Speranza gioiosa
Istituto Ravasco
Introduzione alla Prima Lettera di Pietro
- Oggi quando scriviamo un lettera diciamo subito le ragioni che ci guidano.
Nel N.T. non sempre è così. In questa lettera bisogna attendere la conclusione per conoscere l’intento dell’autore: “Vi ho scritto per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi!” (5, 12). - Il mittente è Pietro e i destinatari i cristiani dell’Asia minore, l’attuale Turchia (Ponto, Galazia, Cappadocia, Asia e Bitinia).
La lettera è un enciclica, ovvero una lettera circolare. L’ordine dei paesi indica un andamento circolare che parte dal mare (Ponto) e vi ritorna (Bitinia): quest’ordine rispecchia il percorso del corriere della lettera. - La lettera parte da Roma. Eppure si fa riferimento a Babilonia (5, 13). Babilonia è un luogo geografico e simbolico? Se fosse geografico le ipotesi sarebbero due: Babilonia in Mesopotamia o Babilonia in Egitto.
Ma Pietro ha vissuto a Roma l’ultima parte della sua vita. Pertanto Babilonia ha valore simbolico. Babilonia indica Roma. Questo binomio circolava tra i giudeo-cristiani soprattutto dopo la distruzione del secondo tempio (70 d.C.). Come Babilonia, così anche Roma. Babilonia, rivive nella Roma imperiale.
Vi è un parallelismo tra i mittenti e i destinatari. I cristiani che vivono a Roma sono in diaspora come quelli dell’Asia minore: in mezzo ai pagani.
Gli eletti della diaspora
Con tre parole di identificano i destinatari.
- Eletti
All’origine dell’identità cristiana vi è una chiamata di Dio che rende stranieri e forestieri. Come già Abramo e i Patriarchi. - Forestieri
La parola non indica solo una condizione sociale. Indica il peculiare essere nel mondo proprio dei cristiani. E’ l’identità cristiana che viene ripresa nella Lettera a Diogneto: “I cristiani adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria è patria loro, e ogni patria è straniera”. - Diaspora
Evoca (con riferimento al popolo giudaico) la dispersione tra le nazioni pagane. I cristiani sono disseminati nella società pagana
La co-eletta Babilonia
“Vi saluta la comunità che vive in Babilonia” (5, 13).
Si costituisce una corrispondenza linguistica e tematica tra l’inizio e la fine della Lettera. Tutto questo è rafforzato da due parole: grazie a pace (1, 1-2; 5, 13-14). Tra le due Chiesa vi è reciprocità e profonda comunione
Pietro, Silvano e Marco
La conclusione della lettera con i saluti finali forniscono alcuni dettagli interessanti in merito all’autore della Lettera. Pietro non compare da solo ma attorniato da un’équipe pastorale e redazionale: Silvano e Marco (5, 13). Il primo appare come segretario, l’altro come amico e discepolo. Entrambi probabilmente hanno aiutato nella redazione del testo. Proprio come avviene oggi. Ma l’autore fa suo un testo donandogli la sua autorità.
La struttura della lettera
La lettera doveva raggiungere più comunità nelle quali veniva letta a voce alta e per intero ai cristiani radunati per l’occasione. Pertanto colui che scrive deve tenere conto di questa particolarità per tenere desta l’attenzione e farsi capire bene. Come?
Con la ripetizione di alcune parole chiave, di appelli diretti e di altri elementi che fanno comprendere quando finisce un pensiero e ne inizia un altro.
Vi sono tre parti.
- La prima parte è delimitata da dalla parola misericordia, che troviamo all’inizio della benedizione (1, 3) e poi in 2, 10: “Ora invece avete ottenuto misericordia”.
Si parla della nuova vita donata in Cristo e della missione che ne consegue. - La seconda parte (2, 11 – 4,11), inizia con un appellativo diretto (“Carissimi”) e termina con “Amen”. Si tratta del bel comportamento nella società e nella famiglia. La bella condotta cristiana che affascina e illustra il vangelo.
- La terza parte (4, 12 – 5, 11) si apre e si chiude esattamente come la seconda. Si tratta delle sofferenze e della perseveranza nell’attesa; la fiducia nella presenza di Dio contro il quale nulla può il nemico.
Lectio divina
Leggiamo
L’inizio del brano sottolinea l’azione della Trinità, che viene magnificata con stupore e gratitudine per il dono della nuova vita.
Le benedizione si dispiega in tre movimenti che ne evidenziano la struttura trinitaria.
- Dio Padre, sorgente e grembo della rinascita
- la gioia per l’amore del Figlio, anche nelle prove e nella sofferenza
- la storia della salvezza vede all’opera lo Spirito Santo, prima testimoniato dai profeti e ora artefice dell’evangelizzazione
Vediamo i tre movimenti, considerando con attenzione le virtù di fede, speranza e carità, e la parola salvezza relativa a tutte e tre. Infine l’enfasi sul “voi”.
1. Benedetto Dio che ci ha rigenerati(vv. 3-5)
Il tema della rigenerazione mediante Cristo con tre finalità:
- speranza: ha connotati pasquali, perché è detta “viva”, come il Risorto
- eredità: è designata con tre parole con alfa privativo per dire l’indicibile (non si corrompe, non si macchia, non marcisce)
- salvezza: il compimento escatologico verso cui tende la nuova vita.
“Essa è conservata nei cieli per voi”. L’enfasi sul “voi” sottolinea che il testo è scritto per incoraggiare e confermare i fratelli nella fede.
2. Esultanza e amore per Gesù Cristo (vv. 6-9)
Un moto di gioia e di esultanza caratterizza il secondo movimento. E’ usato lo stesso verbo del Magnificat. E’ la conseguenza della fede e dell’amore in Gesù.
Colpisce l’insistenza della gioia anche nelle sofferenze e nelle prove: la fede si purifica come l’oro che si purifica nel fuoco.
Si noti lo stupore: “Voi lo amate senza averlo visto!”. E’ lo stupore della prima generazione cristiana di fronte alla seconda: il miracolo di questo amore.
3. Evangelizzati nello Spirito Santo(vv. 10-12)
Un acuto e penetrante sguardo sulla storia della salvezza a partire dalla Pasqua di Gesù.
- La salvezza ha una storia, un passato, un presente e un futuro: i profeti hanno annunziato, al presente gli evangelizzatori annunziano, e si attende il compimento
La preghiera di lode e di benedizione ci porta al cuore della spiritualità biblica.
Era tipico del mondo giudaico rendere lode e benedire Dio non in modo generico ma per una motivazione particolare.
San Pietro benedice Dio per la rigenerazione alla nuova vita, che è opera del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Attualizziamo
1. Imparare a benedire
I Vangeli ci insegnano l’arte del benedire: pensiamo al Benedictus, al cantico di Simeone, alla benedizione di Gesù nei confronti del Padre.
Santa Elisabetta della Trinità ci ha lasciato una splendida benedizione e lode della Trinità, divenendo lei stessa benedizione e lode.
I Santi sono una benedizione vivente di Dio e della Sua opera in loro e nella storia. In verità ogni cristiano è chiamato a divenire nel mondo una benedizione vivente: dire bene di Dio con la parola e con la vita
2. La speranza viva, frutto della fede
Chi crede, spera! La Risurrezione è la radice della vera speranza, quella che non rimane chiusa nelle coordinate del tempo e della storia ma che le supera approdando all’eternità di Dio. Siamo uomini e donne di speranza a moti della fede nella risurrezione di Cristo.
La lettera di Pietro è stata definita la lettera della speranza. La speranza sempre, anche nelle tribolazioni e nelle prove della vita, perché l’orizzonte della vita è l’eternità.
3. La gioia di essere cristiani
“Riconosci, cristiano, la tua dignità”, afferma san Leone Magno. Ecco la gioia! La gioia di essere rigenerato a vita nuova, la gioia di essere amato da Gesù, la gioia di essere condotto dallo Spirito e animato da Lui per l’annunzio del Vangelo.
Dalla benedizione sorge la speranza e, insieme, la gioia.