Ascoltiamo la parola di Dio dal libro del profeta Geremia: “Me infelice, madre mia! Mi hai partorito uomo di litigio e di contesa per tutto il paese! Non ho ricevuto prestiti, non ne ho fatti a nessuno, eppure tutti mi maledicono”. La vita del profeta conosce il momento della crisi. La sua è una crisi spirituale, perché avverte la propria solitudine in mezzo al popolo a cui è stato inviato. La parola profetica non è accolta, anzi è osteggiata, la sua stessa vita è in pericolo, non si vede alcun cambiamento a motivo della parola che egli annuncia. La tentazione è quella di abbandonare il campo. Quello di Geremia è il destino di tutti i veri profeti. Viene il momento in cui la parola di Dio, prima dolcezza e letizia del cuore, diventa amara, perché incompresa e fonte di grandi dolori. Eppure Geremia, come pure ogni altro autentico profeta, rimane fedele al proprio incarico nella certezza della fedeltà di Dio. Nel proprio cuore risuona ancora la parola che illumina e consola: “Essi devono tornare a te, non tu a loro, e di fronte a questo popolo io ti renderò come un muro durissimo di bronzo”.