Lectio Divina – Matteo 25, 14-30 (traccia)

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Lectio Divina – Matteo 25, 14-30 (traccia)

Lectio Divina – Matteo 25, 14-30 (traccia)

Parabola dei talenti
Suore Ravasco

Quale percorso seguiremo quest’anno

Lettura del testo

Entriamo nel testo

  • Questa parabola spiega il significato della vigilanza: passare dalle parole ai fatti. Saranno i fatti l’oggetto del giudizio finale.
  • Nell’economia della parabola i primi due servitori hanno il compito di indirizzare lo sguardo sul terzo: osservando il loro comportamento siamo invitati a guardare l’ultimo servo. Il dialogo conclusivo è il cuore del racconto.
  • La parabola, anche in questa occasione, è rivelazione del volto di Dio e, di conseguenza, indicazione per il comportamento dell’uomo. La parabola è uno specchio per l’uomo (CCC 546)
    Il servo ha una falsa concezione di Dio. Pertanto si comporta in modo errato. Dio è un padrone severo del quale avere paura. Di conseguenza l’atteggiamento non può che essere quello di chi osserva scrupolosamente la norma.
  • La reazione dell’ascoltatore: è tentato di ritenere giusto il comportamento del servo e ingiusta la pretesa del padrone.
    E’ la stessa reazione suscitata da altre parabole (il figlio prodigo, i lavoratori della vigna). E’ la stessa reazione di scribi, farisei, zelanti osservanti della legge.
  • Itinerario di conversione che porta alla scoperta del volto autentico di Dio Amore e conduce al comportamento del “senza misura” (non del “tanto quanto”).
  • Matteo inserisce la parabola nel contesto del tema della vigilanza. All’inizio l’evangelista introduce il racconto con “infatti”, che si ricollega al “vegliate” della parabola precedente.

Tempo di silenzio 

Analisi più accurata del testo
“un uomo che, partendo per un viaggio”
Ritroviamo nella parabola il racconto della vita.
Dio parte. O meglio, noi partiamo da Lui
E ritroviamo anche l’identità nascosta del Signore: il signore dei servi e il giudice
“consegnò loro i suoi beni”
Si tratta di un dono, i beni sono i suoi. Tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che siamo, l’amore che ci è stato dato, la chiamata, la vita intera.
In specie, ciò che è stato donato in quanto discepoli: i misteri del Regno da annunziare.
“secondo le capacità di ciascuno”
Il grande mistero della vita: il dono specifico di Dio a me, che si concretizza nelle circostanze concrete dell’esistenza.
“Subito”
E’ bella questa immediatezza che non attende. Quando il padrone tornerà?
“Dopo molto tempo il padrone… tornò”
Il tempo della vita, che per ciascuno è unico.
“Signore, so che sei…”
Il servo pensa di conoscere il padrone, ma non è così.
“Ho avuto paura e sono andato a nascondere  il tuo talento”
Si ripropone la scena del giardino di Dio, dove Adamo, per paura, va a nascondersi. Si nascondeva perché aveva prestato fede alla grande tentazione di satana: Dio è un rivale della felicità.
“prendi parte alla gioia del tuo signore;… là sarà pianto e stridore di denti”
La gioia di Dio scaturisce dall’amore senza misura. Così è anche per l’uomo che partecipa dell’amore e, quindi, della gioia di Dio.
Il pianto e lo stridore di denti sono l’esperienza di un amore sterile, del ripiegamento su di sé.

Tempo di silenzio

Dalla Parola alla vita
La paura è il contrario della fede.
La pigrizia è il contrario dell’impegno generoso.
I molteplici ambiti dell’impegno: l’azione e la contemplazione
Prendiamo spunto dalla “Pratica di amare Gesù Cristo” di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Le indicazioni per la vigilanza:
La risoluzione fattiva per la santità
Lotta al peccato in ogni sua forma
Tendere al meglio e non solo al giusto
La vigilanza è custodia del cuore (CCC 2849)
La vigilanza ha sempre a che fare con Gesù, la sua persona (CCC 2730)
La vigilanza è conservata viva in virtù della preghiera, perché quando la preghiera è autentica genera l’impegno.
Nella vita di Sr. Ada: la novità di Dio e la fede che si abbandona. Una donna vigilante che ha trattato i talenti di Dio.