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1. L’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi
“Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a esultare in Dio”.
Facciamo nostro l’invito di sant’Ambrogio e contempliamo il mistero con il cuore colmo di stupore e di gratitudine. Come e con Maria.
Ci avviciniamo a Gesù che, alla vigilia della Passione, vive una dolorosissima agonia. In quell’agonia vi è un terribile combattimento interiore, accompagnato da un interrogativo lacerante: aderire o no alla volontà del Padre? Sappiamo l’esito di quel combattimento: Gesù risponde con un sì senza condizioni e colmo di amore. Egli percorrerà fino alla fine la via della donazione di sé.
Anche noi conosciamo l’esperienza del dubbio, in ordine alla volontà di Dio sulla nostra vita. A volte, perché non riusciamo a capirla con chiarezza; altre volte, perché temiamo di aderirvi, non sapendo dove possa condurci. Alcune volte, invece, decidiamo tristemente di non corrispondere a quanto il Signore ci chiede. Eppure, rimane sempre vero che “volontà di Dio, Paradiso mio”. Perché solo nell’adesione alla Parola del Signore sta il segreto della vera gioia e della vera pace, della nostra autentica realizzazione. “Solo in Dio – infatti, come canta il salmista – riposa l’anima mia”.
Nostra Signora che scioglie i nodi, aiutaci a entrare nel mistero dell’agonia di Gesù. La sua adesione alla volontà del Padre divenga anche la nostra. E sia, la nostra vita, un sì gioioso e fedele alla Parola di Dio.
2. La flagellazione di Gesù alla colonna
“Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a esultare in Dio”.
Facciamo nostro l’invito di sant’Ambrogio e contempliamo il mistero con il cuore colmo di stupore e di gratitudine. Come e con Maria.
Ci avviciniamo a Gesù nel momento in cui, alla colonna, viene sottoposto alla terribile pena della flagellazione.
Chi infierisce sul corpo del Signore? Chi è l’artefice di quei colpi che ne straziano la carne?
Certamente i soldati romani. Ma, in verità, anche noi, ciascuno di noi. Perché ogni colpo di flagello si intreccia con il mistero dell’iniquità che abbraccia la storia.
Il nostro peccato, dunque, il mio peccato riconduce sempre Gesù alla colonna, abbattendosi impietoso su di Lui, Agnello innocente e salvatore. Ecco perché ogni colpa, piccola o grande che sia, non è semplicemente l’infrazione di una norma morale o la non corrispondenza a un ideale, e neppure un atto che ferisce semplicemente l’uomo e la fraterna convivenza. La colpa è sempre, anzitutto, un tradimento dell’amore di Dio, un atto che ferisce il Cuore del Signore. In questo consiste la sua reale drammaticità. Ecco perché i santi hanno spesso affermato: “Piuttosto la morte, ma non il peccato”.
Nostra Signora che scioglie i nodi, aiutaci a entrare nel mistero della flagellazione di Gesù. Ogni colpo di flagello ci ricordi la triste realtà del peccato e risvegli in noi il desiderio di estirparlo dalla nostra vita.
3. La coronazione di spine di Gesù
“Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a esultare in Dio”.
Facciamo nostro l’invito di sant’Ambrogio e contempliamo il mistero con il cuore colmo di stupore e di gratitudine. Come e con Maria.
Ci avviciniamo a Gesù, sul cui capo viene posta una corona di spine. I soldati romani si prendono così gioco della regalità del Signore. In verità, con quel gesto carico di disprezzo, di quella regalità mettono in luce la verità più profonda. La regalità di Gesù, infatti, è la regalità dell’amore, disposto a perdere tutto, anche la vita, pur di salvare l’amato, ovvero l’uomo, il mondo.
Entriamo anche noi in questa regalità, partecipando dell’amore del Cuore di Gesù, che batte per noi uomini e per la nostra salvezza. C’è un’unica via che apre le porte per accedere al Regno vero, quello dei Cieli: la via dell’amore. Ricolmi dell’amore del Signore, amiamo appassionatamente il mondo, per portarvi salvezza e, quindi, pace e gioia. E ricordiamo che “servire è regnare”. Solo questo regnare segna in profondità la storia e rimane per sempre. Ogni altro regnare, in realtà, si rivela impotente e fallace.
Nostra Signora che scioglie i nodi, aiutaci a entrare nel mistero della coronazione di spine di Gesù. La sua regalità d’amore divenga ogni giorno di più lo stile della nostra vita e di ogni nostra scelta.
4. Il viaggio di Gesù al Calvario carico della croce
“Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a esultare in Dio”.
Facciamo nostro l’invito di sant’Ambrogio e contempliamo il mistero con il cuore colmo di stupore e di gratitudine. Come e con Maria.
Ci avviciniamo a Gesù, che sale il Calvario portando la croce sulle spalle. La via dolorosa percorsa dal Signore è la via della nostra salvezza. Per questo la percorriamo con Lui, con la gratitudine nel cuore e colmi di grande speranza. Siamo salvi, perché Gesù è il nostro Salvatore! Siamo salvi, perché Gesù ci ha liberati dal peccato e dalla morte! Siamo salvi, perché Gesù ci ha donato la Sua stessa vita!
A volte dimentichiamo questa, che è la nostra vera e più bella identità: quella di essere salvati. E pensiamo, a torto, di poter essere salvatori di noi stessi: con la nostra intelligenza, con la nostra volontà, con i nostri talenti. Eppure, ogni volta, ci accorgiamo della nostra irrimediabile impotenza. Da soli, infatti, siamo perduti. Percorriamo con Gesù la via della croce. E stiamo nella gioia, perché il nostro Salvatore ha voluto portare al nostro posto la croce di ogni nostra miseria.
Nostra Signora che scioglie i nodi, aiutaci a entrare nel mistero della via della croce percorsa da Gesù. Dalle nostre labbra esca l’acclamazione stupita e gioiosa: “Tu sei il mio Salvatore!”.
5. La crocifissione e morte di Gesù
“Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a esultare in Dio”.
Facciamo nostro l’invito di sant’Ambrogio e contempliamo il mistero con il cuore colmo di stupore e di gratitudine. Come e con Maria.
Ci avviciniamo a Gesù, nel momento supremo della Sua crocifissione e morte. Le parole vengono meno. Solo un grande silenzio può dare voce all’emozione profonda del cuore. Un giorno, dal suo letto di morte, il beato Antonio Rosmini ebbe a dire ad Alessandro Manzoni: “Tacere, adorare, godere”. Anche noi, davanti alla crocifissione e morte del Signore, non possiamo fare altro che tacere, adorare e godere. Tacere, perché troppo grande è il mistero di un Dio che muore per l’uomo. Adorare, perché solo delle ginocchia piegate e degli occhi abbassati riescono a esprimere il palpito di un cuore raggiunto da tanto amore. Godere, perché è davvero straordinaria la bellezza inesauribile del volto di Dio in Gesù, crocifisso e morto per noi.
Tutta la vita sia per noi un tacere, un adorare, un godere. Questa è la fede. E questa è la sola risposta possibile a un Dio che, in Gesù, si rivela tutto per noi, che ci ama di “un troppo grande amore”.
Nostra Signora che scioglie i nodi, aiutaci a entrare nel mistero della crocifissione e morte di Gesù. Lì siamo amati davvero! Lì siamo consolati una volta per tutte! Da lì ripartiamo desiderosi di essere santi!