Trascrizione da audio
Conferenza spirituale
Parrocchia dei Santi Antonio e Annibale di Francia
Il silenzio ci aiuta a vivere meglio la relazione con Gesù Crocifisso e le nostre celebrazioni eucaristiche. Nella nostra vita di fede vi è una continua crescita e questa non può non riguardare la nostra relazione con Gesù sulla croce e la modalità di vivere l’Eucaristia. La buona strada della fede è sentire sempre che dobbiamo crescere; non siamo degli arrivati.
Chiediamo una grazia: crescere nel silenzio che scaturisce dalla Croce e dalla partecipazione all’Eucaristia.
“Vogliamo prendere sul serio il silenzio. Non mancano le ragioni per cominciare questo piccolo libro con il silenzio. Se qualcuno mi domandasse, dove comincia la liturgia, risponderei: con l’apprendimento del silenzio. Senza di esso tutto mancherebbe di serietà e sarebbe vano” (R.Guardini).
Questo aiuta a strapparci ad una possibile superficialità e vanità nell’accostarci alla croce di Gesù e nel vivere l’Eucaristia.
Nella Sacrosanctum Concilium, vi è una piccola parola accostata al termine silenzio: sacro. Quando si parla di silenzio, si parla di sacro silenzio. Che cosa vuol dire silenzio sacro? Questo silenzio non è vuoto o attesa di qualcosa che deve venire, come assenza di parola. E’ un silenzio pieno, pieno di Dio. Questo è il silenzio sacro che noi viviamo accostandoci alla croce e alla celebrazione eucaristica. Un silenzio che parlando di Dio, pieno di Dio, ci fa entrare in comunione con Dio.
Il silenzio della croce
Questo silenzio mi rivela il Volto di Dio e mi mette in comunione con il mistero della salvezza: la bellezza dell’amore infinito di Dio per me. Per questo è sacro perché io incontro Dio, la bellezza del suo mistero salvifico. Il silenzio è sacro perché ci svela Dio. Ecco perché è prezioso e va custodito, amato. Stare sotto la croce in silenzio è partecipare alla bellezza di Gesù che si svela.
Sulla croce noi ci incontriamo con Gesù che è il protagonista della nostra salvezza, questa è la verità prima. Egli è il Salvatore!
Sulla croce incontro Gesù Sposo amante che si incontra con la Sposa-Chiesa, a lei si rivolge. Gesù è lo sposo che vuole tempo essere con la sua presenza, il suo Volto, strumento di salvezza per tutti gli uomini.
Nel sacro silenzio della croce mi incontro con Gesù che incontra il Padre e si presenta come l’uomo nuovo. Qui vedo l’uomo nuovo, che riconosce l’importanza della sua obbedienza, di contro all’uomo ribelle e peccatore. Questo silenzio mi parla di chi sono io. Dell’uomo che ha trovato la strada nel giardino di Dio, nell’amicizia con Dio: la sua alleanza d’amore.
Il silenzio del Crocifisso mi dice che lì tutto ritrova orientamento a Dio. Quel mondo, il cosmo che ha smarrito la bussola, ritrova nel crocifisso Colui che dà senso e riporta tutto al Padre. Il mondo in Gesù è portato al cospetto di Dio Creatore e Signore. Non ci può più essere un mondo senza Dio.
Il silenzio sacro che ascolto nella croce di Gesù, mi parla del passaggio alla vita eterna. In Gesù per me non c’è più un muro, ma un passaggio che da questo mondo mi porta nel mondo di Dio.
Quando sto sotto la croce in ascolto, posso vivere tutto questo, il Mistero di Dio si declina nella vita. La mia vita ha un per sempre sotto la croce: un destino di eternità. Il silenzio che scaturisce dal Crocifisso dice tutto questo, ma è anche lo stesso silenzio sacro che incontro nella liturgia, nella celebrazione eucaristica.
Il silenzio dell’Eucaristia
Ogni celebrazione eucaristica è il rinnovarsi del Mistero della croce di Gesù. Quella stessa esperienza della croce, mi è data di sperimentarla quando partecipo alla Messa.
La parola meraviglia esprime questa esperienza di incontro con il silenzio, nel quale incontro Dio. Lo stupore mi parla della pienezza di Dio, così nella celebrazione c’è un silenzio che mi comunica la bellezza del Volto di Dio.
Sotto la croce ascoltiamo anche Gesù che parla. I Vangeli ci ricordano sette parole che Gesù ha detto in croce. Qui Egli parla, però noi siamo sempre chiamati ad ascoltare l’eco più profondo del non detto. Il silenzio sacro è questo elemento più profondo della parola stessa, che va ascoltata e va aldilà della Parola.
Nell’eucaristia viviamo proprio questo. Ascoltiamo e diciamo tante parole, eppure c’è un non detto che va aldilà della Parola, che diventa la pienezza di Dio che si dona. Ogni celebrazione conosce alcuni momenti di silenzio. Vi è un silenzio comunicante di Dio che va oltre e mi fa entrare pienamente in questa meraviglia di Dio amante che mi si svela agli occhi e al cuore.
C’è un non detto del detto, sulla Croce e nell’Eucaristia. C’è qualcosa di più che il Signore comunica e questa è la meraviglia.
Alcuni particolari per meglio vivere quanto abbiamo detto, nella luce di Gesù, il protagonista dell’atto liturgico, li troviamo analizzando i cinque punti presi in considerazione.
- Quando noi viviamo l’esperienza liturgica ci accorgiamo che questa è fatta da alcune processioni. Una processione iniziale, quella che introduce i ministri nello spazio celebrativo, una processione al Vangelo, quando si porta il Vangelo all’ambone e lo si proclama, processione offertoriale, nella quale qualcuno in rappresentanza di tutti portano all’altare i doni che diventano il corpo e il sangue di Cristo; poi la processione della comunione quando ci accostiamo all’altare per ricevere il corpo e il sangue del Signore. E infine la processione che conclude la celebrazione, quando i sacerdoti lasciano il luogo dove si è svolta l’Eucaristia. Questi sono gesti, spesso accompagnati da parole. Il silenzio ci aiuta ad incontrare in profondità questa realtà, quello che la parola e i gesti già ci comunicano.Il messaggio che ci viene proposto è che Gesù è l’artefice della salvezza. Nella processione iniziale è Gesù che entra in mezzo a noi, il Verbo che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi. Il silenzio mi aiuta a cogliere questa profondità; solo se ascolto, comprendo. Così quando il Vangelo va verso l’ambone, vedo il gesto, la parola ed il silenzio mi aiuta a vedere il Signore che pronuncia quelle parole di pienezza e di vita. All’offertorio quando la processione porta le offerte, gesto, parole e silenzio, ci dicono che è Lui che accoglie la nostra offerta, la nostra vita all’altare dove si rinnova il sacrificio del Signore. Quando poi ci spostiamo e riceviamo il corpo del Signore, gesti e parole dicono questo entrare in comunione con il Signore, rafforzato dal silenzio. La processione lasciando lo spazio celebrativo, con i ministri esce Gesù, il protagonista e noi usciamo con Lui per portarlo nel mondo.
Il silenzio mi fa sperimentare tutto questo, ma devo entrare in questo silenzio che sta dietro a gesti e parole, per vivere la meraviglia di Dio che salva, qui e adesso. Lui presente e Risorto e operante in questo modo.
- Nella celebrazione Eucaristica ascolto e vedo Gesù Sposo amante della Chiesa. Nell’assemblea che si raduna vedo tutto questo. Il silenzio mi aiuta a comprendere che lì la chiesa tutta palpita, non solo i gruppi parrocchiale e movimenti. E’ la chiesa tutta del mondo, del Paradiso, di quanti ci hanno preceduto. L’Apocalisse parla dello Sposo e della Sposa che innalza al Suo Signore il canto divino. Non c’è solo la gioia di essere riuniti con fratelli, con i quali condivido il cammino della vita, ma provo ancora una gioia più profonda, di una famiglia che attraversa tempo, spazio, cieli e mi fa vivere l’eternità di Dio.
- L’adorazione di Gesù sulla croce la troviamo nell’Eucaristia. L’Eucaristia è il dono di adorazione perfetta nei confronti del Padre, che Gesù vive donando nuovamente se stesso. La consacrazione dice questo, ma anche il silenzio di cui è fatta la celebrazione nella quale mi inserisco. Corpo e sangue versato mi aiutano ad entrare in comunione con il gesto del celebrante e con il silenzio che abita il mio cuore. Il gesto di Gesù diventa il mio, io devo essere quell’adorante obbediente che si mette, come figlio in obbedienza al Padre e non come un ribelle.
- Tutto il mondo trova il significato, il suo orientamento attraverso i gesti. Noi nella celebrazione usiamo gli elementi della natura: il pane, il vino, l’acqua, la luce, l’olio, il fuoco, la fiamma, la cera… . Nella celebrazione eucaristica essi ritrovano il loro significato più profondo di essere al servizio di Dio, la loro vocazione originaria di creature che lodano il creatore.
I gesti, le parole, il silenzio mi aiutano ad entrare nell’orientamento. Probabilmente sono entrato nella celebrazione disorientato, avendo perso la bussola della vita, con pensieri affetti disordinati. Lì, sono aiutato a riorientarmi al Signore. Tornando nel mondo e vivendo la realtà, riportandola a Dio.
- Nella celebrazione eucaristica viviamo i cieli nuovi nei quali siamo incamminati, l’eternità: approdo della nostra speranza. Un’apertura nuova, un passaggio nuovo, vincitori con Gesù sul peccato e sulla morte. Siamo chiamati ad entrare nel Paradiso di Dio. I Padri antichi dicevano spesso che la liturgia, l’Eucaristia è come l’affacciarsi del cielo sulla terra, perché lì pur rimanendo in terra, entriamo e pregustiamo il Paradiso di Dio. Il Paradiso si fa presente qui. La meraviglia del Paradiso può diventare realtà sperimentata dentro di noi.
Il silenzio ci comunica tutta questa realtà profonda, per cui dobbiamo recuperare un più grande amore per il silenzio, ricco, pieno di Dio, capace di destare meraviglia nel nostro cuore.
Questo possiamo provarlo sostando davanti alla croce di Gesù, nell’Eucaristia. L’esperienza di questo duplice silenzio possa farci sperimentare la meraviglia del Volto di Dio.
Racconto un episodio. Nella mia diocesi di origine, vi era stata una solenne celebrazione per l’ordinazione di alcuni sacerdoti. Una famiglia con un ragazzo di 10 anni, vi aveva partecipato. Alla fine salutano l’arcivescovo. Egli, rivolgendosi al bambino, gli fa notare che la celebrazione forse per lui è stata troppo lunga. Il padre prende subito la parole, perché stupito, constata che il bambino era attentissimo, guardava tutto in silenzio, e alla fine gli ha detto: “che meraviglia”.
Questo bambino era entrato in comunione con il silenzio sacro e si era lasciato toccare da questa vita presente nella liturgia.
La vita di fede che sperimentiamo nella liturgia al cuore ha la meraviglia che suscita dentro di noi la bellezza di Dio. Quando siamo poveri di meraviglia dobbiamo constatare che la nostra celebrazione eucaristica non è così piena come dovrebbe essere. La meraviglia è la verifica della nostra bontà e verità dell’incontro con il Signore.