Memorie, feste e solennità

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Memorie, feste e solennità

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8 dicembre, Immacolata Concezione della B.V.M.

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Luca: “Rallegrarti, piena di grazia: il Signore è con te”. Nel saluto che l’arcangelo Gabriele rivolge alla Madonna ritroviamo il significato della bella solennità dell’Immacolata Concezione. Maria è la donna senza peccato perché, per volere di Dio, preservata da ogni colpa e colmata della presenza del Signore. In nessuna altra creatura Dio vi ha preso tanto profondamente dimora e in nessuna altra mai la prenderà. L’Immacolata è la “Tutta Bella” proprio perché è Colei che è tutta di Dio e libera da ogni macchia di male. Guardando alla Sua bellezza avvertiamo anche noi il desiderio di seguirne almeno un poco le orme: con una vita di santità, con la lotta quotidiana al peccato. A questo fine oggi preghiamo con fiducia e ripetiamo: “O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te”.

 

1 gennaio. Maria Santissima Madre di Dio

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la maternità divina della SS. Vergine, siamo ancora invitati a contemplare il mistero della nascita di Gesù. Ci accompagna, in questo atto di preghiera e adorazione, il beato Paolo VI: “Tu ci sei necessario, Cristo, unico mediatore, per entrare in comunione con Dio Padre… Tu ci sei necessario, solo Verbo, maestro delle verità recondite e indispensabili della vita, per conoscere il nostro essere e il nostro destino… Tu ci sei necessario, Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria morale e per guarirla… per deplorare i nostri peccati e averne il perdono. Tu ci sei necessario, fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità fra gli uomini… Tu ci sei necessario, grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza… Tu ci sei necessario, o vincitore della morte, per liberarci dalla disperazione e dalla negazione e avere la certezza che non tradisce in eterno. Tu ci si necessario, Cristo, Signore, Dio con noi, per imparare l’amore vero e camminare… sino all’incontro finale con te amato, con te atteso, con te benedetto nei secoli. Amen”.

 

25 gennaio, Conversione di San Paolo Apostolo

Ascoltiamo la parola del Signore dagli Atti degli Apostoli: “Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco”. Con queste parole San Paolo racconta i momenti salienti della sua conversione. Il Signore Risorto gli si fa vicino sulla via per Damasco e gli si rivolge chiamandolo per nome. Nel dialogo appena citato vi sono alcune parole decisive. Sono di Paolo, che si rivolge a Gesù: “Che devo fare?”. Questa domanda è il segno più eloquente della conversione dell’apostolo come anche della nostra. In effetti, siamo spesso ostinati nel perseguire la nostra volontà, nel camminare per la nostra strada. Ma quando incontriamo davvero il Signore allora diventa normale deporre i nostri progetti e chiedere con gioia: “Che devo fare?”. Questa domanda ripetiamola più volte durante la giornata.

 

26 gennaio, Santi Timoteo e Tito

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Luca: “In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. I discepoli vengono inviati da Gesù a preparare la Sua venuta: laddove stava per recarsi, i discepoli dovevano anticiparlo. Tutto questo con uno stile particolare: infatti, il Signore “li inviò a due a due”. In questo dettaglio del racconto evangelico ci viene presentato un elemento decisivo dell’impegno missionario. I discepoli vanno in coppia per testimoniare l’amore fraterno. Proprio questo amore diviene il primo annuncio, a cui farà seguito la parola. Anche per noi, la prima testimonianza della vita nuova in Cristo passa dal reciproco amore che ci lega gli uni agli altri. La nostra parola potrà essere feconda nella misura della carità alla quale si accompagnerà.

 

2 febbraio, Presentazione del Signore

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Luca: “Anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio”. L’evangelista sta parlando del vecchio Simeone, uomo giusto e pio, che si reca al tempio di Gerusalemme e riconosce nel piccolo Gesù il Messia a lungo atteso. Lo riconosce e lo accoglie tra le sue braccia: in tal modo l’anziano di Israele ci lascia un bellissimo esempio di come anche noi siamo chiamati a vivere ogni giorno il nostro rapporto con il Signore. Sempre pronti e in attesa di riconoscere la presenza e l’opera di Gesù, sempre nell’atto di accoglierlo tra le nostre braccia. Le parole gioiose di Simeone sono splendide: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. Con lo stesso stupore negli occhi e nel cuore anche noi, oggi, ripetiamo queste parole a ogni incontro che avremo con Gesù.

 

14 febbraio, Santi Cirillo e Metodio

Ascoltiamo la parola del Signore dagli Atti degli Apostoli: “Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani”. Ad Antiochia, con queste parole, Paolo e Barnaba hanno dato inizio all’evangelizzazione del mondo pagano. L’annuncio del Vangelo è per tutte le genti, nessuno escluso, perché tutte le genti devono poter ascoltare la bella notizia della salvezza in Gesù. L’operato di Paolo e Barnaba interpella noi, spesso poco protesi nello slancio missionario. Imitando lo zelo apostolico, Cirillo e Metodio, di cui oggi facciamo memoria, hanno potato il Vangelo nel mondo slavo. Coltiviamo anche noi il desiderio di rendere tutti partecipi della conoscenza e dell’amore di Gesù, unico Salvatore del mondo.

 

22 febbraio, Cattedra di San Pietro

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Matteo: “In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?… Ma voi, chi dite che io sia?”. La domanda che Gesù pone ai discepoli riguarda anche tutti noi. Quella domanda, infatti, risuona nel nostro cuore e ci invita a decidere una volta per tutte riguardo a Gesù e alla nostra relazione con Lui. Oggi, con l’apostolo Pietro, rinnoviamo la professione della nostra fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. A partire da questa affermazione desideriamo ripetere con convinzione: “Tu sei il mio Signore, il mio Salvatore, il mio Dio e il mio tutto. La mia vita Ti appartiene e io voglio essere Tuo, vivere nel Tuo amore e nella Tua volontà”. Nel desiderio di condividere la fede di Pietro rimaniamo fedelmente abbracciati alla sua cattedra.

 

19 marzo, San Giuseppe

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Luca: “Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”. Così l’evangelista annota, dopo che l’angelo si è fatto portavoce per Giuseppe della volontà di Dio sulla sua vita e su quella di Maria. Giuseppe e’ l’esempio dell’uomo che si fida e si affida al Signore senza dubbi o condizioni. Dio parla ed egli opera. Si rimane sempre colpiti dal suo silenzio. Nel Vangelo non parla mai. Il silenzio di Giuseppe, però, non è semplice  assenza di Parola quanto piuttosto spazio libero per la presenza della Parola, quindi di Dio. Il Suo è un silenzio sacro, tutto abitato dal Signore, che Egli accoglie con prontezza e fedeltà nella sua vita. Impariamo da san Giuseppe l’arte del vero silenzio, soprattutto in questo tempo di Quaresima. Lasciamo spazio a Dio e alla Sua parola nel nostro cuore.

 

25 marzo, Annunciazione del Signore

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Luca, nella solennità dell’Annunciazione: “Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola”. Maria risponde così all’angelo inviato da Dio, che la interpella in merito alla chiamata straordinaria che Le è riservata: divenire la madre del Signore. In quelle parole si esprime l’abbandono incondizionata della Madonna alla volontà di Dio su di Lei. Oggi, con il ritornello del salmo responsoriale, ripetiamo, pregando: “Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà”. In questo modo desideriamo essere partecipi del si di Maria e fare della nostra vita un continuo atto di adesione alla Parola che Dio ci rivolge. Sia in noi, dunque, il cuore di Maria, perché anche la nostra vita sia a esempio della Sua. E ricordiamo: “Volontà di Dio, Paradiso mio”.

 

25 aprile, san Marco Evangelista

Ascoltiamo la parola di Dio dalla prima lettera di san Pietro: “Gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi”. In questa parola consolatrice ci è dato di contemplare il volto di Dio, a noi rivelato in Gesù crocifisso e risorto. Nel crocifisso risorto, infatti, si rende presente tutta l’infinita e sorprendente amorevolezza del Signore per noi. Per questo possiamo e dobbiamo gettare in Lui ogni nostra preoccupazione. Anche quella dell’annunzio del Vangelo, secondo la parola di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”. Nell’amore premuroso di Dio, che accompagna la nostra vita, troviamo il coraggio, la forza e la gioia per essere, nel mondo, testimoni del Risorto, araldi della salvezza

 

29 aprile, santa Caterina da Siena

Ascoltiamo la parola di Dio dalla prima lettera di san Giovanni: “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità”. Nel Risorto abbiamo incontrato Colui che è la Luce del mondo e abbiamo ricevuto in dono la Sua luce. Per questo il cristiano è detto anche “illuminato”. Ma questa deve riflettersi in ogni aspetto della vita: nella parola, nel gesto, nelle scelte, nei comportamenti quotidiani, nel modo di pensare e di amare. Se ciò non avviene, per lo meno nel desiderio ardente che sia così, siamo ancora nelle tenebre e non abbiamo davvero accolto la luce del Risorto. Rimaniamo davanti alla Luce! Lasciamoci illuminare dalla Luce! Chiediamo la grazia di essere trasformati dalla Luce! E questa stessa Luce si diffonda nel mondo attraverso di noi.

 

3 maggio, Santi Filippo e Giacomo

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni: “Gli disse Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta. Gli rispose Gesù: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre”. La domanda di Filippo è bella: esprime il desiderio dell’apostolo di vedere il volto di Dio. Eppure è anche una domanda che sorprende e alla quale Gesù risponde con un velato rimprovero: in Lui è presente il volto di Dio! La lunga consuetudine di Filippo con Gesù non è stata sufficiente a fargli capire questo. Forse anche noi siamo nella stessa condizione dell’apostolo? Forse anche noi non conosciamo in profondità il volto del Signore Gesù? Rimaniamo con fedeltà davanti al Signore, con gli occhi e con il cuore, per addentrarci sempre più nel mistero splendente del Suo volto, Amore infinito di Dio fatto visibile a noi.

 

14 maggio, San Mattia

Ascoltiamo la parola di Dio dagli Atti degli Apostoli: “Bisogna dunque che, tra coloro che sono stati con noi per tutto il tempo nel quale il Signore Gesù ha vissuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato di mezzo a noi assunto in cielo, uno divenga testimone, insieme a noi, della sua risurrezione”. Vengono qui presentate le caratteristiche che dovrà avere colui che è destinato a sostituire Giuda nel collegio apostolico. Come allora per gli apostoli, così ancora oggi può davvero essere testimone della risurrezione chi ha quelle caratteristiche: la profonda familiarità con il Signore, Risorto e vivo nella Sua Chiesa, cresciuta nell’assiduità dell’ascolto della Sua parola, della preghiera, dell’Eucaristia e dei sacramenti. Solo chi vive ogni giorno di Cristo può divenire anche Suo testimone nel mondo.

 

Lunedì dopo Pentecoste, Maria Madre della Chiesa

Ascoltiamo la parola di Dio dagli Atti degli Apostoli: “Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui”. Maria si trova nel Cenacolo, insieme ad altre donne e agli apostoli. Sono in attesa del dono dello Spirito promesso dal Signore Gesù. Qui Maria appare come Madre della Chiesa. Lo è, anzitutto, con la Sua stessa vita, nella quale è possibile contemplare ciò che la Chiesa è chiamata a essere lungo la storia: Madre che, in virtù della presenza del Risorto, dona la vita ai Suoi figli. Poi è Madre in quanto con la Sua preghiera si prende cura amorevolissima di tutti noi. Infine Ella è Madre, perché con la Sua offerta partecipa da vicino alla Redenzione attuata nel Figlio, morto e risorto per la nostra salvezza.

 

31 maggio, Visitazione della Beata Vergine Maria

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Luca, nella festa della Visitazione della Beata Vergine Maria: “In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda”. L’evangelista annota la “fretta” con cui la Madonna si reca presso Elisabetta. Quella di Maria è soprattutto una fretta del cuore, il desidero ardente di percorrere la via del Signore, la volontà ferma e risoluta di aderire in tutto alla parola di Dio. Noi, spesso di fretta ma nelle cose del mondo, viviamo la fretta nelle cose di Dio? La fretta mondana ci disorienta e ci toglie la pace; la fretta in Dio unifica il cuore e ci dona gioia. L’apostolo Paolo ci presenta un esempio di santa fretta: “Detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore”.

 

Sacratissimo Cuore di Gesù

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Luca: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. È proprio bello e consolante riascoltare questa pagina evangelica, nel giorno in cui si celebra la solennità del Cuore di Gesù. Nelle parole del Signore, infatti, ci è dato di intravedere l’abisso di amore che abita quel Cuore. Oggi è tempo di rimanere nel Cuore di Gesù, perché la fiamma viva di amore infinito che lo alimenta possa accendere il nostro amore per Lui, la nostra carità per i fratelli, il nostro slancio per l’annuncio del Vangelo a tutte le genti. Cuore divino di Gesù, rendi il nostro cuore simile a Tuo!

 

Cuore Immacolato di Maria

Oggi celebriamo la memoria del Cuore Immacolato di Maria. Con il salmo responsoriale ripetiamo: “Il mio cuore esulta nel Signore, mio salvatore”. Capiamo subito che queste parole, che la Chiesa pone sulle nostre labbra, sono parole sgorgate dal Cuore immacolato di Maria. Un cuore amato mirabilmente dal Signore, un cuore capace di amare in modo mirabile il Signore e tutti noi. Quel cuore esulta in Dio, perché ne capisce gli abissi di bontà e di misericordia. Come ci ricorda il Vangelo, spesso la Madonna conservava nel cuore ciò che vedeva e ascoltava dal Figlio. E tutto Le rivelava, un poco alla volta, la straordinaria bellezza dell’amore del Cuore di Gesù. Sia in noi il Cuore di Maria, perché con Lei e come Lei, possiamo esultare nel Signore, nel Suo Cuore di Salvatore, nostro infinito Amore.

 

11 giugno, San Barnaba

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Matteo: “Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino”. È questo il comando che Gesù rivolge agli apostoli, inviandoli in missione. “Strada facendo”, egli dice. In tal modo fa intendere che l’annuncio del regno di Dio conosce una via privilegiata: quella ordinaria della vita quotidiana. È proprio lì, nelle semplici relazioni di ogni giorno, lungo il cammino delle nostre giornate, là dove viviamo, che siamo chiamati a testimoniare con la parola e con la vita la bellezza e la gioia della fede in Gesù Risorto. San Barnaba, negli Atti degli Apostoli, viene definito “uomo virtuoso e pieno di Spirito Santo e di fede”. Queste sono le caratteristiche di ogni autentico evangelizzatore. Chiediamo la grazia di poter vivere anche noi, quotidianamente, allo stesso modo dell’apostolo.

 

24 giugno, Natività di San Giovanni Battista

Ascoltiamo la parola di Dio dal libro del profeta Isaia: “Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra”. In questo testo profetico è possibile intravedere la figura di san Giovanni Battista, di cui oggi celebriamo la natività. Il santo precursore di Gesù, in effetti, è colui che Dio ha reso uomo dalla bocca come spada affilata, che ha amato nascondendolo nell’ombra della mano, che è stato inviato come freccia per chiamare a conversione. In Giovanni contempliamo l’uomo mandato da Dio a preparare la via al Signore. Chiediamo la grazia di poter anche noi preparare la via al Signore nella vita di tanti nostri fratelli e sorelle.

 

29 giugno, Santi Pietro e Paolo

Ascoltiamo la parola di Dio dalla seconda lettera di San Paolo a Timoteo: “Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno”. Rivolgendosi a Timoteo, l’apostolo fa una descrizione molto bella della sua vita, ormai prossimo alla morte. Davanti a questa descrizione siamo chiamati a verificare come stiamo vivendo la nostra sequela di Gesù. Stiamo combattendo la buona battaglia della quotidianità conversione evangelica? Siamo in corsa, vivendo con slancio l’amore per il Signore? Stiamo conservando e accrescendo la fede in noi, quale dono più prezioso che possediamo? E sia viva in noi la speranza della corona di giustizia!

 

3 luglio, San Tommaso, apostolo

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni: “Poi disse a Tommaso: Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Gesù invita Tommaso a toccare e a guardare le ferite della Sua Passione, le piaghe impresse nel Suo corpo a motivo della crocifissione. Sappiamo l’esito di questa esperienza: “Mio Signore e mio Dio!”. Tommaso, infatti, risponde all’invito di Gesù: guarda, tocca e compie uno splendido atto di fede. Siamo invitati anche noi a guardare e a toccare le ferite del Signore: nella nostra preghiera personale, rimanendo a lungo davanti all’Eucaristia e al Crocifisso. E anche ritrovandole nella carne dolorante di tanti nostri prossimi, segno vivente della carne piagata del Signore. Anche noi, ogni volta, esclamiamo: “Mio Signore e mio Dio!”.

 

11 luglio, San Benedetto

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Matteo: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?”. Questa è la domanda che Pietro rivolge a Gesù. La risposta la conosciamo: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. Con queste parole il Signore vuole fare intendere che dare la vita per Lui dona senso pieno alla vita. Anzi, solo nel donare a Lui la vita troviamo una sovrabbondanza di Vita tanto desiderata quanto inattesa e impensabile. È bello riascoltare questa pagina del Vangelo nel giorno in cui celebriamo la festa di san Benedetto. Egli afferma nella Regola: “Nulla anteporre all’amore di Cristo”. Ecco il segreto per avere tutto! Perché Cristo è tutto e in Lui abbiamo tutto.

 

22 luglio, Santa Maria Maddalena

Ascoltiamo, come a lampi di luce, la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni: “Donna chi cerchi?”. “Donna perché piangi?”. “Maestro!”. “Ho visto il Signore!”. In queste quattro parole si definisce l’identità della Maddalena. Ella è la donna del desiderio, che con tutto il cuore si mette alla ricerca del Signore. Non può vivere senza di Lui. Ella è la donna del pianto. L’assenza dell’Amato è il motivo vero di ogni sua tristezza. Così rivela che ogni tristezza trova la vera origine nell’assenza di Dio. Ella è la donna del nome. Conosce il nome dell’Amato perché vive una profonda intimità di amore con Lui. Ella è la donna della visione. Ha visto e, quindi, può raccontare e annunciare il Risorto, come apostola degli Apostoli. Guardiamo alla Maddalena e imitiamola, per vivere come lei alla sequela innamorata del Signore.

 

23 luglio, Santa Brigida di Svezia

Ascoltiamo la parola di Dio dalla lettera di San Paolo ai Galati: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. Questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me”. In pochi versetti, nelle parole dell’apostolo ritorna più volte il termine “vita”. Davvero per lui il Signore è la vita e, secondo verità, egli può dire a Gesù: “Tu sei la mia vita”. Oggi vogliamo fare nostre le parole di Paolo, nel desiderio che diventi davvero nostra la vita di Gesù. Tutta la bellezza della fede consiste in questo: vivere la vita del Signore. Ma questa vita, come l’apostolo ci ricorda, La si apprende davanti al Crocifisso e rimanendo a lungo in ginocchio ai Suoi piedi. Perché il Crocifisso rivela il volto dell’Amore senza misura del Cuore di Dio. In quell’Amore è la nostra Vita! Vivere di quell’Amore è vivere la vita di Gesù!

 

25 luglio, San Giacomo Apostolo

Ascoltiamo la parola di Dio dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinzi: “Fratelli, noi abbiamo un tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi”. L’apostolo sperimenta nella propria vita una grande povertà umana. Ma, allo stesso tempo, tocca con mano la potenza di Dio che si manifesta proprio in quella povertà e debolezza. È il mistero della grazia di Dio, che opera in noi e, tante volte, nonostante noi. In tal modo, attraverso la nostra povera umanità, il Signore realizza le Sue meraviglie a favore della Chiesa e del mondo. È tanto bello scoprire questa opera di Dio, contemplarla con stupore nella propria vita, senza attribuire a se stessi ciò che appartiene al Signore. E, così, vivere nella gioia e nella gratitudine per la bellezza del Suo amore fedele.

 

29 luglio, Santa Marta

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni: “Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo? Gli rispose: Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”. Il dialogo tra Gesù e Marta precede il grande miracolo della risurrezione di Lazzaro. A noi sta cuore, in questo dialogo, soffermarci su quanto Gesù dice di se stesso e su come Marta gli risponde. Anzitutto le affermazioni di Gesù. Si tratta della Sua identità, che ci viene ricordata e ripetuta. La ascoltiamo con grande gioia! Poi, consideriamo le parole di Marta. In quelle è anche la nostra professione di fede. Ripetiamola più volte durante la giornata! Oggi, pertanto, ascoltiamo: “Io sono la risurrezione e la vita”. Oggi, ancora, ripetiamo: “Si’, o Signore, io credo”

 

6 agosto, Trasfigurazione del Signore

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Marco: “In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli”. Sull’alto monte i tre apostoli avranno la straordinaria esperienza di vedere il Signore trasfigurato e, quindi, di vivere una particolare esperienza di intimità con Lui. Pietro dirà: “Rabbì, è bello per noi essere qui”. Da quell’esperienza gli apostoli usciranno incoraggiati e rafforzati. Anche noi abbiamo bisogno di salire sul monte alto con Gesù. Alcune volte per appartarci, rimanendo un tempo prolungato alla Sua presenza. Ma anche ogni giorno abbiano necessità di andare sul monte alto: laddove ci rifugiamo nelle braccia e nel Cuore di Gesù, preghiamo, adoriamo, lodiamo, supplichiamo. Solo da questa intimità scaturisce una vita di fede autentica.

 

9 agosto, Santa Teresa Benedetta della Croce

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Matteo: “Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo”. Nel racconto della parabola delle vergini, Gesù usa il simbolo nuziale per descrivere la realtà del regno di Dio. In questa luce capiamo anche la parola che ascoltiamo nel libro del profeta Osea: “Ti farò mia sposa per sempre”. La nostra relazione con Dio è, pertanto, una relazione di amore sponsale e, come tale, siamo chiamati a viverla ogni giorno della vita. Ci si potrebbe domandare il significato delle lampade. Forse quelle lampade stanno anche a significare i gesti piccoli e quotidiani di amore che costruiscono una grande storia di amore. È il piccolo quotidiano, infatti, che rende possibile le storie grandi. Anche nel regno dei Cieli.

 

10 agosto, San Lorenzo

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni: “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Gesù ci presenta una delle grandi verità del Regno di Dio. La vita donata, quella che muore cadendo in terra, germoglia con una fecondità straordinaria. La vita trattenuta, quella che caduta in terra non muore, è condannata alla sterilità. In effetti, prosegue Gesù: “Chi ama la propria vita la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”. Ciò che appare perdita, secondo la logica del mondo, è una vera conquista e una reale vittoria davanti a Dio. L’amore vince sempre nel Regno dei Cieli! L’amore è l’ultima parola sulla storia umana.

 

15 agosto, Assunzione della Beata Vergine Maria

Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle”. Oggi guardiamo con gioia a Maria. Ella è la donna Assunta in Cielo in anima e corpo. Pertanto, anticipa fin da ora la condizione futura a cui tutti siamo chiamati da Dio. Per questo Maria è una goccia di Paradiso che suscita in noi meraviglia e fascino. Siamo attratti da una bellezza che non è di questo mondo e alla quale aspiriamo. In fondo siamo attratti dal Cielo, da Dio. Un santo ha detto che quando guardiamo Maria ci accorgiamo che i Suoi occhi indicano Gesù. È proprio così: se guardiamo a Lei, se stiamo nelle sue braccia materne, Ella ci porta al Signore, ci porta al Cielo. Non allontaniamoci mai da Lei!

 

24 agosto, San Bartolomeo apostolo

Ascoltiamo la parola di Dio dal libro dell’Apocalisse: “Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello”. Con queste parole uno dei sette angeli si rivolge a san Giovanni. A lui è dato, così, di contemplare il mistero della Chiesa, la bellezza sfolgorante della sposa del Signore. La Chiesa è bella, di una bellezza che non è di questo mondo. Ed è tanto bella perché è il Corpo di Cristo, in Lei risuona la Parola di Verità e di Vita, Lei custodisce il dono inestimabile dell’Eucaristia e dei sacramenti, a Lei sono stati dati tutti i mezzi necessari perché a noi sia possibile vivere la pienezza della vita di grazia. La Chiesa è bella perché è santa! Non si parli, dunque, male della Chiesa. Mai! Significherebbe parlare male del Signore! Parliamo, piuttosto, male di noi stessi, che con il nostro peccato e la nostra miseria la sfiguriamo nel suo volto visibile. Ma ricordiamo: ciò che in noi non è santo non appartiene alla Chiesa.

 

22 agosto, Beata Vergine Maria Regina

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Luca: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”. In questa affermazione angelica è sottolineato il binomio tra il Signore e la gioia. Dove c’è Dio, lì c’è la gioia! San Francesco di Sales dice che Maria è, tra le creature, la più amata, la più amante, la più amabile. Nessuno, come Lei, infatti, è stato e sarà mai più amato da Dio. Nessuno, come Lei, è stato e sarà mai così amante di Dio. Nessuno come Lei è stato e sarà mai più amabile. Capiamo, allora, meglio l’invito a rallegrarsi. Dal momento che il Signore è con Lei in modo unico, Maria è la più amata, la più amante e la più amabile. Quindi sperimenta la gioia più vera. Chiediamo la grazia di poter partecipare almeno un po’ di questa triplice gioia.

 

24 agosto, San Bartolomeo apostolo

Ascoltiamo la parola di Dio dal libro dell’Apocalisse: “Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello”. Uno dei sette angeli parla a Giovanni e descrive la Chiesa come sposa amata dell’Agnello, il Signore Gesù. Come e’ grande e come è bello il mistero della Chiesa! Prima di considerarla nella nostra povera umanità, siamo pertanto sempre invitati a contemplarla nel suo splendore di sposa. Ciò che in Lei non è del tutto secondo Dio , in verità non le appartiene. Per questo quando la nostra vita non è conforme al Vangelo e alla volontà del Signore siamo un po’ meno Chiesa. Quella Chiesa che in se stessa è sempre santa – per la Parola, l’Eucaristia, i Sacramenti, i mezzi di salvezza – purtroppo spesso in noi si mostra infedele. La nostra conversione e il nostro cammino di santità sono il primo è insostituibile contributo al bene della Chiesa.

 

29 agosto, Martirio di San Giovanni Battista

Ascoltiamo la parola di Dio dal libro del profeta Geremia: “Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti”. Le parole che il Signore rivolge a Geremia le ascoltiamo nel giorno in cui celebriamo la memoria del martirio di san Giovanni Battista. Il Santo precursore di Gesù non ebbe timore nel proclamare con chiarezza la verità, anche a rischio della propria vita. Guardiamo a san Giovanni come a esempio da imitare, con la grazia di Dio. Anche noi, infatti, possiamo essere chiamati a testimoniare Gesù e il Suo Vangelo mettendo a rischio qualcosa di noi stessi. Nel nostro tempo una tale testimonianza si fa sempre più probabile.

 

8 settembre, Natività della Beata Vergine Maria

Ascoltiamo la parola di Dio dal libro del profeta Michea: “E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele”. In queste parole troviamo come condensato, nella profezia, il significato bellissimo di questa festività mariana. Come Betlemme, anche Maria è tanto piccola agli occhi del mondo. Ma Dio ha scelto Lei al fine di realizzare l’opera della salvezza. Dio sceglie ciò che è piccolo per portare avanti il Suo disegno di amore. Inoltre, da quel piccolo villaggio di Betlemme, ci ricorda il profeta, uscirà il dominatore. Maria è l’inizio, l’aurora del mondo nuovo. Maria è sempre segno di speranza: in Lei, infatti, è già presente la bellezza dell’umanità salvata dall’amore del Signore.

 

14 settembre, Esaltazione della Santa Croce

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”. Con queste parole, Gesù rivela a Nicodemo il mistero splendido e consolante della Croce: la Croce, infatti, è mistero di amore, il mistero dell’amore infinito di Dio per noi. Nella Croce di Gesù è la nostra salvezza! Rimaniamo, oggi, davanti alla Croce, contempliamola, immergiamoci nell’amore che da essa promana, lasciamoci commuovere e trasformare il cuore. Nel ritornello del salmo responsoriale ripetiamo: “Non dimenticate le opere del Signore”. Non dimentichiamo mai la grande opera del Signore: la Croce! Portiamola sempre con noi, baciamola e guardiamola spesso con grato stupore.

 

15 settembre, Beata Vergine Maria Addolorata

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni: “Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!»”. Quanto l’evangelista descrive avviene sotto la croce di Gesù. Dalla croce, infatti, Egli pronuncia queste straordinarie parole. Maria è la Madre. Di Gesù, certamente. Ma anche la nostra. Il Signore, proprio sotto la croce, le affida il compito di rimanere vicino a ogni Suo discepolo per accompagnarlo nel cammino della vita e, in specie, della vita di fede. Maria stava sotto la croce. In questo stare è indicata la fedeltà di un amore che non viene mai meno. È l’amore della Madre, che mai viene meno nel nostro cammino; fino all’ora della morte. “Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte”.

 

21 settembre, San Matteo

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Matteo: “In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì”. La chiamata di Matteo e’ la storia bellissima di un peccatore a cui Gesù si avvicina con amore, chiamandolo per nome a una vita nuova. In Matteo possiamo leggere la storia di tutti noi. Siamo peccatori, ma il Signore si avvicina guardandoci con occhi colmi di amore, pronuncia in modo unico il nostro nome e ci invita a seguirlo in una vita nuova. La parola “seguimi” ha trasformato Matteo, da peccatore in apostolo. Oggi quella Parola possa trasformare anche noi da peccatori a desiderosi di santità. “Ed egli si alzò e lo segui”. Imitiamo Matteo: senza indugio alziamoci e andiamo, seguendo le orme di Gesù.

 

29 settembre, Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

Ascoltiamo la parola di Dio dal libro dell’Apocalisse: “Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo”. Il testo di san Giovanni ci parla di un combattimento, il cui esito è la vittoria di san Michele e degli angeli buoni sul drago e gli angeli decaduti. Per questo san Michele è patrono della Chiesa e aiuto speciale per noi nella lotta contro lo spirito del male. La presenza di san Michele ci dona sicurezza e fiducia. Ed è bello invocarlo spesso, soprattutto quando avvertiamo che la tentazione bussa alle porte del cuore e il male ci assale. Insieme a san Gabriele e a san Raffaele, san Michele è un segno ulteriore della provvidenza amorevole con la quale Dio accompagna ogni passo della nostra vita.

 

2 ottobre, Santi Angeli custodi

Ascoltiamo la parola di Dio dal libro dell’Esodo: “Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato”. Quasi a commento di questa pagina biblica, san Basilio afferma: “Ogni fedele ha accanto a sé un angelo come tutore e pastore, per portarlo alla vita”. In questo giorno, con la Chiesa, ricordiamo i Santi Angeli custodi. Sono un segno molto eloquente della Provvidenza di Dio, della Sua amorevole cura per noi che si rende presente anche attraverso l’Angelo custode. Egli ha il compito di custodirci e di sostenerci nel cammino spirituale. Il Santo Padre Francesco ci invita a una verifica, al riguardo: “Com’è il rapporto con il mio angelo custode? Lo ascolto? Gli dico buongiorno, al mattino? Gli dico: custodiscimi durante il sonno? Parlo con lui? Gli chiedo consiglio? È al mio fianco?”.

 

4 ottobre, San Francesco d’Assisi

“Fratelli, quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo”. Le parole che San Paolo rivolge ai Galati rispecchiano fedelmente la spiritualità di san Francesco d’Assisi e il segreto della sua splendida vita di fede. Francesco, infatti, prima di ogni altro elemento pur importante, lo si capisce a partire dal suo amore davvero appassionato per Gesù e dal suo desiderio di vivere con radicale fedeltà il Vangelo, al fine di somigliare in tutto al suo Signore tanto amato. Il Santo di Assisi è anzitutto un innamorato di Gesù. Da qui è scaturito tutto il resto, che ben si conosce della sua vita. Le stigmate, che Egli ricevette in dono, furono il sigillo a questo amore per il quale divenne una vera rappresentazione vivente di Cristo.

 

18 ottobre, San Luca Evangelista

“La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!”. Sono queste le parole che Gesù rivolge ai Suoi discepoli, prima di inviarli due a due davanti a sé in ogni città. Ci interroga l’accostamento tra l’abbondanza della messe e il piccolo numero di operai. Di quale piccolo numero intende parlare Gesù? Certamente siamo chiamati a riconoscervi l’effettivo numero limitato di testimoni del Vangelo. E per una crescita in questo senso dobbiamo pregare. Però, siamo anche chiamati a riconoscervi una “pochezza” di santità, ancora più allarmante e per la quale pregare ancora di più. Se il campo del mondo appare tanto grande rispetto alle forze disponibili, ciò accade perché le forze sono poche e perché le forze non sono sante. La mancanza di santità è la nostra più grande povertà, anche in ordine all’evangelizzazione!

 

28 ottobre, Santi Simone e Giuda, apostoli

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo secondo Luca: “Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio”. Venuto il giorno, il Signore chiamerà a se’ i dodici apostoli, predicherà alle folle, guarirà i malati e porterà salvezza a coloro che sono abitati da spiriti impuri. Nella descrizione di questa giornata da parte dell’evangelista, risulta che tutto ha inizio con la preghiera: è dalla preghiera della notte che scaturisce l’attività di Gesù. In questo modo il testo evangelico risulta esemplare per tutti noi: nella vita cristiana, proprio come per il Signore, il primato va dato alla preghiera. Tutto scaturisce da lì! La fecondità delle opere e lo slancio ardente del cuore si radicano nella preghiera, nel dialogo prolungato e fedele con Dio, che accompagna ogni nostra giornata. Senza preghiera non può esserci autentica vita cristiana.

 

1 novembre, Tutti i Santi

Ascoltiamo la parola di Dio dal libro dell’Apocalisse: “Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani”. Oggi, solennità di Tutti i Santi, questa grandiosa immagine dell’Apocalisse ci ricorda la moltitudine dei Santi che abitano il Cielo di Dio. A loro ci rivolgiamo per affidare alla loro intercessione tante nostre intenzioni. A loro guardiamo come a esempi da imitare nel cammino della nostra fede. A loro ci rivolgiamo per non perdere di vista la meta felice della nostra vita: la santità, a cui tutti, nessuno escluso, siamo chiamati ad aspirare con tutto il cuore. Non dimentichiamo: o siamo santi o siamo falliti. Perché Dio ci desidera santi!

 

2 novembre, Commemorazione di tutti i fedeli defunti

La commemorazione di tutti i fedeli defunti è per noi l’occasione di una triplice riflessione. Anzitutto, oggi siamo invitati a considerare con serietà la realtà della morte. Non pensarci è inutile e dannoso. La morte fa parte della vita e, nella fede, è la porta di accesso all’eternità di Dio. Spesso il pensiero della morte ci conduce a vivere meglio la vita. Possa essere così! In secondo luogo, oggi ricordiamo nella preghiera coloro che sono morti. Così facendo compiamo un atto di grande carità: aiutiamo coloro che ancora vivono il tempo della purificazione perché presto venga anche per loro il momento della vita beata in Dio. Infine, andando al cuore di questa giornata, riaffermiamo la nostra fede in Gesù risorto, vincitore del peccato e della morte, nostro Signore e Salvatore. Oggi annunciano al mondo con gioia questa speranza che, in Cristo, ci è stata donata.

 

9 novembre, Dedicazione Basilica Lateranense

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni, nel giorno della Dedicazione della Basilica Lateranense: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”. Il Signore pronuncia queste parole entrando nel tempio di Gerusalemme, dove trova una grande quantità di venditori che fanno commercio. Oggi ricordiamo che anche la nostra vita è il tempio di Dio. E che, forse, anche per noi, qualche volta vale il rimprovero di Gesù: abbiamo fatto entrare nella nostra vita tanti venditori e mercanti, ovvero tante realtà che nulla hanno a che vedere con il Signore e la Sua volontà. La nostra vita, invece, è chiamata a essere, come dice San Paolo: “Edificio di Dio”, dove vi abita il Suo Spirito e da cui esce l’acqua viva della grazia che porta gioia e salvezza ovunque. Verifichiamoci e ripuliamo il nostro “tempio” da quanto lo rende meno bella agli occhi del Signore.

 

30 novembre, Sant’Andrea apostolo

Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Matteo: “In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. La straordinaria vicenda di Andrea, come degli altri apostoli, inizia da una chiamata. In quella chiamata Andrea inizia a vivere l’esperienza del discepolato. Prima di essere apostolo, infatti, egli si è fatto discepolo di Gesù, lasciando tutto per Lui e seguendolo. Lo stesso vale per noi: si diventa annunciatori e testimoni del Vangelo nella misura del nostro essere discepoli. Solo colui che segue con amore Gesù può anche parlare di Lui in maniera convincente e vivere in tal modo da comunicare il fascino della fede.