Lectio Divina – La passione di Geremia (traccia)

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Lectio Divina – La passione di Geremia (traccia)

Lectio Divina – La passione di Geremia (traccia)

La passione di Geremia

Istituto Ravasco, 27 maggio 2019

 

Introduzione alla Lectio divina

Come affrontiamo Geremia
Si può paragonare il libro a un insieme di tessere di mosaico, che non sono mai state composte, per cui si trovano tessere di un colore dove ci vorrebbero quelle di un altro. Ogni pezzo, ogni tessera ha una sua bellezza, ma è difficile contemplare un disegno di insieme.
Si potrebbe ancora paragonare i libro a una cava di diamanti ammucchiati: bisogna tirarli fuori e ordinarli.
Di conseguenza leggeremo il libro così come si utilizza una cava di perle o di pietre preziose, prendendo via via quelle che ci attirano, che ci attraggono, che ci parlano.

La dinamico degli esercizi spirituali
Il desiderio è quello di compiere un percorso spirituale: purificare il cuore per trovare la volontà di Dio sulla vita. Vi propongo quasi un corso di esercizi spirituali spalmati nei nostri incontri mensili. Di conseguenza daremo la preferenza a quei testi che parlano della purificazione del cuore e a quelli che manifestano la volontà di Dio.

La strada percorsa e da percorrere
Abbiamo richiamato diverse immagini della predicazione di Geremia: la bottega del vasaio, la brocca spezzata, la cintura di lino, il boccale di vino, la tenebra e la luce, gli spaventapasseri.
Occorre dire, però, che tra le immagini ricordate e le altre numerose l’icona più forte, più straordinaria del mistero di Dio nella storia è lo stesso Geremia: lui stesso è predicazione, la sua vita è profezia. Vogliamo, pertanto, rivolgerci direttamente alla sua figura.
Chi era quest’uomo?
Rispondiamo partendo dal testo fondamentale in cui egli ha espresso la propria autocoscienza. Se avessimo chiesto a Geremia: “Perché ti comporti così? perché predichi in questo modo? perché soffri tanto?”, egli ci avrebbe detto: “Perché Dio mi ha chiamato”. La vocazione è la forza costante che lo sostiene nelle prove e nelle delusioni.
Ci siamo soffermati sulla relazione che Geremia ha avuto con la Parola di Dio, egli che l’uomo della Parola, l’uomo la cui sorte si identifica con la Parola.
Poi abbiamo preso in considerazione quelle che vengono definite “le confessioni di Geremia”.
Oggi parliamo della Passione del profeta.

 

Lectio divina

Tra tutti i profeti dell’Antico Testamento Geremia è senza dubbio la figura più simile a Gesù: L’abbiamo ricordato tante volte. I contemporanei di Gesù, quando lo vedevano in azione, spontaneamente pensavano all’antico profeta.
Oltre agli aspetti di somiglianza che abbiamo già considerato, ne aggiungiamo un altro: la passione del profeta è molto simile alla passione del Signore. Ed è descritta dal capitolo 36 al capitolo 40.

Questi capitoli molto densi possono essere divisi in 5 atti di un dramma:

  • Nel primo assistiamo al dramma del Libro. La passione di Geremia è anzitutto la passione del suo libro.
  • Nel secondo viene raccontata la passione della sua persona, con un primo arresto.
  • Nel terzo è rappresentata la condanna a morte.
  • Nel quarto c’è l’ultimo dialogo, che ricorda quello tra Gesù e Pilato.
  • Nel quinto troviamo una dissomiglianza. Il finale è lieto: il profeta ottiene la liberazione.

 

1. Il dramma del libro (Ger 36, 1-6)
Lettura del testo

  1. La narrazione è molto incisiva. Comincia con il comando dato a Geremia di scrivere; siamo nel 604 a. C. e il profeta ha circa 40 anni. Ha già parlato al popolo, ma non ha ancora scritto nulla in forma ordinata. Ora la sua parola diventa libro. L’ordine del Signore è preciso perché il suo libro avrà un’efficacia permanente.
    Geremia scrive come si usava allora: utilizza uno scriba di nome Baruc, che sarà segretario del profeta. Come mai dice a Baruc di sostituirlo nella lettura al Tempio? Il profeta aveva ormai una cattiva fama e temeva di mostrarsi in pubblico; si sentiva sorvegliato. Il comando a Baruc di leggere è molto chiaro (36, 6: leggere).
  2. Poi il racconto riferisce di tre letture
    – La prima lettura è indicata al v. 8 (leggere)
    – La lettura desta scandalo, preoccupazione, sorpresa e i capi del popolo, non presenti al tempio al momento della lettura,  mandano da Baruc Iudi, invitandolo ad andare da loro. C’è allora una seconda lettura (cf. vv. 9-16: leggere).
    – La terza lettura è fatta davanti al re da Iudi, ed ecco la prima passione. Il brano è agghiacciante perché sottolinea l’ateismo, l’incredulità del re Ioiakim (vv. 22-23: leggere).
    La Parola viene dunque uccisa, bruciata, quasi a dire: non deve esistere. L’uomo che rifiuta la Parola non solo non vuole sentirla ma addirittura vuole che non esista. Viene subito in mente Gesù messo a morte.
    – Tuttavia Dio interviene e alla morte segue la risurrezione della Parola (vv. 27-28: leggere)

2. Il dramma della persona: il primo arresto (Ger 37, 11-16)
Lettura del testo
Inizia il dramma personale del profeta. E’ una sofferenza piuttosto blanda, in quanto viene imprigionato per un malinteso, non per persecuzione. Il profeta vuole lasciare Gerusalemme per andare nella terra di Beniamino a ricevere una parte di eredità tra i suoi parenti, ma una guardia lo arresta pensando che intenda passare al nemico.
Notiamo la somiglianza tra il profeta imprigionato e Gesù imprigionato: di notte, per alcune ore, attende in solitudine il momento della prima audizione, della prima condanna.
L’audizione è fatta personalmente dal re (v. 17: leggere). La parola è splendida e terribile, ma Geremia pur impaurito non la tace: “Tu sarai dato in mano al re di Babilonia” (v. 18: leggere). Sembra di ascoltare la domanda di Gesù alla guardia che lo percuote: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Gv 18, 23).
Geremia si difende e non essendo un eroe supplica il re di non mandarlo in prigione (v. 20: leggere). Commuove questa umanità del profeta, che non vuole morire e chiede di essere messo in una prigione migliore. Sedecia ha pietà (v. 21: leggere).
Finisce così il secondo atto del dramma.

3. La condanna a morte (Ger 38, 1-13)
Lettura del testo
Geremia incorre nel pericolo di morte che, grazie all’Etiope e al re Sedecia, si converte in una prigione dura.
Interessante è il v. 4 (leggere). E’ la stessa accusa portata contro Gesù: solleva il popolo, non pensa al bene del popolo, verranno contro di noi i Romani. C’è un vero parallelismo.
I vv. 6-7 (leggere) raccontano di Geremia affondato nel fango. Si può meglio capire qualche salmo, come il 129: “Dal profondo grido a te, Signore. Signore, ascolta la mia voce”.
Geremia, comunque, è protetto. L’Etiope intercede, parla al re della sua condizione miserabile e Sedecia, lo fa liberare e lo salva.

4. L’ultimo dialogo (Ger 38, 14-16)
Lettura del testo
E’ il dialogo del profeta con Sedecia che lo ha salvato.
Questo dialogo è entrato anche nel Nuovo Testamento. Si pensi a Gesù interrogato dal gran consiglio del Sinedrio (Lc 22, 67). Sulle labbra di Gesù si sente l’eco della voce di Geremia. Sedecia, però, ha un cuore più grande degli uomini del Sinedrio e promette che non gli farà alcun male.
In questo ultimo dialogo tra il profeta e il re, tra il profeta e il popolo si conclude la passione di Geremia.

5. La liberazione (Ger 40, 2-4)
Lettura del testo
Geremia verrà liberato, ma dai nemici di Israele, dalle truppe del re Nabucodonosor.
Il profeta prima vivrà la sorte de sofferenti, a Gerusalemme, e poi degli esiliati in Egitto, dove morirà oscuramente. La sua vita finisce senza gloria e la sua voce a un certo punto si spegne. Terminata la missione di annunciare la presenza del Signore nel castigo della città, il grande profeta tace. Sappiamo che la sua figura non sarà dimenticata e che il suo insegnamento in merito alla nuova alleanza influirà sul cammino di Israele e preparerà la nuova alleanza in Gesù.

Per la meditazione
Sorge spontanea la domanda:  come mai è così lungo il racconto della passione del profeta? E poi: quale senso ha questo racconto con tante similitudini e anche diversità con la passione dei Gesù?

Quattro significati.

  1. Le nostre sofferenze non sono in genere paragonabili con quelle di Gesù.
    La nostra vita spesso è meno gloriosa, perché passiamo dalle sofferenze alle liberazioni, da momenti difficili a momenti più facili, da situazioni drammatiche a situazioni più normali e feriali.
    Geremia ci insegna a vivere le piccole, dolorose e a volta anche grandi fedeltà della vita quotidiana.
    Madre Teresa alla giovane che aveva l’inquietudine di non fare cose grandi: “Figlia mia, torni a casa e cerchi di fare il bene intorno a lei”. “Quello che fa lei io non lo posso fare”.
  2. Geremia non è un martire e neppure un eroe: ha paura della morte. Neppure noi siamo eroi, e occorre riconoscere quello che siamo. Il Signore vede la nostra debolezza. Da un senso vivo della nostra fragilità ne deriva l’affidamento fiducioso in Dio. Come il bambino. Come dire il Padre nostro.
  3. Tuttavia, nella sua debolezza, Geremia è fedele alla parola di Dio. Ha paura di ciò che potrà accadere ma non si tira indietro. La Parola è più forte di lui ed egli gli rimane fedele Ecco la grazia da chiedere: rimanere fedeli alla Parola, alla nostra vocazione, alla nostra missione, nono confidando s noi stessi ma sulla forza di Dio in noi.
  4. La storia di Geremia evidenzia come la vicenda dei Gesù sia ben più drammatica. Tra loro vi sono somiglianze ma anche diversità. A lui, però, va sempre il nostro sguardo. Ogni santo può essere esempi e richiamo, ma modello cui uniformare la vita è solo Gesù. Per noi “vivere è Cristo”.
  5. Mettere a morte la Parola è un’eventualità anche per noi. Noi possiamo rivivere da uccisori la passione del Signore. La passione della Parola nella nostra vita.
    Però quella Parola anche uccisa risorge sempre a nostra salvezza.