Ascoltiamo la parola di Dio dal primo libro dei Re: “In quel tempo, Nabot di Izreél possedeva una vigna che era a Izreèl, vicino al palazzo di Acab, re di Samaria. Acab disse a Nabot: Cedimi la tua vigna; ne farò un orto, perché è confinante con la mia casa”. A questa richiesta Nabot risponde negativamente: “Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri”. Sappiamo come si concluderà la vicenda. Su suggerimento della moglie Gezabele, Acab farà morire Nabot, in modo da poter prendere possesso della vigna desiderata. Il peccato di Acab è grande. Egli, infatti, uccide un uomo innocente che appartiene al suo popolo e, inoltre, si serve della sua autorità per compiere una gravissima ingiustizia nei confronti di un debole. Si capisce il motivo per cui, con il ritornello del salmo responsoriale ripetiamo: “Sii attento, Signore, al mio lamento”. È una preghiera che rivolgono a Dio coloro che sono deboli e indifesi. È una preghiera che raggiunge il nostro cuore per renderci attenti a tutti coloro che soffrono nell’ingiustizia.