Articolo per Osservatore Romano
Il Concistoro per la creazione dei Cardinali si è sviluppato attraverso i secoli, assumendo una forma cerimoniale particolarmente ricca.
Nei secoli passati la creazione dei Cardinali aveva luogo in un Concistoro segreto, in cui il Papa annunciava i nomi dei neo-Porporati. Subito dopo i nuovi Cardinali residenti a Roma venivano informati della loro nomina, ricevendo il “biglietto” che ha dato occasione al famoso discorso del Beato Cardinale Newman nel 1879.
Il pomeriggio dello stesso giorno, si recavano nel Palazzo Apostolico per ricevere la berretta rossa dal Santo Padre. Qualora un neo-Cardinale, residente fuori dell’Urbe, non avesse potuto venire a Roma, riceveva la berretta rossa dal Papa per il tramite di un Delegato speciale. In questi casi, il neo-Porporato avrebbe dovuto promettere solennemente che entro un anno si sarebbe recato personalmente a Roma, per ricevere dal Papa il cappello rosso e il suo titolo.
Il successivo Concistoro pubblico si svolgeva di solito nella Basilica di San Pietro, ma a volte anche nella Cappella Sistina o nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico. Fra i momenti più espressivi della cerimonia si ricordano l’atto di ubbidienza fatta dai neo-Cardinali al Papa, l’imposizione del cappello rosso (“galero”) e la loro prostrazione durante il canto del Te Deum, con la testa coperta dal cappuccio della cappa. Immediatamente dopo avveniva il rito particolare dell’aperitio oris (“apertura della bocca”), dal momento che il Santo Padre, all’atto della consegna della berretta rossa, aveva raccomandato ai nuovi Cardinali di essere accorti e prudenti nell’uso della parola (occlusio oris, “chiusura della bocca”). In conclusione, il Papa consegnava a ciascuno dei Cardinali un anello di zaffiro e gli assegnava una chiesa titolare o diaconia.
Nel periodo successivo al Concilio Vaticano II, anche i riti per la creazione dei nuovi Cardinali hanno assunto una forma più sobria e semplificata rispetto ai precedenti, conservandone comunque gli elementi essenziali. Infatti, il Concistoro, pur venendo meno la distinzione fra Concistoro pubblico e segreto, ha mantenuto il giuramento, l’imposizione della berretta (al posto di quella del cappello) e l’assegnazione del titolo o della diaconia. La consegna dell’anello cardinalizio, invece, avveniva nella Santa Messa concelebrata dal Papa con i nuovi Cardinali il giorno successivo al Concistoro.
Il testo rinnovato del Rito (cfr. Notitiae 5 [1969], 289-291) è stato usato per la prima volta da Paolo VI nel Concistoro del giugno 1969. Come osservava Annibale Bugnini, il criterio principale che guidò la redazione del nuovo rituale fu la volontà di inserire in un rito liturgico ciò che comunque di per sé non fa parte della liturgia. Si voleva dare una forma celebrativa al Concistoro evitando però, allo stesso tempo, ogni elemento che potesse dare l’idea di un nuovo “ordine sacro” o un “sacramento del cardinalato” (La Riforma liturgica 1948-1975, CLV – Ed. Liturgiche, Roma 1983, p. 789, n. 15). Tuttavia, in seguito, il Concistoro ha subito ulteriori modifiche, che l’hanno avvicinato di più a una vera e propria Liturgia della Parola.
Come ricordava lo stesso Benedetto XVI, il Concistoro “è un evento che suscita ogni volta un’emozione speciale, e non solo in coloro che con questi riti vengono ammessi a far parte del collegio Cardinalizio, ma in tutta la Chiesa, lieta per questo eloquente segno di unità cattolica. La cerimonia stessa nella sua struttura pone in rilievo il valore del compito che i nuovi Cardinali sono chiamati a svolgere cooperando strettamente con il Successore di Pietro, e invita il popolo di Dio a pregare perché nel loro servizio questi nostri Fratelli rimangano sempre fedeli a Cristo sino al sacrificio della vita se necessario, e si lascino guidare unicamente dal suo Vangelo” (Benedetto XVI, Omelia al Concistoro Ordinario Pubblico, 24 novembre 2007).
In questo senso, e per sottolineare i due aspetti che devono caratterizzare questo evento – la nuova responsabilità assunta dai Cardinali e il contesto di preghiera -, dopo qualche variazione nella prassi degli ultimi Concistori, si è ritenuto conveniente apportare alcune piccole modifiche, che sono state di recente approvate dal Santo Padre.
Anzitutto, non trattandosi propriamente di una celebrazione liturgica, il Santo Padre porta l’abito corale (con mozzetta e stola). All’inizio del Rito, poi, il Santo Padre sosta per un momento di preghiera silenziosa, davanti alla Confessione, sulla tomba dell’apostolo Pietro.
Per le due orazioni all’inizio e alla conclusione del rito si riprendono i testi del 1969, provenienti dalla grande tradizione eucologica romana. Si tratta di testi della Messa in occasione dell’anniversario dell’ordinazione episcopale del Vescovo di Roma dal Veronense (il cosiddetto Sacramentarium Leonianum). Queste orazioni parlano esplicitamente dei poteri affidati alla Chiesa, in particolare di quello affidato a Pietro. Mentre in quella iniziale il Papa prega anche in modo diretto per se stesso, Successore dell’Apostolo, per svolgere bene il suo ufficio, con quella conclusiva il Papa invoca la benedizione di Dio sui neo-Porporati.
La proclamazione della Parola di Dio riprende la forma più breve, come nel rito del 1969, con la sola pericope evangelica (Marco 10, 32-45). Vengono omessi una lettura e il salmo responsoriale.
L’anello cardinalizio viene consegnato insieme alla berretta e al titolo o diaconia nel corso del Concistoro e non più nella Santa Messa del giorno successivo, che risulta così essere una celebrazione di ringraziamento al Signore per il dono dei nuovi Cardinali alla Chiesa e “un’occasione quanto mai importante ed opportuna per riaffermare la nostra unità con Cristo e per rinnovare la comune volontà di servirlo con totale generosità” (Benedetto XVI, Omelia al Concistoro Ordinario Pubblico, 24 novembre 2007). All’inizio della Messa, il primo tra i nuovi Cardinali rivolge una parola di gratitudine al Santo Padre a nome di tutti i Porporati. Tale saluto, nel Rito precedente, era previsto all’inizio del Concistoro.