grazia, della misericordia, della vita nuova, dell’alleanza d’amore piena e definitiva.
Contemplando la divina regalità di Gesù, siamo invitati a parteciparvi, lasciando che l’amore del Suo cuore pervada la nostra vita e divenga la nostra nuova identità.
Guardando a Gesù ci accorgiamo che “servire è regnare” e che il segreto della pienezza di senso di un’esistenza consiste proprio nel dare la vita senza condizioni.
Anche noi abbiamo una regalità da esercitare sul mondo. Non una regalità umana e mondana, ma una regalità che non appartiene a questo mondo. La nostra è la regalità propria di chi ama senza misura e offre al mondo, con la propria vita, la vita stessa di Dio, unica vera salvezza e unica fonte di speranza e di gioia.
Un abbraccio e una benedizione con tanto affetto.