Ascoltiamo la parola di Dio dal libro del profeta Ezechiele: “Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà”. In questa visione, bella e consolante, il profeta contempla un corso di acqua viva che, nella sua abbondanza, porta vita e fecondità là dove scorre, risanando ogni cosa. Non è difficile mettere in relazione questa pagina con il racconto del Vangelo di Giovanni, dove Gesù, presso la piscina di Betzatà, si rivolge a un malato, dicendo: “Alzati, prendi la tua barella e cammina”. L’antica acqua era solo un’immagine di Colui che è l’Acqua viva, che dona la vera vita, quella della grazia e quella eterna. Usiamo oggi l’acqua benedetta, segno dell’acqua pasquale e battesimale, ricordo della vita vera che Il Risorto ogni giorno ci dona nell’Eucaristia, nei Sacramenti, nella Parola.
Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo di san Giovanni: “Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: Vuoi guarire? Gli rispose il malato: Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me”. Il racconto è ambientato a Gerusalemme, presso una piscina le cui acque erano considerate miracolose. L’uomo malato rappresenta anche tutti noi, sotto un duplice punto di vista. Anzitutto perché, come quell’uomo, senza l’aiuto del Signore siamo condannati a rimanere malati. Lui solo è il vero Salvatore. E poi perché la vicenda di quell’uomo ci interroga. Forse anche noi tante volte non abbiamo aiutato chi era nel bisogno, materiale e spirituale. Forse anche noi siamo stati pigri nello zelo della carità e non abbiamo avuto a cuore il bene dei fratelli.