Sabato 15 febbraio, monsignore:
Ascoltiamo la parola di Dio dal primo libro dei Re: “Egli edificò templi sulle alture e costituì sacerdoti, presi da tutto il popolo, i quali non erano discendenti di Levi. Geroboàmo istituì una festa nell’ottavo mese, il quindici del mese, simile alla festa che si celebrava in Giuda. Egli stesso salì all’altare; così fece a Betel per sacrificare ai vitelli che aveva eretto, e a Betel stabilì sacerdoti dei templi da lui eretti sulle alture. Geroboàmo non abbandonò la sua via cattiva”. Geroboamo, che diviene re in Israele dopo la morte di Salomone, cade nell’idolatria. Favorisce il culto degli idoli in mezzo al popolo e persevera su questa via cattiva. Geroboamo, in tal modo, è anche simbolo di chi persevera nel male senza pentimento, di chi si ostina a percorrere vie cattive senza volontà di ravvedimento. Questo, in realtà, anche per noi può essere il vero e grande peccato: l’assenza di pentimento per il male compiuto, il rifiuto della necessaria conversione.