Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Matteo: “In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente. Gli disse: Verrò e lo guarirò. Ma il centurione rispose: Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito”. Quanto è bella la supplica del centurione! Tanto bella che la Chiesa l’ha fatta propria e, ad ogni Messa, la ripetiamo prima di accostarci alla Santa Comunione. In quella supplica c’è, anzitutto, tanta fede. E poi, in quella stessa supplica, trova espressione un cuore che si fa carico della malattia di un fratello, quasi fosse la propria. Dal centurione del Vangelo abbiamo tutti molto da imparare. Ripetere la sua supplica possa aiutarci ad avere nel nostro cuore la sua stessa fede e la sua stessa carità.