Ascoltiamo la parola del Signore dall’angelo di san Giovanni: “In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà”. “Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte”. In questi due passaggi è delineata, con splendida chiarezza, la realtà del peccato. Si tratta, anzitutto, di un tradimento dell’amore. Gesù usa proprio la parola tradimento, a proposito di ciò che Giuda sta per compiere. In secondo luogo, il peccato è imparentato con l’oscurità. Giuda esce dal luogo in cui si trova ed è notte. Anche in senso figurato, cioè nel suo cuore. Su questa descrizione del peccato è importante meditare. Ogni nostro peccato, infatti, è un tradimento dell’amore di Dio. E ogni nostro peccato ci introduce nell’esperienza della notte, che è smarrimento, solitudine, tristezza mortale. Chiediamo la grazia di allontanare da noi ogni forma di peccato. Chiediamo la grazia di rimanere sempre nell’amore del Signore.
Ascoltiamo la parola di Dio dal libro del profeta Isaia: “Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all’ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua farètra. Mi ha detto: Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria. Io ho risposto: Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze. Ma, certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa presso il mio Dio”. Il Servo di Dio, pur nella complessità e nelle difficoltà della sua vita e missione, è certo della presenza di Dio, del Suo amore che non lo abbandona. Non tutto è chiaro, a occhi umani. Spesso le vicende della vita sembrano contraddire la promessa di Dio. Ma tutto rientra certamente nel Suo disegno provvidenziale. Anche noi viviamo in questa certezza di fede. Insieme alla Chiesa, qui ben rappresentata nella figura suggestiva del Servo del Signore, che non sempre vede, ma sempre crede.