Articolo per “Filo diretto”, rivista dell’A.C. di Genova
Nella raccolta dei “Pensieri” di Blaise Pascal, ne leggiamo uno che può essere a tutti noi di grande aiuto per non dimenticare la straordinaria bellezza e l’integrale verità del Natale cristiano: “Non soltanto non conosciamo Dio se non per mezzo di Cristo, ma non conosciamo nemmeno noi stessi se non per mezzo di Cristo. All’infuori di Cristo, noi non sappiamo né che cosa sia la nostra vita né che cosa sia la nostra morte né che cosa è Dio né che cosa siamo noi stessi” (n. 729).
E’ vero, dunque, e lo possiamo, anzi lo dobbiamo affermare, che “Cristo è tutto per noi”, secondo la celebre espressione di Sant’Ambrogio. Natale è la festa nella quale gustare di nuovo la gioia di questa scoperta, che diventa atto di fede. Il resto, di cui si fa esperienza nel tempo natalizio, davvero è un dettaglio. E un dettaglio di nessun valore, se non risulta essere illuminato da questa verità, che è centrale e decisiva per la vita cristiana.
Non dimentichiamolo: Cristo è il grande festeggiato, non altri e non altro. Che non capiti anche a noi di cadere in ciò che, un giorno, ebbe a constatare amaramente don Divo Barsotti: “Oggi nelle comunità cristiane Gesù Cristo è una scusa per parlare d’altro”. L’affermazione è forte e molto provocatoria. Ed è anche per questo che ha la capacità di farci riflettere, rendendo possibile un sussulto e, forse, un risveglio della nostra coscienza cristiana. Dal rinnovarsi dell’atto di fede in Gesù Cristo, nostra salvezza e nostro tutto, non potrà che scaturirne un rinnovato atto di speranza e di carità.
Un atto di speranza. Perché se Gesù è al centro della nostra esistenza, non possiamo dimenticare che Egli è anche il nostro futuro, il nostro domani. L’attesa del ritorno di Cristo è un elemento essenziale della fede cristiana. Ce lo ricorda l’esperienza della prima comunità cristiana, per sempre cristallizzata nell’invocazione con la quale si conclude l’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse: “Vieni, Signore Gesù”. E’ per questo che, ben radicata nel fatto storico dell’Incarnazione del Figlio di Dio, la vita del cristiano si proietta nel tempo a venire con grande speranza. Ciò che ci attende non è un vuoto che disorienta, né un’oscurità minacciosa e neppure una storia senza direzione. Ciò che ci attende è abitato da Cristo, è Cristo, Signore del tempo, Principio e Fine di tutto. Cristo, che è il nostro passato e il nostro presente, è anche il nostro domani.
Un atto di carità. “Io amo Gesù!”. E’ questo l’atto di carità che anima ogni istante della vita cristiana e che a Natale non può che rinnovarsi per intensità e slancio del cuore. Fede e speranza non sarebbero complete se venisse a mancare l’amore, in virtù del quale la nostra esistenza si impegna ad aderire in tutto e sempre alla Parola del Signore. E’ per questo motivo che il Natale è anche tempo di coerenza. Non si può essere di Cristo solo a parole. Bisogna essere suoi anche nei fatti concreti del vivere quotidiano, in modo tale che tutto in noi parli del Vangelo; anzi, in modo tale che la nostra stessa vita possa essere un piccolo, grande Vangelo. Senza dimenticare che se tale coerenza ci chiede il servizio instancabile là dove l’uomo si trova nel bisogno, nondimeno ci chiede il coraggio della gioiosa testimonianza della verità che salva in ogni ambito del vivere umano.
Auguriamoci, allora, un Santo Natale. Santo perché vissuto in un rinnovato e sincero atto di fede, di speranza e di carità.