Visione delle ossa aride
Ezechiele 37, 1-14
Istituto Ravasco, 25 novembre 2016
Introduzione al libro di Ezechiele
Una parola dura
Spesso facciamo fatica a capire le parole dei profeti di Israele. Quelle parole richiedono un ascolto attento, una meditazione prolungata perché possano diventare alimento vitale.
Anche Ezechiele ci offre un nutrimento impegnativo ed esigente. Il profeta stesso, nel racconto della sua vocazione, parla di un rotolo con le parole del Signore, di cui sperimenta la dolcezza (“dolce come il miele” – 3,3) e l’amarezza (“conteneva lamenti, pianti e guai” – 2,9)
Di questa parola è necessario capire il contesto:
– contesto storico e culturale: nel quale ha operato il profeta
– contesto letterario: che fa del libro un’opera unitaria al di là dell’epoca di composizione
Il contesto storico e letterario
Ezechiele, il cui nome potrebbe significare “Dio rafforzi”, vive e opera in un’epoca tragica per Israele: è il tempo dell’esilio babilonese. Il ministero profetico di Ezechiele si colloca proprio nel mezzo dell’esilio (tra il 593 e il 571 a.C.). L’esilio si concluderà anni dopo (538) con Ciro, re dei Persiani, che hanno sconfitto i babilonesi.
I babilonesi erano entrati a Gerusalemme in due volte successive (597 e 587) distruggendo il tempio. Tutto sembrava finito.
Ezechiele è tra i deportati (1, 1-3). Parla e agisce per gli esiliati, ma il suo sguardo è anche rivolto alla sua terra lontana, a coloro che vi sono rimasti.
Ciò che avviene a Gerusalemme è determinante per Ezechiele. Prima della caduta di Gerusalemme (587) la sua predicazione è molto dura, è una parola di giudizio e di condanna, volta a far prendere coscienza delle cause che hanno portato all’esilio. Dopo la caduta di Gerusalemme il ministero profetico di Ezechiele privilegia l’annunzio della salvezza e intende infondere speranza e fiducia nel popolo.
La gloria del Signore
La gloria del Signore o manifestazione misteriosa della presenza di Dio sembra dominare lo sviluppo di tutto il testo.
Essa appare fin dalla prima pagina come visione donata al profeta (1, 28); poi quando questa gloria abbandona il tempio di Gerusalemme, contaminato dall’idolatria e prossimo alla distruzione; infine quando la gloria fa ritorno nel nuovo tempio.
La gloria del Signore è il segno della presenza di Dio che percorre tutte le tappe della vita di Israele e si rende presente in ogni vicenda della storia.
Ezechiele uomo mistico
Il profeta è un uomo, solidale profondamente con il suo popolo: è chiamato da Dio “figlio dell’uomo”, circa 100 volte.
D’altra parte la sua vita è afferrata dalla mano di Dio ed è condotta dal soffio dello Spirito: il termine “ruah” ricorre 52 volte.
Ezechiele è un uomo guidato da Dio.
Lectio divina
Introduzione
Il protagonista principale del testo è lo Spirito: la “ruah” che soffia nei cadaveri senza vita. E’ un soffio vivificante: “Dominum et vivificantem”.
Alla visione di questo brano seguirà un’azione simbolica (37, 15-28) che annunzia l’unità del popolo rinnovato.
Si parla di “racconti di azione simbolica”: a una parola (la promessa dello Spirito che fa rivivere gli Israeliti) segue un’azione simbolica (due bastoni che nelle mani di Ezechiele divengono un solo bastone) per indicare che da due regni se ne formerà uno solo (Giuda e Israele dopo Salomone)
Analisi del testo
Visione di morte (1-2)
Ezechiele ha una visione: è condotto da Dio
“La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa”.
Dio entra nella vita del profeta e lo trasporta a contemplare orizzonti nuovi, mai visti.
“Grande quantità” e “inaridite”: la situazione di morte è diffusa e profonda. E’ su questa situazione che si sviluppa l’intervento di Dio.
Ciò che Dio sta per fare (3-6)
Nel silenzio di morte di quella immensa pianura si avvia il dialogo tra Dio ed Ezechiele.
Dio chiede al profeta se quelle ossa potranno rivivere. Ezechiele non si sbilancia (tutto è possibile a Dio).
Dio affida al profeta un primo mandato di profetizzare i cui destinatari sono le ossa inaridite: devono ascoltare la parola del Signore, viene annunciata l’opera di Dio che ridarà loro vita, viene presentata un’azione in due tempi: la ricomposizione dei cadaveri e l’infusione vivificante dello Spirito. Sullo sfondo si vede la Genesi e l’atto creatore.
Realizzazione dell’opera di Dio (7-10)
All’annuncio segue la realizzazione, secondo i due tempi indicati. Tutto è opera di Dio (i verbi di azione sottolineano questo).
Importanza però della mediazione profetica e lo “spirito dai quattro venti”: la pienezza dello Spirito che abbraccia tutta la terra.
Spiegazione della visione (11-14)
Il Signore rivela a Ezechiele il significato della visione.
Le ossa aride sono la casa di Israele: non i morti ma coloro che vivono in esilio senza speranza: “Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti” (11).
Il profeta deve annunciare a Israele: i cadaveri con il popolo di Dio, la loro salita dalle tombe è il simbolo del ritorno alla propria terra. I sepolcri sono l’esilio, visto come una grande tomba e un luogo di morte.
Il riconoscimento del Signore si attua in questa uscita-ritorno.
Attualizzazione
- Azione di Dio e mediazione profetica.
Tutto è opera di Dio, ma egli vuole servirsi della collaborazione umana, della parola umana. - Schema dell’esodo: uscire ed entrare.
Dalla terra di esilio, dalla mancanza di speranza. - La risurrezione della carne, la vera e definitiva speranza.
- La gloria del Signore dietro ogni vicenda umana.