Geremia e la parola del Signore
Istituto Ravasco, 25 marzo 2019
Introduzione alla Lectio divina
Come affrontiamo Geremia
Si può paragonare il libro a un insieme di tessere di mosaico, che non sono mai state composte, per cui si trovano tessere di un colore dove ci vorrebbero quelle di un altro. Ogni pezzo, ogni tessera ha una sua bellezza, ma è difficile contemplare un disegno di insieme.
Si potrebbe ancora paragonare i libro a una cava di diamanti ammucchiati: bisogna tirarli fuori e ordinarli.
Di conseguenza leggeremo il libro così come si utilizza una cava di perle o di pietre preziose, prendendo via via quelle che ci attirano, che ci attraggono, che ci parlano.
La dinamico degli esercizi spirituali
Il desiderio è quello di compiere un percorso spirituale: purificare il cuore per trovare la volontà di Dio sulla vita. Vi propongo quasi un corso di esercizi spirituali spalmati nei nostri incontri mensili. Di conseguenza daremo la preferenza a quei testi che parlano della purificazione del cuore e a quelli che manifestano la volontà di Dio.
La memoria della vocazione
Abbiamo richiamato diverse immagini della predicazione di Geremia: la bottega del vasaio, la brocca spezzata, la cintura di lino, il boccale di vino, la tenebra e la luce, gli spaventapasseri.
Occorre dire, però, che tra le immagini ricordate e le altre numerose l’icona più forte, più straordinaria del mistero di Dio nella storia è lo stesso Geremia: lui stesso è predicazione, la sua vita è profezia. Vogliamo, pertanto, rivolgerci direttamente alla sua figura.
Chi era quest’uomo?
Rispondiamo partendo dal testo fondamentale in cui egli ha espresso la propria autocoscienza. Se avessimo chiesto a Geremia: “Perché ti comporti così? perché predichi in questo modo? perché soffri tanto?”, egli ci avrebbe detto: “Perché Dio mi ha chiamato”. La vocazione è la forza costante che lo sostiene nelle prove e nelle delusioni.
Questa sera ci soffermiamo sulla relazione che Geremia ha avuto con la Parola di Dio, egli che l’uomo della Parola, l’uomo la cui sorte si identifica con la Parola.
Lectio divina
Consideriamo, a differenza delle altre volte alcuni brevi brani in successione: sono quelli che, insieme ad altri, ci rivelano qualcosa della relazione appassionata di Geremia con la parola del Signore. Tra un brano e l’altro rimaniamo qualche istante in silenzio.
Lettura del testo e silenzio
Lectio
Geremia e la Parola
Se chiediamo direttamente a Geremia come ha vissuto la propria relazione con la Parola egli ci risponde, come di consueto, con alcune immagini
1. La Parola come fuoco
- Questa immagine la ritroviamo in un testo delle cosiddette “Confessioni” (v. 20, 9).
Per lui la Parola era fuoco che gli bruciava le ossa. Così si spiega la forza della sua predicazione. - In un altro passo l’immagine è usata dal Signore stesso: “La mia parola non è forse come il fuoco?”. Dio stesso paragona la Sua parola al fuoco che non risparmia, che non lascia tranquilli e consuma.
Non si può entrare in contatto con il fuoco della Parola e rimanere illesi: ci infiamma, ci agita, tende a divampare. - Leggiamo anche una promessa a Geremia (v. 5, 14).
La parola che Geremia pronuncia brucia anzitutto lui, poi gli altri trasformandoli.
Geremia, pertanto, vive la Parola come qualcosa che non lascia nulla immutato.
2. La Parola come inquietudine
Bisognerebbe dire che la parola è come “il mal di pancia”, un disturbo che non dà pace, che scuote dentro. Geremia, infatti, esclama (v. 4, 19).
3. La Parola come martello
E’ una bellissima immagine: come un martello che spezza la roccia (v. 23, 29).
4. La Parola come vino inebriante
E’ un’altra esperienza del profeta (v, 23, 9).
Geremia si esprime con immagini diverse, perché egli da questo incontro è stato trasformato e ogni immagine traduce qualcosa di personalmente vissuto. Parla anche della sua resistenza alla Parola: voleva contenerla ma invano.
5. Altre quattro metafore
Sottolineano, dopo l’aspetto forte della Parola, il sostegno, il muro, la sicurezza, il conforto (v. 1, 8. 18-19; 15, 20; 16, 19; 20, 11) .
Messaggio per la vita: io e la Parola del Signore
Ci domandiamo: qual è il mio rapporto con la Parola del Signore?
Ci sono quattro momenti in cui la Parola entra in relazione con la mia vita: fatica, memoria, affetti, fiducia profonda. Parliamo della Parola in quanto pregata nella Lectio. La Parola orienta il cuore a Dio.
- Lectio e fatica
Significa tenere duro, perseverare. Nella vita questa è una lotta dura. Tutti siamo capaci di vivere qualche gesto forte, ma più difficile è rimanere sulla breccia a lungo, rimanere fedeli sempre. Non per nulla diciamo che la grazia più grande da ottenere è la perseveranza finale.
In questo senso la tentazione più insidiosa è la pigrizia, l’accidia, la stanchezza di rimanere vigilanti. La tentazione più grande è quella di lasciarsi andare, di rinunciare alla lotta. A volte dentro siamo spenti e dimissionari.
Quale relazione ha la lectio divina con la fatica della perseveranza?
– La parola di Dio, meditata e pregata, è la fonte zampillante da cui scaturisce creatività e scioltezza. E’ un rifornimento per la mente e il cuore, mi permette di cercare sempre il meglio, di rinnovare indicazioni per il lavoro su me e con gli altri, di superare momenti di oscurità, amarezza, impazienza, disgusto.
– A volte la relazione con la parola di Dio si fa pesante, opaco. Quella parola diventa muta, non parla più. La parola del Signore sembra tacere (v. romanzo su Geremia).
Quale senso dare a tutto questo? Ecco la risposta dei grandi maestri spirituali.
*la Parola non tace, tace perché siamo stati negligenti e pigri. Quindi, dobbiamo riprendere la consuetudine con la Parola.
*può essere una prova misteriosa nella quale ci è dato di entrare: aridità, buio, silenzio. E’ una purificazione del cuore che conduce a una nuova conoscenza di Dio.
Siamo chiamati a verificare il motivo per il quale la parola di Dio tace. - Lectio e memoria
La lectio divina due rapporti con la memoria:
– Anzitutto fa ricordare Dio e la Sua alleanza. Attraverso la lectio divina continuo a ricordare al Signore che sono la Sua cintura preziosa, la Sua gloria, il Suo tesoro; a ricordargli ciò che Egli ha fatto per me
– Inoltre rende presente alla mia memoria il nome di Dio. In questa Domenica abbiamo riascoltato il brano dell’Esodo in cui Dio rivela il proprio nome a Mosè.
Oggi facciamo fatica a ricordare gli avvenimenti della vita, soprattutto a fare ordine e sintesi di quanto accade. Si procede per impressioni.
La Bibbia è intrisa di memoria, perché nella fede la memoria permette di fare sintesi della vita nella luce di Dio. In tal modo fiorisce nel cuore la lode, la gratitudine, la meraviglia a motivo delle opere compiute dal Signore in noi e per noi.
La Bibbia nasce dal desiderio di un popolo di fare memoria, di richiamare alla mente le meraviglie compiute da Dio nella storia. In questo esercizi odi memoria ci è data la grazia di affrontare diversamente il cammino della vita. - Lectio e sentimenti
Nel nostro cuore ci sono affetti, sentimenti, emozioni che vanno e vengono, che ci sfuggono, che debordano. Spesso pensiamo di decidere in base a una logica, ma in verità siamo dominati da sentimenti di simpatia, antipatia. A volte ritroviamo sentimenti che non vorremmo avere. Ciò significa che i sentimenti sono i nostri padroni.
La lectio divina mette ordine nei sentimenti. Quando diventa abitudine quotidiana, la lectio risulta un quadro di riferimento dei sentimenti veri e giusti, ci aiuta a distinguere quelli positivi da quelli negativi. Quante volte abbiamo capito noi stessi leggendo una pagina della Scrittura.
In particolare vengo condotto per mano a sentire con Gesù e come Gesù (“gli stessi sentimenti di Cristo”). - Lectio come dono e abbandono
La parola di Dio è un dono; mediante la parola il Signore si dona a me, mi parla, mi nutre con la Sua vita, mi comunica il Suo amore, la Sua potenza, la Sua divinità.
Questo fatto, nella Lectio, mi ricorda la dimensione del dono come costitutivo della vita in generale e della vita di fede in particolare. E sono aiutato a superare la dimensione del calcolo, dell’utile, del fare.
Per questo vivo nella fiducia, nell’affidamento a un dono che avvolge per intero la mia vita.
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“Non basta percorrere la Sacra Scrittura con gli occhi e con la labbra, bisogna impregnarsene come facevano gli antichi Padri. Bisogna abitarla, assimilarla, addormentarsi e svegliarsi con essa, convincersi che è tutto pane e che soltanto di questo pane possiamo saziarci”
(P. Claudel, opera su Rut)