I discepoli di Emmaus
Suore Ravasco
L’approfondimento del testo
Spunto introduttivo
v.13: “In quello stesso giorno”
Per Luca in un sol giorno avviene tutto l’evento pasquale. Si tratta dell’eterno giorno di Dio, dell’oggi della salvezza che si rende presente nella storia dell’uomo. C’è un relazione evidente con la liturgia, oggi di Dio nel tempo dell’uomo
v.18: “uno di loro di nome Cleopa”
I discepoli di cui si parla sono due, ma uno solo è chiamato per nome, Cleopa. L’altro rimane anonimo e nel suo anonimato è figura della Chiesa e di tutti noi.
Il contesto del testo e la grande domanda
E’ accaduto che Gesù è stato crocifisso ed è morto. Al terzo giorno alcune donne sono testimoni della tomba vuota e dell’annunzio della risurrezione. Pietro va verificare e trova la tomba vuota. Gesù risorto si rende presente ma non è riconosciuto. Gesù è vivo ma i suoi non lo riconoscono.
Quale cammino è necessario fare per riconoscere Gesù?
L’analisi del testo
v.1: “erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme”
E’ il cammino dei due discepoli ed è anche il cammino dell’uomo. Un cammino che spesso è inverso rispetto a quello di Gesù. Si stanno allontanando da Gerusalemme. Non pare di risentire la parabola del buon Samaritano?
v.14: “e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto”
La conversazione dice familiarità; la discussione, di cui si parla subito dopo, dice anche animosità e diversità di vedute. Ma ciò che più conta è che si sta guardando al passato. Non c’è apertura al futuro. Qualcosa è accaduto, ma ormai è superato. Si parla di una storia che è solo nei ricordi.
v.15: “Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro”
Che bella la sottolineatura “Gesù in persona”! E’ proprio lui. Ed è lui che condivide il cammino, la strada, la vita, la storia dell’uomo. “Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Il “Dio con noi”.
v.16: “ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”
Ci si potrebbe chiedere che cosa era di impedimento. Lo scopriamo subito dopo dalle stesse parole dei due discepoli e dal rimprovero amabile di Gesù.
vv. 17-27
Il ricordo dei due discepoli è vivo. E’ un ricordo bello, quasi un sogno, che però si infrange contro il muro della morte del Signore, della sua croce e della sua risurrezione.
Ma come è bella questa difficoltà dei discepoli. Non hanno creduto perché era facile. Hanno creduto perché costretti da un fatto di fronte al quale non si sono potuti tirare indietro. “Gesù si avvicinò” (v.15).
Ma questo fatto è una persona. Gesù in persona cammina con loro.
v. 32: “non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?”
Gesù in persona cammina con noi e ci dona la sua parola. Parola che illumina i fatti della vita, perché spiega il mistero di Dio e dell’uomo. La corrispondenza tra parola di Dio e vita dell’uomo, tra mistero di Cristo e domande del cuore umano.
vv. 30-31: “quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”
Gesù in persona cammina con noi e ci dona il suo corpo e il suo sangue, se stesso nell’atto di donare la sua vita per noi.
v. 29: “Resta con noi, perché si fa sera…Egli entrò per rimanere con loro”
Troviamo il richiamo al vangelo di Giovanni. Rimanere nel luogo in cui abita Gesù impedisce di fare esperienza dell’oscurità della notte (Giuda). Il rimanere come invito e promessa di Gesù ai suoi (Gv 14-15). E’ come se qui i due discepoli abbiano fato l’esperienza di quella parole pronunciate dal Signore nella grande preghiera.
v.33: “partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme”
Senza indugio esprime la decisione di un gesto e Gerusalemme indica il cambiamento di strada, una inversione a u, la conversione
v.35: “ed essi narravano”
L’annuncio del vangelo è una narrazione di vita vissuta , di un fatto di cui si è avuto esperienza.
Spunto conclusivo
Il collegamento tra questo episodio e l’altro, raccontato sempre da Luca, negli Atti (8, 27-39).
Filippo e il funzionario etiope. E’ la Chiesa che ripercorre la via del suo Signore
L’apertura sulla vita
- Il fatto, l’incontro con la persona che cambia la vita. Per non perdere di vista il cuore della fede cristiana. Ci si arrende all’inevitabile
- Il passaggio dalla tristezza e dallo smarrimento alla gioia e all’indirizzo di vita. E’ il segno dell’incontro e della conversione
- Il luogo dell’incontro con il Signore. Non pare il racconto la descrizione della Messa? La liturgia, la Chiesa: è lì che avviene sempre l’incontro con il Risorto. Parola e Sacramenti
- L’evangelizzazione è raccontare il vissuto. Mostrare con la propria vita la corrispondenza tra il mistero e le domande del cuore dell’uomo
- Un compito per la nostra estate: ripercorrere l’esperienza dei discepoli di Emmaus alle celebrazioni liturgiche