I salmi della misericordia
Salmo 41
Istituto Ravasco, 23 novembre 2015
Il salmo ha il tono della supplica: un ammalato si rivolge al Signore per essere liberato dalla sua infermità, nella certezza che la sua preghiera sarà ascoltata.
Diceva Pascal: “La felicità non è né fuori di noi né dentro di noi; è in Dio, e quindi è fuori e dentro di noi”.
Il salmo può essere diviso in quattro parti:
- inno sapienziale (2-4)
- lamento contro i nemici (5-10)
- professione di fede (11-13)
- rilettura comunitaria (14)
Analisi del testo
Inno sapienziale
“Beato l’uomo” è una frase che caratterizza diversi salmi (32, 84, 112, 127). Con questa beatitudine ci si introduce nel libro del salterio (sal. 1, 1), presentando così la condizione di chi si accosta con fiducia al Signore: egli sarà felice perché godrà di una speciale protezione, che non solo non lo abbandonerà, ma lo sosterrà anche nei momenti difficili.
Il portale d’ingresso nel salterio (i salmi 1 e 2) consegna a questa beatitudine quasi l’antifona che scandisce l’intero libro. Vi si aggiunge alla fedeltà a Dio anche la solidarietà con il prossimo, quale condizione di beatitudine.
Nel salmo 41 è l’atteggiamento della compassione a essere elogiato: “Beato l’uomo che ha cura del debole”. La logica è la seguente: chi si rende vicino al povero (qui povero in senso fisico), un debole, un oppresso, riceverà lo stesso trattamento. Come a dire che “chi chiude l’orecchio al grido del povero invocherà a sua volta e non otterrà risposta” (Pr 21, 13).
La logica sapienziale conosce anche altre motivazioni, che si aggiungono al tornaconto. “Chi ha pietà del povero fa un prestito al Signore, che gli darà la sua ricompensa” (Pr 19, 17); “Chi opprime il povero offende il suo creatore, chi ha pietà del misero lo onora” (Pr 14, 31).
I versetti 3-4 del salmo ripropongono questa logica che porta a non separare l’amore di Dio e del prossimo.
Lamento contro i nemici
Nel pensiero biblico è molto radicata la logica retributiva: la malattia è segno del peccato, e più essa è cronica più è grave il peccato commesso.
Il rapporto delitto e castigo si ritrova nelle parole dell’orante che invoca su di sé il perdono divino: riconoscendo la propria colpa si attende la guarigione. La sua preoccupazione, però, non dipende tanto dalla punizione divina, in quanto confida in Dio, ma dalla presenza dei nemici. Presunti amici lo visitano ma gli augurano il male.
“Lo ha colpito una malattia infernale”. Alla lettera è “una cosa di Beliar”: nella tradizione rabbinica Beliar è una personificazione del male. L’accostamento tra malattia è un essere demoniaco è voluto e ha effetto superlativo: l’entità della malattia è insopportabile, anche la gravità del peccato è straordinaria. C’è una motivazione per la cattiveria dei presunti amici? Un mistero di iniquità.
La situazione angosciata del malato è ancora sottolineata nel versetto 10, dal momento che gli amici – nemici sono coloro che hanno goduto della sua intimità e familiarità: la vista al malato, mangiare insieme. In oriente la violazione dei rapporti di amicizia era considerata uno dei massimi crimini.
“Alzare il calcagno”: metafora ispirata al mondo marziale e descrive il gesto brutale di chi calpesta un vinto o l’atto del cavaliere che eccita la sua cavalcatura col tallone per eliminare il concorrente.
Professione di fede
Il v. 11 riporta il verbo della compassione e della misericordia già apparso nel v. 5 (“pietà di me”). Il salmista ha piena fede in Dio ed è certo di essere liberato dalla sua condizione infamante.
Nelle parole dell’orante la necessità di un giudizio che distingua il bene dal male.
Rilettura comunitaria
L’esperienza personale dell’orante è accolta nella vita della comunità e diventa la preghiera di tutti.
La benedizione rivolta a Dio consegna alla lode e alla speranza ciò che si sta vivendo.
L’amen ripetuto segna la fine del primo libro del salterio (1-41), ma serve anche a mettere un punto fermo nella fede in Dio, che ascolta la preghiera di coloro che confidano in lui.
Una rilettura cristologica, ecclesiale personale
Riepilogo conclusivo
- Dio è alleato della gioia del cuore umano.
- La gioia è il frutto dell’accoglienza di Dio e dell’accoglienza del prossimo nella propria vita.
- La cattiverai degli amici è il segno del disordine entrato nel mondo a motivo del peccato. Là dove regna il peccato contro Dio regna anche il peccato contro l’uomo.
- Pietà di me, la grande preghiera dell’uomo davanti a Dio, l’invocazione del perdono e della salvezza.
- L’amore di Dio ha sempre la meglio: “Padre, ogni cosa è bella perché tutto è amore”.